Nell’Italia della spazzatura e degli scandali, dove i refoli di vento sollevano miasmi nauseabondi o polveroni mistificatori, un colpo d’aria sbarazzino, capace di sollevare le gonne come il soffio della metropolitana di New York faceva con la Marilyn Monroe di Quando la moglie è in vacanza, potrebbe anche essere accolto come un momento di divertimento: un ammiccamento che varrebbe un sorriso, senza impatto né sociale né politico, come – purtroppo? – rischia di non avercelo la cravatta che, nel manifesto parallelo, sventola a sinistra, orgogliosamente rossa.
Richard Heuzé, il corrispondente da Roma di le Figaro, dedica alla campagna per la Festa dell’Unità del Pd romano un fogliettone in prima: lo spunto sono le immagini e lo slogan dei manifesti, “il vento cambia”, dopo le municipali di maggio e i referendum di giugno; il titolo è ammiccante, “Il vento del cambiamento solleva le gonne della sinistra italiana”.
Heuzé, che, da buon francese, non è un bigotto, né un puritano, nota che l’immagine sui manifesti “è piuttosto castigata, rispetto alla pletora di nudi femminili cui fanno ricorso la pubblicità e la stampa”, specie in Italia, e ricorda che il Pd non cessa di denunciare la politica delle Veline, oltre che gli eccessi di Mr B e della sua “compagnia bella”, Emilio, Lele, Nicole e via dicendo.
Ma la campagna del Pd fa storcere lo stesso il naso alle militanti del partito, che vi vedono una strizzatina d’occhi “al ‘machismo’ italiano che non ha pari in Europa”. Che sia davvero il vento del cambiamento, o piuttosto quello di un conservatorismo sessista, “la campagna cade male”: il refolo dei manifesti annuncia la tempesta delle polemiche.