L'emendamento del leghista Pini prevede che i magistrati non rispondano più per "dolo o colpa grave" ma per "manifesta violazione del diritto". L'opposizione annuncia battaglia
Il passaggio di domani in Aula si annuncia l’ennesimo scontro sulla giustizia. Il capogruppo del Pd alla Camera Dario Franceschini, già domenica, ha invitato tutti i deputati del partito a presentarsi alla Camera. Saranno pieni anche i banchi dell’Italia dei Valori e di Futuro e Libertà. Anche l’Udc aveva bocciato l’emendamento. Per Rocco Buttiglione è “inaccettabile nel contenuto ed è offensivo nella forma. Si approfitta della legge comunitaria per finalità del tutto estranee alla natura della legge”.
Di fatto l’emendamento anticipa il principio previsto dalla riforma della Giustizia proposta dall’ex guardasigilli Angelino Alfano introducendo la responsabilità delle toghe per “violazione manifesta del diritto”. Viene inoltre eliminata la garanzia per i magistrati che “nell’esercizio delle funzioni giudiziarie non può dar luogo a responsabilità l’attività di interpretazione di norme di diritto né quella di valutazione del fatto e delle prove”. Secondo Pini l’emendamento trova fondamento in un ricorso della Ue alla corte di giustizia: la legge del 1988 (che l’emendamento modifica) viola i principi dell’ordinamento comunitario in materia di responsabilità dello Stato. Il relatore ha così motivato l’emendamento sostenendo che così si equipara il diritto europeo a quello nazionale e si mettono i cittadini in condizione di chiedere un risarcimento allo Stato italiano.
Per l’opposizione è ovviamente l’ennesima manovra mirata a tutelare il premier. “La strategia della maggioranza è ben chiara”, secondo Donatella Ferranti del Pd. “Parlano della riforma epocale della giustizia da fare per via costituzionale per distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica. E poi vanno avanti come treni sul conflitto di attribuzione, approvano la prescrizione breve per il premier e ora usano addirittura il ddl della Comunitaria per introdurre nel nostro ordinamento la responsabilità civile dei magistrati”.
Così, dopo aver avviato il dialogo con l’opposizione su una stretta delle intercettazioni, andando a ripescare la legge bavaglio, la maggioranza torna sul piede di guerra sulla giustizia. Domani in aula sarà scontro. Che si annuncia solo come il primo passaggio dell’affondo finale alla giustizia che vuole portare avanti Silvio Berlusconi.