Nomi eccellenti e di peso quelli che questa mattina hanno testimoniato in tribunale nel processo a carico di Renato Meduri, ex professore di oculistica ora in pensione e della moglie oculista Lucia Scorolli, per le minacce nel 2007 al collega Emilio Campos, già direttore della prima clinica di oculistica del Sant’Orsola e docente ordinario dal 1994.
Si tratta di Fabio Roversi Monaco e Pier Ugo Calzolari, ex rettori dell’ateneo bolognese. Ed inoltre, il legale di Lucia Scorolli, l’avvocato Dalla Valle, avrebbe chiesto di acquisire agli atti cinque buste che la sua assistita depositò da un notaio, nelle quali vengono indicati nomi e cognomi dei vincitori di successivi concorsi ai quali la moglie di Meduri partecipò, ma che non riuscì a vincere.
I due ex rettori, Roversi Monaco e Ugo Calzolari, hanno risposto in qualità di testimoni alle domande del pm Enrico Cieri e delle difese, raccontando i dissidi continui fra Meduri e Campos. Roversi Monaco avrebbe inoltre aggiunto di aver visto “l’amico Campos sconvolto e terrorizzato. Gli consigliai un valido avvocato e di denunciare ciò che era avvenuto in questura”. Mentre Pier Ugo Calzolari ritenne, all’epoca dei fatti, che quelle frasi non potessero essere pericolose e “non ci vidi gli estremi per un procedimento disciplinare”.
La vicenda risale a circa quattro anni fa e vede quattro indagati per tentata estorsione aggravata: il professor Alberto Meduni, 74 anni, all’epoca dei fatti titolare di una cattedra di oculistica, la moglie Lucia Scorolli, che era responsabile dell’unità operativa di oftalmologia del Policlinico Sant’Orsola e altre due persone, che sarebbero gli autori materiali delle minacce ai danni del professore Emilio Campos. Si tratta di Remo Grassetti, broker assicurativo di Macerata ed esperto di arti marziali, e Roberto Talarico, autotrasportatore torinese di origini calabresi.
Tutto ruota intorno ad un concorso per professore associato di Oftalmologia dell’Alma Mater, al quale partecipò la Scorolli. Secondo le ipotesi formulare dall’accusa, Meduri avrebbe sospettato un intervento di Campos per impedire la vittoria della moglie. Ma le credenziali della dottoressa non sono state sufficienti ad aggiudicarsi il concorso e a quel punto tra i due medici sarebbero volate parole grosse e anche le prime intimidazioni. Tra queste la frase “te la farò pagare”, attribuita a Meduri nei confronti di Campos.
In un crescendo di tensione, si sarebbe poi andati oltre, arrivando a minacce vere e proprie e a incursioni nello studio del medico “vittima”. Infine ci sarebbero stati gli episodi dei proiettili recapitati all’anziana madre che vive a Trieste e che rimase molto turbata. Nel frattempo Campos, a cui venne affidata una scorta, presentò un esposto da cui presero avvio le investigazioni affidate alla Digos.
Intanto oggi l’avvocato Dalla Valle ha chiesto l’acquisizione di cinque buste depositate dalla Scorolli ad un notaio bolognese. Dal 2001, infatti, la moglie di Meduri avrebbe partecipato a cinque concorsi per diventare professore associato in varie città d’Italia, non riuscendo però a vincerne alcuno. L’avvocato avrebbe affermato che prima di fare i concorsi la Scorolli sapeva bene chi avrebbe vinto, e infatti indicò i nomi nelle cinque buste. Riuscendo ad indovinarli tutti. Ci sarebbero i timbri del notaio a dimostrare che i nomi sono stati fatti prima dei concorsi.
La storia era nota al pm Cieri da tempo, ma solo in riferimento ad una busta di cui sarebbe venuto a conoscenza durante le indagini preliminari, riferibile ad un concorso a Trieste. Ma la Digos ha preferito non fare ulteriori accertamenti, motivo questo del botta e risposta scocciato tra l’avvocato e il pm. Il 12 ottobre, nel corso della prossima udienza, si saprà se la corte ha ritenuto di acquisire le buste o meno.
