«Oggi sono qualcuno, ‘na vota ero… ‘na vota ero nu strunz!» Cinquant’anni passati, occhi azzurri e barba corta bianca, sette figli da strappare alla malavita, mani da “signore” incallite col tempo, un bagaglio di esperienze da far invidia anche a un centenario e uno sguardo profondo che riflette la sua anima, ma non il suo singolare percorso.
Tonino Torre era il “boss” del Rione Don Guanella di Scampia nel periodo a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Duecento milioni delle vecchie lire al mese gli fruttavano i suoi biliardi e sale da gioco. Centinaia di milioni di lire in un quarto d’ora per ogni rapina a banche e Poste, quattro, anche cinque rapine in un mese. Il giro di milioni era così ampio che Tonino nemmeno risentiva della sua scelta di lasciare la “famiglia” di appartenenza e la vecchia “Alleanza” che a Secondigliano aveva contribuito a costituire anni prima. Una scelta dettata dall’atrocità che le leggi di strada impongono.
«Non avrei mai potuto uccidere un mio “fratello” e quindi ne sono uscito». Una missione possibile perchè materialmente non ha mai ucciso nessuno né ordinato o tolto la vita a nessuno. Tuttavia ci sono morti e decessi che ti porti dentro per tutta la vita, morti, non biologiche, che sono il risultato di scelte sbagliate. Tonino ha sette figli e tutti hanno intrapreso la carriera del padre, tutti sono stati stregati e sono vittime di quegli esempi, di quello stile di vita, di quelle scelte. I soldi, il lusso, gli amici importanti, la bella vita, le belle donne, il rispetto, hanno negli anni silenziosamente distrutto il senso della famiglia, l’unica cosa per cui vale la pena vivere per un vero uomo.
Oggi Tonino, dopo una conversione benedetta dalle parole e dagli aiuti di don Aniello Manganiello, ha una nuova vita e mette a disposizione della collettività il suo triste passato testimoniando quanto è brutta e buia la vita di un boss girando per le carceri e nelle scuole.
Ma Tonino, oltre alla sua vittoria personale, ha un’altra sfida in atto, quella di rimediare nei confronti dei suoi figli, quella di essere finalmente un padre che da il buon esempio alla propria prole. E i risultati miracolosamente non tardano ad arrivare. Già tre figli hanno seguito il “nuovo” Tonino. Due di loro hanno avviato un’attività in società, un terzo figlio aiuta spesso il padre nei mercatini rionali, senza vergogna.
La strada è lunga ma oggi Tonino è un uomo vero, o meglio un vero uomo, lo è oggi che ha preferito ai duecento milioni al mese una vita sacrificata di quattrocento euro da venditore ambulante che recupera materiali nei cassonetti della spazzatura, lo è oggi che finalmente riesce a guardare la moglie Carmela negli occhi prima di mettersi a letto e dirle quanto è meravigliosa senza essere divorato dai rimorsi, lo è oggi che riesce a ripetere in pubblico:
«Oggi sono qualcuno, ‘na vota ero…. ‘na vota ero nu strunz!».
di Ciro Corona / (R)ESISTENZA
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