“Esiste nel nostro ordinamento una legge elettorale maggioritaria talmente sconcia che è stata battezzata ‘porcellum’” e che “è l’esempio classico di una vicenda irrazionale che sollecita un referendum abrogativo”. A proporre un’altra consultazione dopo il successo dei quesiti su acqua, nucleare e legittimo impedimento non è un comitato referendario, ma Enrico De Mita, professore emerito di Giurisprudenza presso l’Università Cattolica di Milano, che ieri ha lanciato l’appello dalla prima pagina del Sole 24 Ore. Un parere autorevole che si unisce alle voci che in Rete e nella società civile chiedono l’abrogazione della legge elettorale.
L’iniziativa principale è “Io Firmo. Riprendiamoci il voto” promossa dall’ex senatore Ds Stefano Passigli del Comitato per il Referendum sulla legge elettorale che evidenzia i quattro principali difetti del Porcellum: le liste bloccate, il premio di maggioranza, le deroghe alla soglia di sbarramento e l’obbligo di indicazione del candidato premier. L’obiettivo sono 500mila firme e sul sito è possibile leggere i tre quesiti. Nei prossimi giorni sarà poi disponibile online la lista dei punti dove verranno raccolte le firme, mentre gli organizzatori stanno procedendo all’invio dei moduli negli 8.094 comuni d’Italia. “Il 30 giugno è la data ufficiale di inizio ed entro il 30 settembre dovremo depositare le firme presso la Corte di Cassazione”, spiega Passigli che ricorda l’importanza dell’onda lunga di Internet: “Il fermento per questo referendum viene dalla Rete e dall’innovazione tecnologica. Anche se l’ultima consultazione non avesse raggiunto il quorum, noi avremmo comunque proposto l’abrogazione del Porcellum per via referendaria. E sono tanti gli italiani che dall’estero vogliono partecipare. Il problema sarà l’autenticazione delle loro firme, di cui può occuparsi solo il consolato”.
Ma c’è dell’altro. Infatti qualche settimana fa Valigia blu e Libertà e giustizia hanno lanciato il sito www.ridatecilanostrademocrazia.it, l’appello permanente per cambiare la legge elettorale che su Facebook ha già raggiunto i 30mila fan. I promotori hanno inviato un messaggio anche a Giorgio Napolitano e, nel caso in cui entro le prossime politiche si torni a votare con questa legge, hanno pensato alla certificazione “No Porcellum” da riconoscere ai partiti che si impegneranno a fare le primarie e selezionare i candidati rispettando la volontà degli elettori. L’obiettivo è dire basta alle liste bloccate: “Ridateci la sovranità che ci appartiene – scrivono sul web – perché vogliamo riprenderci il diritto di scegliere chi ci rappresenta in Parlamento”, si legge nelle pagine del sito.
La reazione dal basso prosegue anche su altre pagine Facebook, dove gli utenti insistono sul ritorno delle preferenze e si organizzano a livello locale per i tavoli di raccolta firme. Ma secondo Giovanni Sartori, membro del Comitato, il vero scandalo del Porcellum risiede nel premio di maggioranza perché “falsifica i risultati elettorali attribuendo i seggi a una minoranza”. Invece, per il politologo, “possiamo discutere sulle liste bloccate, ma quando c’erano le preferenze pochi italiani sceglievano i candidati e a sud in molti casi si trattava di voti di scambio”.
I cittadini, come per i quesiti di due settimane fa, hanno preso in mano la situazione e condividono informazioni sulla necessità di una nuova legge. Consapevoli dei propri diritti e senza più fiducia nella classe politica, vogliono esprimersi e decidere in prima linea. Enrico De Mita sul Sole osserva che “nell’inerzia del Parlamento non c’è niente di meglio che l’abrogazione popolare, facendo risolvere il problema dai cittadini. Quanto meno si apre nel Paese una discussione chiara”. Un’affermazione indirettamente confermata anche dall’autore della legge Roberto Calderoli che qualche giorno fa ha rimesso la responsabilità della legge nelle mani dell’intera classe politica: “Vengo accusato di avere fatto la madre di tutti i mali, il Porcellum – ha detto – ma credo che sotto sotto non ci sia segretario di partito che non fosse contento per le liste bloccate”. La ragione dell’urgenza risiede nella realizzazione della democrazia, dove i cittadini hanno il diritto di scegliere da chi essere rappresentati, diversamente da quanto accade oggi. Prosegue De Mita: “E’ meglio un referendum che una situazione come quella attuale, dove i diritti dei cittadini non sono tutelati nella scelta delle persone, dove si assiste a passaggi indecorosi da uno schieramento all’altro”.