Oggi è stata la volta di Roversi Monaco, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio, che nella scorsa udienza aveva presentato un certificato che attestava un’indisponibilità a presenziare in tribunale. Nell’udienza di questa mattina, invece, ha dichiarato alla corte presieduta da Grazia Nart, di conoscere “Campos da quando ero rettore, a metà anni ’90. Mentre Meduni lo conoscevo già da prima”. Il nome di Roversi Monaco emerse nel corso delle indagini perchè la Scorolli, in un’intercettazione, aveva parlato di lui come uno dei nemici che cercava di evitare una sua eventuale nomina, facendo poi riferimento all’esistenza di una lobby massonica a lei contraria. Un fatto, questo, che poi la portò ad iscriversi ad una loggia bolognese, “Hiram”, ma senza alcun successo. Roversi Monaco si è sempre detto estraneo alla vicenda, ma l’amicizia con Campos “mi portò ad aiutarlo, lo vidi molto colpito. Gli dissi di fare un esposto al rettore (all’epoca dei fatti era Calzolari, ndr), il quale mi disse di non parlarne sui giornali, cosa che però non ritenni giusta”. “Campos lamentava delle pressioni. L’idea era che potessero essere legate ad un certo esito del concorso, cioè far vincere la moglie”.
La linea della difesa sarebbe quella di provare che Campos enfatizzò i fatti. Ed inoltre che ci sia una sorta di “suggeritore” che indicò a Campos come muoversi e cosa dire alla Digos. Ma Roversi Monaco dichiara di non essere in grado di dare consigli “per la mia scarsa conoscenza del diritto penale. Mi limitai a indicare a Campos un avvocato penalista, Luigi Stortoni, e lo presentai al questore. Il resto lo fece autonomamente. Mi considero un suo fratello maggiore”.
Pier Ugo Calzolari, invece, è stato rettore dell’ateneo dal 2000 al 2009, proprio nel momento in cui si svolsero i fatti. L’ex rettore ricevette, infatti, tre lettere dal professor Campos, dove venivano indicate le presunte minacce, compresa la famosa frase “te la farò pagare”, ma “non ho potuto ravvisare in quella espressione rozza un provvedimento disciplinare, considerando il clima di tensione in essere tra i due da tanto tempo”.
È stato, inoltre, sentito il presidente della commissione che aveva il compito di nominare un professore associato, Nicola Orzalesi, dell’Università di Milano, che ha parlato di una presunta telefonata di raccomandazione della Scorolli da parte della Presidenza del Consiglio. Ma secondo il professore “non fu una telefonata reale della Presidenza ma di qualcuno che millantò”. Orzalesi avrebbe poi parlato di alcuni “intoppi” nel corso dei lavori della commissione. Come una telefonata con minacce alla moglie di un membro, o un’altra chiamata di “pressante raccomandazione” ad un altro professore della commissione. E conclude: “non mi furono fatte pressioni in maniera diretta, ma la situazione era chiara. È così da tante parti…”.
Emilia Romagna
Minacce all’università
Ascoltati due ex rettori
Durante il processo il colpo di scena dell'avvocato Dalla Valle che riuscirebbe a dimostrare come cinque concorsi potrebbero essere stati truccati
Nomi eccellenti e di peso quelli che questa mattina hanno testimoniato in tribunale nel processo a carico di Renato Meduri, ex professore di oculistica ora in pensione e della moglie oculista Lucia Scorolli, per le minacce nel 2007 al collega Emilio Campos, già direttore della prima clinica di oculistica del Sant’Orsola e docente ordinario dal 1994.
Si tratta di Fabio Roversi Monaco e Pier Ugo Calzolari, ex rettori dell’ateneo bolognese. Ed inoltre, il legale di Lucia Scorolli, l’avvocato Dalla Valle, avrebbe chiesto di acquisire agli atti cinque buste che la sua assistita depositò da un notaio, nelle quali vengono indicati nomi e cognomi dei vincitori di successivi concorsi ai quali la moglie di Meduri partecipò, ma che non riuscì a vincere.
I due ex rettori, Roversi Monaco e Ugo Calzolari, hanno risposto in qualità di testimoni alle domande del pm Enrico Cieri e delle difese, raccontando i dissidi continui fra Meduri e Campos. Roversi Monaco avrebbe inoltre aggiunto di aver visto “l’amico Campos sconvolto e terrorizzato. Gli consigliai un valido avvocato e di denunciare ciò che era avvenuto in questura”. Mentre Pier Ugo Calzolari ritenne, all’epoca dei fatti, che quelle frasi non potessero essere pericolose e “non ci vidi gli estremi per un procedimento disciplinare”.
