Un ciclone che ha travolto tutto e tutti. Una bufera dopo la quale una città intera, Parma, stenta a riprendere fiato. Oggi sono tornate in piazza trecento persone, ancora una volta un raduno quasi spontaneo sotto ai portici dove ha sede il Comune. Pare non ci sia niente da fare. Il sindaco Pietro Vignali non molla.

Nonostante si sia ripetuta la scena di venerdì: la polizia che carica la folla che vuole salire in Comune. Una situazione che ormai ha raggiunto il limite, una guerra tra Vignali e una parte della sua città che non lo vuole più come sindaco. Anche a costo di farsi arrestare.

L’ex pr delle discoteche, berlusconiano di ferro, conoscente di Nadia Macrì Sara Tommasi, continua però a ribadire di non pensarci nemmeno a mollare. Resta lì, nel suo ufficio. Non importa se con l’operazione Green money atto secondo sono finiti in manette tre dirigenti comunali e il comandante della polizia municipale. Non importa se la tangentopoli  ha fatto dimettere due assessori e spaccato la maggioranza (dato che Pdl e Parma civica hanno dettato le proprie condizioni per sostenere ancora la giunta Vignali) lui continua a guardare avanti a schiena dritta. Non importa se il Comune è oberato dai debiti, 500 milioni e passa, e dalle inchieste giudiziarie. Il Titanic affonda, ma il comandante fa finta di niente. Neppure suona l’allarme.

Vignali, non cede: ha deciso di andare avanti. Seppur acciaccato e perdendo pezzi per strada, vuole portare a termine il suo mandato.  Nel pomeriggio ci doveva essere anche un consiglio comunale, ma è mancato il numero legale. Carabinieri e polizia antisommossa sono costretti a garantire l’incolumità dei consiglieri. Ogni riunione finisce per essere (oppure neppure cominciare, come oggi) blindata.

Non importa nemmeno che a ogni avvenimento pubblico che comportasse la presenza del primo cittadino si sia dovuto annullare, in quanto avrebbe comportato proteste e rivolte più o meno civili. No, Vignali vuole andare avanti. Per il bene della città, dice. Per concludere quello che è in piedi a metà e tirare fuori Parma dai debiti.

Per giustificare la sua scelta ai cittadini, sempre più infuriati (basta aprire Facebook per leggere tormentoni ironici sulla sua famosa affermazione dopo gli 11 arresti per corruzione Non sapevo), scrive una lettera a tutti i giornali. “Se rimango ancora in carica, non è per l’attaccamento alla poltrona o per la mia carriera politica, ma soltanto per ottenere i finanziamenti e approvare i piani industriali che sono necessari per pagare le imprese, per non lasciare a metà i cantieri di opere fondamentali su cui sono stati già spesi milioni di euro, per mettere definitivamente in sicurezza il sistema delle società partecipate – spiega -. Diversamente tutto questo sarebbe a rischio. Sto parlando di pochi passaggi amministrativi che sono il frutto di un lunghissimo lavoro con le banche, con il territorio, con il Governo, che sarebbe irresponsabile abbandonare ora. Lasciare oggi sarebbe la soluzione più facile, almeno personalmente. Ma la peggiore per la città. Spero che tutti, la città, il consiglio comunale, la maggioranza e l’opposizione, lo comprendano. La mia maggioranza ha dato indicazioni precise e responsabili in questo senso, sottolineando la necessità di un percorso condiviso con le forze sociali ed economiche e con la stessa opposizione consiliare. Esiste la loro disponibilità a condividere un’agenda di fondamentali priorità? Certo, non avrei mai pensato di dover dire queste parole per parlare della mia esperienza di amministratore”.

Un appello che suona quasi come un invito ai poteri forti di Parma di lasciarlo lavorare per l’ultimo anno. A tutti non è scappato che il vento, in città, è cambiato e che anche gli industriali che l’hanno sempre sostenuto hanno lasciato il sindaco da solo con le sue gatte da pelare. Così come molti della sua squadra, dimissionari o comunque decisi a prendere le distanze da un progetto politico che si è dimostrato un fallimento. E in cambio di un po’ di tranquillità, per concludere i progetti iniziati senza causare morti e feriti per strada, Vignali promette di sparire per sempre: “Sento il dovere in queste ore, dopo i fatti che hanno scosso e sbigottito tutti noi, di rivolgermi ai parmigiani per dire che considero in dirittura d’arrivo la mia vicenda di amministratore di questa città: nel 2012 non mi ricandiderò alla carica di sindaco. Ne sono profondamente addolorato. Essere sindaco, però non è soltanto un onore, ma anche una grande responsabilità a cui non intendo sottrarmi e lasciare oggi senza guida questa città avrebbe conseguenze gravissime. Un’esperienza che ha assorbito completamente più di dieci anni della mia vita. Ci ho messo anima e corpo, tutto il mio impegno, tutte le mie capacità prima come assessore e poi come sindaco. Lo voglio dire: non mi sono risparmiato, e sono convinto di aver anche lavorato bene. Ci siamo trovati in mezzo al fiume mentre arrivava la piena di una crisi economia pesantissima, con le finanze pubbliche svuotate, in uno scenario politico sempre più deteriorato. Ma con le famiglie e le imprese che guardavano a noi per essere aiutate e sostenute. Allora mi sono reso conto che era necessario invertire la rotta, che quell’idea di città che avevamo tutti perseguita, non era più sostenibile in un mondo completamente cambiato. Innanzitutto mi sono reso conto che era impossibile realizzare la metropolitana, e che era molto difficile, ma ormai imprescindibile, riprendere il controllo di una mole di investimenti che il Comune aveva già programmato negli anni precedenti la crisi, ma che rischiavano, in questo nuovo contesto, di trascinare come una zavorra il Comune a fondo. Nonostante quello che si continua a dire la situazione finanziaria del Comune, di STT, Parma Infrastrutture sono sotto controllo. Manca solo l’ultimo passo”.

Vignali insiste anche sul fatto di non aver avuto assolutamente sentore di quando stava succedendo e di cosa stessero facendo i suoi dirigenti con i soldi pubblici: “Ci sono stati errori? Certamente sì. I fatti di questi giorni lo dimostrano. Non ne sapevo nulla e ho provato a dirlo alla città. Ma mi rendo conto che oggi c’è il rischio che si faccia di tutta l’erba un fascio, e che quindi sia lesa la credibilità dell’intera amministrazione, e compromesso il lavoro della mia giunta e dei dipendenti di questo Comune che in questi anni hanno lavorato tanto e bene. Ritengo pertanto che sia giusto fare un passo indietro, ma non scappare davanti alle responsabilità. La città era in mezzo a un guado pericoloso, ora siamo a un passo dalla riva. Voglio portarla su quella riva, poi lascerò”.

(r.p.)

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