Tutto era cominciato a marzo 2011 in una maniera tranquilla quando L’Autorità garante per le comunicazioni (l’Agcom) aveva pubblicato delle linee guida per un possibile provvedimento con un successivo coinvolgimento degli addetti ai lavori e dell’opinione pubblica per rispondere a una consultazione aperta.

Poi però la situazione è velocemente cambiata con una delibera in lavorazione da parte della stessa Agcom che permetterebbe di intimare agli Internet Service Provider di rimuovere contenuti attraverso una semplice procedura amministrativa sulla base di segnalazioni dei detentori dei diritti, senza passare attraverso l’autorità giudiziaria.

In parole semplici, secondo la delibera, si sostiene che se il titolare dei diritti di un contenuto dovesse riscontrare una violazione di copyright, a fini di lucro o non a fini di lucro, può chiederne la rimozione al gestore che ha 48 ore di tempo per adempiere all’intimazione.

Il richiedente potrebbe, secondo la delibera in bozza, rivolgersi all’Authority che entro cinque giorni dovrebbe rispondere. In caso di esito negativo, l’Agcom potrebbe disporre la rimozione dei contenuti. Per i siti non italiani è prevista l’inibizione del nome di dominio del sito web come per i casi di offerta, attraverso la rete telematica, di giochi, lotterie, scommesse o concorsi in assenza di autorizzazione.

Migliaia di siti potrebbero essere eliminati senza che né gli utenti né i proprietari dei siti ne sappiano nulla, visto che saranno notificati solo gli Isp.

Le basi giuridiche della delibera sono dubbie e considerate senza precedenti in quanto potrebbero portare a una censura su internet che non ha paragoni nel mondo civile.

Le Rete italiana non è stata a guardare, mobilitandosi in vista del 6 luglio, giorno in cui è prevista l’approvazione della delibera.

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