Il ministero dell’Interno ha puntato il dito contro i familiari delle vittime uccise negli scontri dei mesi passati, accusandoli di aver tentato ieri di fare irruzione nel teatro Balloon ad Agouza, dove si teneva una cerimonia di commemorazione. Diversa la versione degli attivisti, secondo i quali sarebbero state le forze di sicurezza a impedire loro di partecipare all’evento. Così, scrive un attivista sul suo blog, sarebbero scoppiati dei “tumulti fra i dimostranti e le guardie di sicurezza del teatro”. La polizia, arrivata sul posto, ha poi “cominciato a malmenare i familiari dei martiri”, si legge. Centinaia di giovani hanno risposto lanciando pietre contro gli agenti e dirigendosi poi nella ormai simbolica piazza Tahrir.
Gli scontri sono proseguiti per tutta la notte. La tensione è cresciuta quando i manifestanti hanno tentato di assaltare il vicino ministero dell’Interno. “Nessun partito ha dato il suo sostegno nessuno si sbilancia, io non capisco chi sono”, ha detto Samir, uno dei ragazzi che hanno partecipato alla rivoluzione di quasi due mesi fa. Lo slogan “fuori, fuori”, prima scandito per l’ormai deposto Mubarak, è ora rivolto a Hussein Tantawi, a capo del consiglio militare che regge il Paese dopo la caduta dell’ex presidente. Il consiglio militare ha condannato gli scontri e le forze dell’ordine hanno fatto sapere che sono nove le persone arrestate per gli incidenti. Nel frattempo la Federazione calcio egiziana ha deciso di rinviare il derby previsto per stasera fra el Ahly e il Zamalek.