In Italia, se vuoi non avere problemi, occorre non parlare male di Vasco Rossi, è risaputo. In ambito musicale, qualche strana congettura ti invita a non farlo, poiché il conto potrebbe presentarsi decisamente salato. Intendiamoci, non è una minaccia, tantomeno una regola ma, di fatto, parlare male del Blasco nazionale, porta “rogne”. Soprattutto con i fan, che, guidati da un amore cieco, si lasciano trasportare oltre ogni ragionevole dubbio.

Detto questo, si potrebbe almeno considerare la possibilità che non tutti sono cresciuti sostenendo che la vita è tutto un equilibrio sopra la follia.

Facciamo un passo indietro. Proprio in questi giorni, il Blasco ha rilasciato alcune dichiarazioni che hanno fatto scalpore: Mi dimetto da rockstar, uno a sessant’anni, non può più fare questo mestiere”. Parole come macigni in grado di gettare nello sconforto chi invece è cresciuto sostenendo che “La vita è tutto un equilibrio sopra la follia”.

È giusto sottolineare che i fan di Vasco abbracciano almeno tre/quattro generazioni, in pratica un popolo. Si potrebbe per assurdo pensare che, se il nostro eroe decidesse di mollare il rock per entrare in politica, in Italia scatterebbe davvero la corsa al voto e allora se ne vedrebbero delle belle. Esiste però un rovescio della medaglia, in questo caso rappresentato da “un altro popolo”: quello che non ama “il Vasco nazionale”. Trattasi – anche qui – di generazioni intere, una folla cresciuta rifiutando le stimmate del cantante di Zocca, persone che al solo sentire frasi come “oggi voglio stare spento” cominciano a contorcersi come posseduti.

Niente paura, riponete l’acqua santa; a rasserenare la situazione ci pensano quelli più moderati, esistono anche loro, non escludono nulla e sostengono che Vasco Rossi fondamentalmente si è fermato a Bollicine ma ogni tanto, qualche pezzo decente “lo sforna” ancora.

Mettere d’accordo “i tre partiti” è certamente un’impresa ma una cosa è certa, la storia di Vasco è difficilmente contestabile: trentacinque anni di carriera stanno a dimostrare che, volendo, ha tutto il diritto di essere stanco e sentirsi anche un po’ anziano. Si può semmai riflettere sul fatto che le ultime tournée di Cocoon Rossi mediamente non hanno superato le dieci date per tour. Quindi – se questo è vero – la domanda che potrebbe sorgere spontanea è: dieci serate in un anno possono così tanto spossare un giovane sessantenne come il Blasco? A voi la risposta.

Arivando “al conto”, Vasco Rossi è un personaggio che tutto sommato è in grado di suscitare simpatia; nel corso degli anni – che piaccia oppure no – ha mantenuto tra le righe un profilo coerente, abbracciando quello di migliaia di persone, e questo non è possibile ignorarlo. Così come non è possibile ignorare alcune sue cadute di stile. Difficile chiudere gli occhi e soprattutto tapparsi le orecchie, sulla cover di Creep: la canzone manifesto dei Radiohead e di un’intera generazione, divenuta tristemente Ad ogni costo. L’errore era già stato fatto con il pezzo degli An Emotional Fish; era il 1989 e Celebrate fu la dichiarazione d’intenti del gruppo irlandese. Quella canzone – in seguito – fu trasformata da Vasco Rossi ne Gli spari sopra.

Ora, le cover nel mondo della musica sono divenute una prassi consolidata, le due canzoni in questione però gridano vendetta poiché “taroccate” clamorosamente nel testo: sacrilegio! Modificare le parole di Creep è un colpo basso che neppure la rockstar più celebrata d’Italia può permettersi di fare. Quindi se questo è vero – la seconda domanda che potrebbe sorgere spontanea è: com’è possibile pensare di ricantare le canzoni altrui avendo la presunzione di sostituire il testo originale con un altro? A voi la risposta.

9 canzoni 9… per celebrare la grande musica italiana

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• Litfiba

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L’elefante Bianco • Area

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Mesopotamia • Franco Battiato

Benvenuti Tra I Rifiuti • Faust’o

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