La vicenda risale a circa quattro anni fa e vede quattro indagati per tentata estorsione aggravata: il professor Alberto Meduni, 74 anni, all’epoca dei fatti titolare di una cattedra di oculistica, la moglie Lucia Scorolli, che era responsabile dell’unità operativa di oftalmologia del Policlinico Sant’Orsola e altre due persone, che sarebbero gli autori materiali delle minacce ai danni del professore Emilio Campos. Si tratta di Remo Grassetti, broker assicurativo di Macerata ed esperto di arti marziali, e Roberto Talarico, autotrasportatore torinese di origini calabresi.
Tutto ruota intorno ad un concorso per professore associato di Oftalmologia dell’Alma Mater, al quale partecipò la Scorolli. Secondo le ipotesi formulare dall’accusa, Meduri avrebbe sospettato un intervento di Campos per impedire la vittoria della moglie. Ma le credenziali della dottoressa non sono state sufficienti ad aggiudicarsi il concorso e a quel punto tra i due medici sarebbero volate parole grosse e anche le prime intimidazioni. Tra queste la frase “te la farò pagare”, attribuita a Meduri nei confronti di Campos.
In un crescendo di tensione, si sarebbe poi andati oltre, arrivando a minacce vere e proprie e a incursioni nello studio del medico “vittima”. Infine ci sarebbero stati gli episodi dei proiettili recapitati all’anziana madre che vive a Trieste e che rimase molto turbata. Nel frattempo Campos, a cui venne affidata una scorta, presentò un esposto da cui presero avvio le investigazioni affidate alla Digos.
Intanto oggi l’avvocato Dalla Valle ha chiesto l’acquisizione di cinque buste depositate dalla Scorolli ad un notaio bolognese. Dal 2001, infatti, la moglie di Meduri avrebbe partecipato a cinque concorsi per diventare professore associato in varie città d’Italia, non riuscendo però a vincerne alcuno. L’avvocato avrebbe affermato che prima di fare i concorsi la Scorolli sapeva bene chi avrebbe vinto, e infatti indicò i nomi nelle cinque buste. Riuscendo ad indovinarli tutti. Ci sarebbero i timbri del notaio a dimostrare che i nomi sono stati fatti prima dei concorsi.
La storia era nota al pm Cieri da tempo, ma solo in riferimento ad una busta di cui sarebbe venuto a conoscenza durante le indagini preliminari, riferibile ad un concorso a Trieste. Ma la Digos ha preferito non fare ulteriori accertamenti, motivo questo del botta e risposta scocciato tra l’avvocato e il pm. Il 12 ottobre, nel corso della prossima udienza, si saprà se la corte ha ritenuto di acquisire le buste o meno.
Oggi è stata la volta di Roversi Monaco, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio, che nella scorsa udienza aveva presentato un certificato che attestava un’indisponibilità a presenziare in tribunale. Nell’udienza di questa mattina, invece, ha dichiarato alla corte presieduta da Grazia Nart, di conoscere “Campos da quando ero rettore, a metà anni ’90. Mentre Meduni lo conoscevo già da prima”. Il nome di Roversi Monaco emerse nel corso delle indagini perchè la Scorolli, in un’intercettazione, aveva parlato di lui come uno dei nemici che cercava di evitare una sua eventuale nomina, facendo poi riferimento all’esistenza di una lobby massonica a lei contraria. Un fatto, questo, che poi la portò ad iscriversi ad una loggia bolognese, “Hiram”, ma senza alcun successo. Roversi Monaco si è sempre detto estraneo alla vicenda, ma l’amicizia con Campos “mi portò ad aiutarlo, lo vidi molto colpito. Gli dissi di fare un esposto al rettore (all’epoca dei fatti era Calzolari, ndr), il quale mi disse di non parlarne sui giornali, cosa che però non ritenni giusta”. “Campos lamentava delle pressioni. L’idea era che potessero essere legate ad un certo esito del concorso, cioè far vincere la moglie”.
La linea della difesa sarebbe quella di provare che Campos enfatizzò i fatti. Ed inoltre che ci sia una sorta di “suggeritore” che indicò a Campos come muoversi e cosa dire alla Digos. Ma Roversi Monaco dichiara di non essere in grado di dare consigli “per la mia scarsa conoscenza del diritto penale. Mi limitai a indicare a Campos un avvocato penalista, Luigi Stortoni, e lo presentai al questore. Il resto lo fece autonomamente. Mi considero un suo fratello maggiore”.
