Il Carroccio incassa la modifica del Patto di stabilità per i comuni virtuosi (quasi tutti al nord). Quindi annuncia che firmerà il decreto sulla monnezza per risolvere l'emergenza in sei mesi. Sorride anche Tremonti che ha ottenuto di non abbassare le imposte. E il Cavaliere ottiene di spalmare i 47 miliardi. Risultato: la stangata vera sarà affare di chi governerà nel 2013
Umberto Bossi ha dovuto cedere sui rifiuti di Napoli, ma ha incassato ciò che neanche immaginava: la modifica del Patto di stabilità per i comuni virtuosi. Silvio Berlusconi è riuscito a convincere Giulio Tremonti a scaglionare i 47 miliardi di manovra così da farli pesare sostanzialmente su 2013 e 2014. Infine, il ministro dell’Economia l’ha spuntata sul taglio delle tasse: non ci sarà. Non ora almeno. E anche buona parte degli altri provvedimenti previsti nella manovra non saranno attuati nell’immediato, ma solo a decorrere dal 2012-2013. Insomma, tutti sconfitti e tutti vincitori. Il vertice di maggioranza è servito sostanzialmente a sancire un patto (comunque precario) di non belligeranza intorno al premier e a confezionare una polpetta avvelenata al governo che verrà dopo l’attuale. Chi siederà a Palazzo Chigi dal 2013 erediterà la manovra pensata da Tremonti. Basta guardare gli scaglioni per rendersi conto dell’allegro scaricabarile affidato ai posteri: dei 47 miliardi previsti, due riguardano l’anno in corso, cinque il 2012, mentre per gli anni 2013 e 2014 sono previsti per la correzione dei conti i restanti 40 miliardi suddivisi in due trance da 20 miliardi ciascuno. E così i tanto sbandierati tagli ai privilegi dei parlamentari, l’aumento dell’età pensionabile per le donne, il congelamento degli stipendi della pubblica amministrazione e tutti i correttivi decisamente impopolari. Tutto rimandato a partire dal 2013 o dal 2014.
La bozza giovedì arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri e, salvo imprevisti, sarà licenziata senza sorprese dall’esecutivo così come è stata confezionata oggi. Il pericolo vero, quella Lega (a parole) sul piede di guerra e pronta ad abbandonare Berlusconi, è stato reso inoffensivo con la concessione della modifica del Patto di stabilità per i Comuni virtuosi. Per lo più, inutile dirlo, amministrazioni del nord. Bossi ha incassato volentieri, quasi sorpreso, ma ha dovuto cedere sul decreto per l’emergenza rifiuti a Napoli. Il senatùr ha dato la disponibilità temporanea ad aprire “i confini” delle regioni del nord ai camion carichi di spazzatura campana. Sei mesi, non di più. Con la base la giustificazione è pronta: serviva un atto di responsabilità perché la Ue ha minacciato di multare l’Italia se non risolve a breve il problema. Per buona pace di Roberto Calderoli che, dopo aver suggerito al governatore Stefano Caldoro di accordarsi solo con le regioni del Sud, adesso dovrà inserire la marcia indietro. Non è la prima volta, non sarà di certo l’ultima. Soltanto ieri aveva minacciato: “O nel decreto c’è scritto che i rifiuti potranno essere portati solo nelle regioni confinanti alla Campania, in modo che restino lì, oppure quel decreto non passerà”. Anche il dl d’emergenza sarà approvato senza grosse difficoltà al Consiglio dei ministri di giovedì. Bossi vuole chiudere subito.
“Fin quando non sarà approvata la manovra il governo rimane a rischio”, ha detto il leader del Carroccio. Anche perché Tremonti ha garantito che la bozza può essere modificata, “sono ben accetti i contributi di tutti”, ha detto il titolare di via XX Settembre durante il vertice. Ed è stato Berlusconi a insistere affinché si chiuda giovedì, senza far slittare il Cdm a settimana prossima, come invece chiesto da alcuni ministri. Unica concessione è stata quella di portare il Consiglio dei ministri dal mattino al pomeriggio di giovedì. Il premier si è detto soddisfatto del risultato del vertice. “Una presa in giro, una farsa drammatica” ha invece gridato Pierluigi Bersani. “La manovra così è soltanto una presa in giro per l’Italia”, ha detto il segretario del Pd criticando in particolar modo la suddivisione in scaglioni. Con lui la levata di scudi si è levata dall’intero Partito Democratico. E dall’Idv. “Il rinvio dei tagli è una furbata vetero-democristiana”, ha tuonato Antonio Di Pietro. La bozza della manovra pare dunque trovare tutti d’accordo su un unico punto: dal 2013 al governo molto probabilmente ci sarà l’attuale opposizione.