“Daniela, sul serio i tuoi ti chiudevano per castigo dentro lo sgabuzzino? Ma al buio!?” Barbara D’Urso è solo capelli dorati e occhi di rimmel, il resto è sfumato in un’aureola che prelude a risposte drammatiche. Seduta lì di fronte c’è la sua amica Dani, col ciuffo biondo sempre più mielato nel confessare con un sorriso triste: “Sì. Mio padre era un uomo molto severo”.
Applausi e commozione, conduttrice con l’occhio lucido e pubblico in visibilio: eccola qua la risposta Mediaset a tutto il fango delle ultime intercettazioni, un bel “Cuore a cuore con Daniela Santanchè” su Pomeriggio Cinque per far resuscitare la pr più ungulata del governo italiano. Una donna cattiva e profittatrice? La lady sadomaso di Palazzo Chigi con tanto di stagisti tenuti a guinzaglio, come da puntuale imitazione della Cortellesi? Macchè. Un angelo caduto in terra, la pecorella nera della sua umile famiglia d’origine, una mente ribelle e volitiva fin da piccina.
Quando chiese – a 13 anni – di andare a Londra per studiare l’inglese, papà Ottavio rispose cupo: ok, ma vai a raccogliere le fragole se vuoi le 500mila lire che ti servono. Così lei, finita la scuola, passò un mese con la schiena piegata, sempre in giro dalle 5 del mattino alle 8 di sera, per racimolare la cifra necessaria. Dettagli antisindacali a parte (potrà una bambina aver lavorato 10 ore al giorno nelle lande cuneesi finito il Dopoguerra?), arrivò infine l’agognato stipendio, ma mancava ancora un centone. Noooo, recita all’unisono il coro greco in trasmissione. “E allora? Che successe poi?” s’accora Barbarella. “Mio padre disse: te li presto io i soldi che mancano, mi ripagherai con del lavoro durante l’inverno”. Giusto, che bravo, i figli devono capire cosa sia il sacrificio, applausoni. Ma, colpo di scena, quale sarà mai il lavoretto adatto a una ragazzina tanto sveglia per la ditta di trasporti del papà? Organizzare un party, un brunch, un defilé? “Pulire i cessi dei camionisti” spiegava Superdani in un profluvio di ohhhh, con la D’Urso incerta se convocarla anche alla nuova edizione del Guinness dei primati per il titolo di ex adolescente più maltrattata delle Alpi occidentali.
Non c’è tempo per i dubbi, l’inviata a Cuneo chiede la linea per il collegamento: deve intervistare il primo fidanzatino di Daniela. “Si chiama Flavio”. Momento di suspance: sarà mai quel Flavio lì? No, è un signore simpatico, senza yacht né babbucce di camoscio, pure un po’ spelacchiato. “Carino” concede Barbara, ma la faccia dell’amichetta dice: “Meglio quelli che ho cuccato dopo”. E infatti si parla del primo marito chirurgo (di cui ha mantenuto il cognome dal suono chic), poi del padre di suo figlio Lorenzo (“un ragazzino educato, per bene, rispettoso, discreto” lo definisce mamma che sa bene quanto conti oggi lo stile), ma niente gossip d’attualità con chiacchiere su tipacci tipo Bisignani e/o Sallusti.
Meglio virare sulla sorella, che, come in ogni carrambata, compare in studio portando un paio di ballerine in omaggio: provale, Dani. Lei, schifata dall’assenza di tacco 12, ci fa un giretto e sentenzia: “Per carità, mi state massacrando, era meglio se andavo da Santoro“. Viene giù il teatro dalle risate complici, e l’emozione solidale resta alta grazie a un tripudio di amarcord giovanile: il circolo del tennis dove la Santanchè impallinava le avversarie, la comparsata tv a W le donne nel 1983 (“Da grande voglio fare il ministro” disse preveggente), l’amica del cuore con cui scorrazzava in motorino per andare a feste in cui la nostra cantava a squarciagola Sei bellissima, i saluti strappacore di fratello, mamma e papà, il liberatorio pianto finale della sottosegretaria che scioglieva tutta la tensione di una prova tanto dura con la seguente dichiarazione: “Non esistono i problemi quando tu hai vicino una famiglia così”.
Fuori i fazzoletti, primo piano strettissimo, ovazione dell’arena, D’Urso compiaciuta fino in fondo nello scandire: “Ecco, questa è la vera Daniela. La sera a casa coi ferri per fare la maglia, altro che”. E certo. Peccato non aver fatto anche una domandina su quelle fatture di cui parla il Bisi (e che avrebbero fatto saltare per aria Visibilia, l’agenzia pubblicitaria della Santanchè, senza il pronto intervento di mister P4), né sulla reazione dell’amico Briatore a tale rivelazione (“Pensa te, che cretina. Comunque è una che non si merita un cazzo” poetava Flavio al telefono col Gigi). Strano, nemmeno un accenno a quel discorsetto fatto col compaesano sul declino di Berlusconi (“Ma allora qua viene giù tutto” si allarmava Dani commentando il trasloco del bunga bunga da Arcore a Villa Gernetto). Niente. Solo pane e cipria per il popolo tv, perché tutto va bene nel meraviglioso mondo di Silvio. E anche chi dice qualche cattiveria di troppo va compreso: non è cattiveria, è che li truccano così.