Pier Ugo Calzolari, invece, è stato rettore dell’ateneo dal 2000 al 2009, proprio nel momento in cui si svolsero i fatti. L’ex rettore ricevette, infatti, tre lettere dal professor Campos, dove venivano indicate le presunte minacce, compresa la famosa frase “te la farò pagare”, ma “non ho potuto ravvisare in quella espressione rozza un provvedimento disciplinare, considerando il clima di tensione in essere tra i due da tanto tempo”.
È stato, inoltre, sentito il presidente della commissione che aveva il compito di nominare un professore associato, Nicola Orzalesi, dell’Università di Milano, che ha parlato di una presunta telefonata di raccomandazione della Scorolli da parte della Presidenza del Consiglio. Ma secondo il professore “non fu una telefonata reale della Presidenza ma di qualcuno che millantò”. Orzalesi avrebbe poi parlato di alcuni “intoppi” nel corso dei lavori della commissione. Come una telefonata con minacce alla moglie di un membro, o un’altra chiamata di “pressante raccomandazione” ad un altro professore della commissione. E conclude: “non mi furono fatte pressioni in maniera diretta, ma la situazione era chiara. È così da tante parti…”.
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Mondo
A Gaza è finita la tregua: Israele attacca Hamas sulla Striscia. “Oltre 350 morti, molti bambini”. Tel Aviv: “Colpiremo fino alla restituzione di tutti gli ostaggi”
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
Trump-Putin, oggi la telefonata. Media: “Usa pensano a riconoscere la Crimea come russa”. Tasse e debito: corsa al riarmo dell’Est Europa
Cronaca
La lettera del Papa dall’ospedale: “Dobbiamo disarmare la Terra. La fragilità rende più lucidi”
Roma, 18 mar (Adnkronos) - "Spero ci sia la volontà politica per evitare di dividerci di nuovo. Questo è un passaggio storico. Non possiamo sbagliare, è troppo importante. La politica estera e i temi della difesa europea magari non sono decisivi per il consenso elettorale, ma sono fondamentali per la costruzione della credibilità di un soggetto politico e della costruzione di un’alternativa di governo". Lo dice al Foglio Alessandro Alfieri, senatore del Pd e coordinatore di Energia popolare, a proposito della mozione del Pd sulle comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio Ue.
"Lavoriamo a un documento che sottolinei le criticità del piano sulle quali il governo dovrebbe negoziare con la Commissione – dalla necessità di non sbilanciare il costo del riarmo troppo sui bilanci nazionali, alla necessità di investimenti che contribuiscano a far crescere la collaborazione industriale trai i paesi europei e gli acquisti e programmi comuni tra pesi – ma che confermi comunque che questo è oggi un passaggio necessario per garantire la sicurezza dell’Europa", sottolinea il senatore dem.
Roma, 18 mar (Adnkronos) - La tregue in Ucraina "ci sarà, è inevitabile. Trump e Putin si sono spinti troppo avanti. Hanno tagliato fuori dal confronto l’Europa che rompe le scatole e ora, escludendo gli altri, hanno obbligato se stessi a portare a casa il risultato. Non possono fallire, non possono tornare alla casella di partenza". Lo dice Romano Prodi a 'Avvenire'.
Ma "la pace è un’altra cosa. È più complicata perché si tratta di definire aspetti complessi. A cominciare dai problemi territoriali. Certo di solito una tregua finisce con il rendere definitivi accordi provvisori", sottolinea l'ex presidente della commissione Ue. Sulla difesa europea, Prodi spiega: "Ora è il momento di farci il nostro ombrello. Penso a un lungo e indispensabile cammino verso la difesa comune. Penso a risorse aggiuntive che vengano progressivamente messe insieme da tutti i Paesi Ue. Penso a risorse spese in modo coordinato e unito. Se aumentiamo le spese militari senza organizzare una politica estera e una difesa comune, sono soldi buttati via".
Prodi, tra le altre cose, parla della situazione del Pd: "In Europa non esiste un Paese in cui un partito abbia la maggioranza. Ecco il tema: creare la compagnia di viaggio" e con il M5s "c’è tanta distanza. Troppa. Questo gioco della separazione quotidiana vuol dire condannarsi alla sconfitta. E invece la sfida è trovare una capacità di mediare avanzando. Servono proposte innovative. Servono proposte che emozionano. Che prendono il cuore. Perchè c’è metà del Paese che non va più a votare. E perchè i giovani non si convincono con proposte in contrasto tra loro".
