Il ministro dell'Interno ha annunciato il via del cantiere entro i termini fissati dalla Ue. "In caso contrario - dice - l'Italia perderà i fondi stanziati". Rifondazione comunista paragona il capo del Viminale a Bava Beccaris. Mentre dal Sap arrivano parole forti: "Forse dell'ordine pronti a rimuovere i presidi"
Ai presidi No Tav lo immaginavano. Ora l’ipotesi diventa realtà. I lavori in Val di Susa devono iniziare entro e non oltre il 30 giugno. A certificare la notizia sono le parole del ministro dell’Interno Bobo Maroni. ”Il cantiere si apre entro il 30 – ha detto il capo del Viminale in un’intervista alla Padania – , e l’opera si fa, se no diciamo addio alle centinaia di milioni del contributo Ue ma soprattutto ai collegamenti con l’Europa, e quindi diciamo addio al futuro”. Quindi il leader del Carroccio ha speso parole contro i manifestanti che da settimane presidiano i cancelli dei cantieri a Chiomonte. “Chi si oppone non credo che riuscirà a fermare il cantiere, non deve farlo, perchè vuol dire arrecare un danno gravissimo soprattutto alle future generazioni, vuol dire, come è stato calcolato, far perdere due punti di Pil al Piemonte”. In merito alle critiche di carattere ecologista, “è stato fatto di tutto, è stato aperto un osservatorio, sono state fatte tutte le valutazioni necessarie”, assicura il ministro. “Ciononostante c’è un no pregiudiziale che non può essere accettato”. Più duro il viceministro Castelli, che definisce le ragioni addotte dai No-Tav “tutte balle”. “Sono le solite argomentazioni trite e ritrite che i Verdi ad oltranza tirano fuori contro qualsiasi opera pubblica”. In realtà, sostiene, “agli ultimi irriducibili rimasti, della Tav non frega più nulla. E’ diventata il pretesto per una sfida allo Stato. Partigiani contro lo stato nazista: sono ormai fuori dalla realtà”. Senza la Tav, avverte Castelli, l’Italia sarebbe “tagliata fuori dai grandi traffici internazionali. Senza contare le perdite in prospettiva sul fronte dell’occupazione, pari a centinaia di migliaia di posti di lavoro. Ogni miliardo speso – sottolinea – genera 20 mila posti di lavoro”.
Il pugno di ferro annunciato da Maroni suscita la replica di Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista: “Questa sera parteciperò alla fiaccolata che da Chiomonte porterà al presidio della Maddalena e poi mi fermerò tutta la notte al presidio. Il proposito del governo di risolvere attraverso una manovra militare quello che è un problema politico che vede la contrarietà della maggioranza della popolazione interessata e’ completamente irresponsabile. Come Bava Beccaris, Maroni vuole sostituire la repressione alla politica”.
Insomma, se Ferrero lancia l’allarme, ripescando dalla memoria i fatti del G8 di genova, il governatore del Piemonte Roberto Cota chiede a tutti di restare calmi. “Non è il momento – ha detto – di creare tensioni ma bisogna far quadrato per realizzare questa opera: vedo una forte coesione anche in Val di Susa, perché quest’opera non è contro la Val di Susa ma a favore”.
Ma se Cota tenta di stemperare, la situazione, a ridare fuoco alle polveri ci pensa Massimo Montebove, consigliere nazionale per il Piemonte del sindacato di polizia Sap. “Il tempo delle chiacchiere è finito, le forze dell’ordine sono pronte a ripristinare la legalità in Valdisusa”. Parole che suonano come una dichiarazione di guerra. “L’appello demagogico dei cosiddetti sindaci no tav – ha proseguito Montebove – va respinto al mittente. L’uso della forza può ancora essere evitato e certi amministratori pubblici della Valdisusa si adoperino piuttosto in questi giorni per far smobilitare il predidio illegale di Chiomonte”.
Il presidio, dunque. Da questa mattina sul piazzale della Maddalena di Chiomonte, sede del presidio degli attivisti No Tav, c’è una grande fermento. Le operazioni per l’apertura del cantiere sono attese a giorni se non addirittura a ore. E dopo la decisione di organizzare per questa sera una fiaccolata di protesta, auto e pullmini scaricano militanti – molti altri arrivano a piedi – e tanti si accampano montando nuove tende che si sono aggiunte a quelle già allestite da settimane. “Siamo in migliaia”, dice uno degli organizzatori del movimento No Tav. Sul traliccio alla sommità della collina c’è un cartellone con le foto dei ministri Umberto Bossi e Roberto Maroni e del Presidente della Regione Piemonte Roberto Cota e la scritta “Padroni a casa nostra. (uno degli slogan del Carroccio, ndr). Ricordatevelo!’.
L“’allarme generale” dei No Tav per il probabile imminente arrivo delle forze dell’ordine, chiamate per consentire l’avvio del cantiere, è scattato da ore. Ed è partita la mobilitazione, con mail, sms e messaggi sui siti internet, con l’invito ad andare alla Maddalena e “resistere, con coraggio e determinazione, per quelli che sono i giorni decisivi”. Il variegato popolo No Tav oggi ha ingannato l’attesa chiacchierando e pranzando sotto il tendone allestito al presidio o sotto gli alberi, al riparo dal gran caldo. Finito il pranzo, le cuoche volontarie del movimento stanno già preparando i panini per la serata. Nel pomeriggio sul piazzale ci saranno spettacoli teatrali (‘L’opera bluffa. Ode per un binario mortò), letture sulle ‘donne e la Resistenzà, giochi per bambini. Dopo la fiaccolata, che partirà alle 21 dal piazzale della stazione ferroviaria, i ‘cattolici No Tav’ si raccoglieranno in preghiera attorno al pilone votivo eretto nei giorni scorsi con le immagini della Madonna del Rocciamelone (la cima montuosa simbolo della Val Susa) e di altri santi a cui i valsusini sono devoti.