Il ministro delle Finanze francese Christine Lagarde è il nuovo direttore generale del Fondo Monetario Internazionale. Il comitato esecutivo del Fmi ha scelto così il successore di Dominique Strauss-Kahn, che si era dimesso lo scorso 18 maggio, dopo essere stato arrestato a New York per una presunta violenza sessuale ai danni della cameriera di un albergo.

Lagarde, 55 anni, sarà in carica per cinque anni, a partire dal prossimo 5 luglio 2011. Lo comunica una nota del Board del Fondo, in cui si sottolinea che la Lagarde è la prima donna a sedere sulla poltrona più alta dell’Fmi dalla nascita dell’istituto nel 1944. La scelta della signora Lagarde è stata fatta dai 24 membri del Comitato esecutivo in rappresentanza dei 187 paesi membri dell’Fmi. Ricordando come la scelta sia stata operata fra la Lagarde e il banchiere centrale del Messico Agustin Carstens, il Comitato esecutivo, nella sua nota, parla di “candidati ben qualificati” fra i quali la scelta è stata compiuta “per consenso”. L’elezione della Lagarde è stata definita dall’Eliseo “una vittoria per la Francia”.

Sebbene fosse la favorita, la strada della Lagarde per conquistare la poltrona lasciata vuota dal connazionale Strauss-Kahn non è stata priva di ostacoli. Dalle critiche al vetriolo di Carstens che l’accusava di parzialità nella gestione della crisi della zona euro, alle riserve dei paesi emergenti, passando per i guai giudiziari in Francia per l’affaire Tapie. La Lady di Ferro d’Oltralpe però si è sempre mostrata ferma e determinata, mantenendo intatto il suo amplomb. All’indomani della discesa in campo, Lagarde ha incalzato i 5 paesi del Brics, che avevano sottoscritto un documento contro la sua candidatura, con una tournèe elettorale nelle capitali di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. Alla fine Lagarde è riuscita a strappare i consensi persino delle economie emergenti più reticenti, Pechino in testa, contrarie alla regola non scritta in base alla quale la guida dell’Fmi è sempre andata a un europeo.

Lagarde guiderà un’organizzazione che ha il compito di riflettere e ‘curare’ le trasformazioni dell’economia internazionale. Ma questo, per il neo-direttore generale, vorrà dire soprattutto dover affrontare una montagna di problemi, a iniziare dalla crisi del debito della Grecia fino all’andamento non proprio roseo delle maggiori economie internazionali, Usa in testa.

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