(Adnkronos) - Serie di attacchi aerei di Israele nella Striscia di Gaza, ripresi nella notte su ordine di Benjamin Netanyahu, che ha ordinato "la ripresa della guerra" contro Hamas, dopo che gli sforzi per estendere il cessate il fuoco sono falliti. Il bilancio delle vittime continua a salire. Secondo il direttore del ministero della Sanità della Striscia, Mohammed Zaqout, i morti sono saliti "ad almeno 330, per la maggior parte donne e bambini palestinesi, mentre i feriti sono centinaia"
Secondo quanto appreso dall'Afp da due fonti del movimento di resistenza islamico, tra le vittime c'è anche il generale di divisione Mahmoud Abu Watfa, che era a capo del ministero dell'Interno del governo di Hamas.
L'ufficio del primo ministro Netanyahu ha dichiarato che lui e il ministro della Difesa Israel Katz hanno dato istruzioni alle Forze di Difesa Israeliane (Idf) di intraprendere “un'azione forte contro l'organizzazione terroristica di Hamas” nella Striscia di Gaza. “Questo fa seguito al ripetuto rifiuto di Hamas di rilasciare i nostri ostaggi, così come al suo rifiuto di tutte le proposte ricevute dall'inviato presidenziale statunitense Steve Witkoff e dai mediatori”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in un post su X. “Israele, d'ora in poi, agirà contro Hamas con una forza militare crescente”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in una dichiarazione riportata dal Times of Israel, aggiungendo che i piani per la ripresa delle operazioni militari sono stati approvati la scorsa settimana dalla leadership politica.
Israele continuerà a combattere a Gaza "fino a quando gli ostaggi non saranno tornati a casa e non saranno stati raggiunti tutti gli obiettivi", ha affermato Katz.
La Casa Bianca dal canto suo ha confermato che Israele ha consultato l'amministrazione americana prima di lanciare la nuova ondata di raid. "Hamas avrebbe potuto rilasciare gli ostaggi per estendere il cessate il fuoco, invece ha scelto il rifiuto e la guerra", ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Brian Hughes, al Times of Israel, dopo la ripresa dei raid israeliani contro la Striscia di Gaza.
Dal canto suo Hamas ha dichiarato che Netanyahu, con la sua decisione di "riprendere la guerra", "ha condannato a morte gli ostaggi" che si trovano ancora a Gaza. "Netanyahu e il suo governo estremista hanno deciso di sabotare l'accordo di cessate il fuoco - accusa il movimento in una nota - La decisione di Netanyahu di riprendere la guerra è la decisione di sacrificare i prigionieri dell'occupazione e di imporre loro la condanna a morte”. Hamas denuncia poi che il premier israeliano continua a usare la guerra a Gaza come "una scialuppa di salvataggio" per distrarre dalla crisi politica interna.
Hamas ha quindi esortato i mediatori internazionali a “ritenere l'occupazione israeliana pienamente responsabile della violazione dell'accordo” e ha sottolineato la necessità di “fermare immediatamente l'aggressione”.
Il cessate il fuoco era rimasto in vigore per circa due settimane e mezzo dopo la conclusione della prima fase, mentre i mediatori lavoravano per mediare nuovi termini per l'estensione della tregua. Hamas ha insistito per attenersi ai termini originali dell'accordo, che sarebbe dovuto entrare in vigore nella sua seconda fase all'inizio del mese. Questa fase prevedeva che Israele si ritirasse completamente da Gaza e accettasse di porre fine definitivamente alla guerra in cambio del rilascio degli ostaggi ancora in vita. Sebbene Israele abbia firmato l'accordo, Netanyahu ha insistito a lungo sul fatto che Israele non porrà fine alla guerra fino a quando le capacità militari e di governo di Hamas non saranno state distrutte. Di conseguenza, Israele ha rifiutato anche solo di tenere colloqui sui termini della fase due, che avrebbe dovuto iniziare il 3 febbraio.
Gli Houthi dello Yemen "condannano la ripresa dell'aggressione del nemico sionista contro la Striscia di Gaza". "I palestinesi non verranno lasciati soli in questa battaglia e lo Yemen continuerà con il suo sostegno e la sua assistenza e intensificherà il confronto", minaccia il Consiglio politico supremo degli Houthi, che da anni l'Iran è accusato di sostenere, come riportano le tv satellitari arabe.
Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.