I magistrati che indagano sui clan camorristici del casertano e del napoletano, sulle trame di mister P4, al secolo Luigi Bisignani, sul disastro dei rifiuti e su un campionario di reati che il procuratore capo di Napoli Giandomenico Lepore definisce “un supermarket del crimine”, da due giorni se lavorano fino a sera sono costretti a tornare a casa a piedi o coi mezzi pubblici, con tutti i rischi del caso per la sicurezza. Motivo: il ministero della Giustizia da più di un anno non paga gli straordinari agli autisti dei pm sottoposti a tutela: il procuratore capo, i nove aggiunti, i sostituti dell’Antimafia.
Gli autisti, stufi di aspettare, hanno deciso di garantire esclusivamente il servizio ordinario, che si interrompe alle 18. Per cui, i magistrati sono di fronte a due scelte: o lasciano l’ufficio entro le 18, magari interrompendo a metà qualche delicata attività istruttoria, oppure se prolungano il loro lavoro devono arrangiarsi per il ritorno a casa coi taxi, i pullman, i treni. Chi abita in provincia, ovviamente, si affida ai mezzi pubblici. Un pm della Dda titolare di indagini sui clan casalesi si è lasciato andare a un clamoroso sfogo: ”Dite a Peppe Setola e a Michele Zagaria (due boss del casertano, il primo in carcere, il secondo latitante da molti anni, ndr) che, se mi cercano, possono trovarmi alla stazione della Circumvesuviana dalle 7 di sera. Non molto sicura per noi, ma almeno qualcosa che ancora funziona”.
Paradossi di un governo che si attribuisce i meriti degli arresti e dei sequestri patrimoniali anticrimine, salvo poi lesinare le risorse indispensabili per un efficiente funzionamento della giustizia. Pure i cancellieri, anch’essi privi di straordinario, da mesi lasciano gli uffici alle 15. Riferisce il procuratore Lepore con una punta di avvilimento: ”Dopo numerose sollecitazioni, dal ministero è arrivato un fax in cui è scritto che alla firma del ministro Tremonti c’è un provvedimento che dovrebbe consentire il pagamento degli straordinari”. Ma con l’aria che tira nella discussione della Finanziaria, non splende l’ottimismo. “Non si sa se e quando Tremonti lo firmerà – aggiunge Lepore – ho girato il fax al dirigente generale e agli autisti, nella speranza di convincerli a tornare al lavoro: più di questo non posso fare. Il problema riguarda anche me: l’altro ieri, per tornare a casa, ho dovuto farmi prestare un’auto dai carabinieri. Per una volta si può fare, ma non può essere questa la soluzione. Anche i carabinieri di auto ne hanno poche”.