Ieri l'attacco del sottosegretario Crosetto al ministro Tremonti. Oggi il partito cerca di smorzare i toni. E far stridere il meno possibile la linea di Berlusconi, che chiede soprattutto la riforma fiscale, con quella del titolare dell'Economia. Indicato dal 54 per cento dei cittadini come il leader preferito
La manovra finanziaria sarà condivisa e ragionata, garantisce il Governo. Ma non è apprezzata da “centinaia” di cittadini, fra cui molti parlamentari “di ogni schieramento”, secondo Guido Crosetto. A riferirlo è lo stesso sottosegretario alla Difesa, dopo le sue dichiarazioni di ieri. Le stesse su cui la maggioranza cerca oggi di gettare acqua sul fuoco. Crosetto aveva commentato le bozze preparate dal ministro Giulio Tremonti con un secco: “Andrebbero analizzate da uno psichiatra”. La dimostrazione delle intenzioni del titolare dell’Economia di “far saltare banco e governo”. E’ invece una manovra di “tutto” l’esecutivo specifica oggi il sottosegretario al ministero Luigi Casero, mentre per il deputato Pdl Giuliano Cazzola frasi come quelle di Crosetto sono “soltanto incomprensibili mal di pancia”. Che sembrerebbero però diffusi e curabili solo con la linea Silvio Berlusconi: pochi tagli e meno tasse, cioè la riforma fiscale. C’è poi chi, come il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, cerca di tenere insieme tutto: Crosetto – che “è un amico” e “ha forse segnalato un malessere” – e la proposta di Tremonti, “che non sta creando problemi al Governo”. Su cui giovedì verrà presa “una decisione collettiva”, spiega. Un’apertura alle opposizioni già raccolta dall’Idv, anche su altri temi. “Nessun processo alle intenzioni”, annuncia Felice Belisario. Meglio puntare sulle idee per Antonio Di Pietro, che ha annunciato per domani la presentazione di una propria proposta sul tema. Una manovra più politica che finanziaria, uno scontro tra la linea del premier e quella del ministro dell’Economia che, secondo i nuovi sondaggi Demos, è il leader più gradito dagli italiani. Il 54,5 per cento dei cittadini lo preferisce a tutti gli altri, rispetto al 25,6 per cento fedele a Berlusconi. Che si piazza ultimo nella classifica delle dieci possibili guide per il Paese.
Ma tra le file della maggioranza non mancano le crepe nell’apparente unità sul provvedimento di Tremonti. Più volte dal presidente del Consiglio sono arrivate indicazioni diverse: prima dei conti, secondo il premier bisogna pensare alla riforma fiscale, cioè meno tasse e più consenso. Ma sulla sua scala di priorità pesa il giudizio degli analisti delle principali agenzie di rating mondiali e della Ue, che danno ragione a Tremonti e alla sua linea di rigore. “I cittadini, senza distinzione di schieramento politico, hanno compreso e comprendono le ragioni del rigore e della salvaguardia del bilancio pubblico – premette Daniele Capezzone, portavoce Pdl -, questione su cui il Governo Berlusconi ha meriti incancellabili”. Non bisogna però “in alcun modo deprimere o far dimenticare – sottolinea – la necessità della crescita e l’esigenza di respiro fiscale che unisce famiglie, imprese, lavoratori autonomi e dipendenti”. La linea Berlusconi, appunto.
Quella di giovedì, invece, “è una manovra di tutto il Governo, che proseguirà la politica di contenimento dei costi a salvaguardia dei conti italiani”, precisa il sottosegretario all’Economia Luigi Casero. Un’operazione “discussa e condivisa” per evitare che l’Italia finisca “nella situazione drammatica di Paesi che ci sono molto vicini”. Una difesa della linea Tremonti, a cui “non esistono alternative”, che arriva anche dal deputato Pdl Cazzola. Posizione espressa da diversi esponenti di Governo e della maggioranza, sulla fiducia. Perché in molti ammettono di non aver ancora visto nemmeno la bozza della manovra. Come il ministro dei trasporti Altero Matteoli, che pure si dice “meravigliato” per le dichiarazioni di Guido Crosetto. “Prima di prendere decisioni, è indispensabile conoscere la qualità e non solo la quantità della manovra economica”, ammonisce Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera. Secondo cui non basta la sola definizione delle cifre anno per anno, ma è necessario definire le “voci su cui si devono esercitare i tagli” e i “settori di spesa pubblica che invece vanno garantiti”. A esprimere “stima e gratitudine” a Tremonti è anche il ministro per l’Attuazione del Programma, Gianfranco Rotondi. Attestazione seguita però da un commento al vetriolo per il titolare dell’Economia. “Gli sconsiglio solo di cavalcare l’anticasta – ha dichiarato – perché è un sentimento che non conosce dosi omeopatiche: o sei Grillo e lo intercetti o sei grillo parlante e ti travolge”.
Tra chi sta con Tremonti e chi un po’ meno, c’è però un punto d’accordo: la manovra dev’essere condivisa. “Partecipata e non blindata”, l’ha definita il ministro degli Esteri Franco Frattini. “C’è una forte richiesta di collegialità – ha detto – che verrà soddisfatta già da domani con il vertice di maggioranza e dai contatti che ognuno di noi sta avendo”. Mediazioni indispensabili a quanto pare, perché voci critiche sono pronte non solo dall’opposizione. Un certo nervosismo è stato espresso da Arturo Iannaccone, segretario nazionale di Noi sud e deputato di Iniziativa responsabile. Che ha avvertito il Governo: se non rassicurerà su un possibile taglio del 10 per cento dei fondi Fas, “Noi Sud – spiega Iannaccone – non potrebbe che assumere una posizione di ferma opposizione verso un provvedimento che penalizzerebbe ulteriormente e irrimediabilmente il popolo meridionale”.
Una critica dall’interno che fa il paio con quella di parte dell’opposizione. “Sarà una gigantesca catastrofe sociale – commenta Nichi Vendola -, si tornerà ad iniettare nelle vene della società italiana ulteriori drastiche medicine fatte di tagli, di perdita di servizi per i cittadini”. Il leader di Sel, continuando nella sua metafora medica, aggiunge: “Attenzione, però, a furia di questo tipo di cure rischiano di uccidere l’ammalato, di mettere in ginocchio il nostro Paese per sempre”. Ma non tutta l’opposizione è unita nella critica alla manovra. In linea con gli ultimi giorni politici, dall’Idv è arrivato l’appello a non fare “processi alle intenzioni” e “aspettare la prova dei fatti”. Lo ha detto il presidente del gruppo Idv al Senato, Felice Belisario, secondo cui “è inutile fare polemiche preventive” prima di aver visto se la proposta di manovra finanziaria sarà “socialmente sostenibile” o meno. “E’ ovvio – conclude Belisario – che una manovra all’insegna del risparmio e della sobrietà può andare bene purché non siano messe le mani nelle solite tasche, quelle dei lavoratori dipendenti e dei pensionati”. Domani il partito presenterà una sua proposta, che “punterà alla riduzione degli sprechi e dei costi delle politica – spiega il leader Antonio Di Pietro -, alla ridefinizione della tassazione a partire da quella sulle speculazioni finanziarie e dal rispetto dei diritti acquisiti dei lavoratori e al rilancio delle liberalizzazioni”. “L’opposizione – conclude Di Pietro – deve proporre idee e programmi piuttosto che arrovellarsi a criticare una manovra che ancora non c’è”.