La legge impedisce di costruire una centrale a carbone? E allora cosa si fa? Si cambia la legge. Succede a Porto Tolle, in pieno Parco del delta del Po, dove Luca Zaia, governatore del Veneto, ha annunciato che la riconversione a carbone “pulito” della vecchia centrale a olio combustibile Enel si farà. Nonostante il parere contrario del Consiglio di Stato.

Come? Facile, si cambia la legge istitutiva del parco del Delta che consentiva nella zona la costruzione di sole centrali alimentate a gas naturale o con fonti meno inquinanti. Così i rilievi del Consiglio di Stato, che un mese fa aveva bloccato il progetto di riconversione, accogliendo il ricorso di alcune associazioni ambientaliste verranno probabilmente meno.

I giudici di palazzo Spada, poco più di un mese fa, avevano in parte incentrato la loro censura proprio sul fatto che la centrale a carbone pulito di Enel sarebbe andata contro alla legge istitutiva del parco. E così hanno bloccato il progetto da 2,5 miliardi previsto dalla società guidata da Fulvio Conti, rompendo le uova nel paniere un po’ a tutti: dai lavoratori che dall’investimento sperano di trarre nuova linfa, agli imprenditori che confidano nell’indotto e nel rilancio produttivo della zona, fino ai politici locali e nazionali.

In ogni caso ora ci ha pensato Zaia, per cui se tutto va come previsto i lavori alla centrale potrebbero partire entro un anno. ”Possiamo dire con certezza – ha annunciato il Governatore – che la modifica dell’articolo 30 della legge del parco, come prevista nel provvedimento che e’ stato adottato, e che e’ stato inviato al consiglio regionale per l’approvazione definitiva, ci permetterà di recuperare quasi il 90 per cento del lavoro fatto in questi sei anni”. E non è tutto. “Non si esclude – ha aggiunto il governatore – una nuova decretazione del ministero dell’Ambiente per non fare più nemmeno il passaggio in Via (valutazione di impatto ambientale, ndr)”.

Oggi la commissione Urbanistica del Consiglio regionale Veneto ha tenuto le prime audizioni previste prima della votazione del disegno di legge per la modifica della legge istitutiva del parco. Numerosi gli intervenuti: i sindaci dei comuni della zona, i rappresentanti dell’Ente parco del Delta del Po, quelli di Confindustria, della Coldiretti, dei sindacati e via dicendo. Tutti, a parte le associazioni ambientaliste, sperano che l’iter per la modifica della legge vada a buon fine.

Ma in cosa consiste precisamente la modifica dell’articolo della legge del parco? La delibera inviata al Consiglio regionale, che ilfattoquotidiano.it ha potuto consultare, recita così: “Dopo la lettera a) del comma 1 dell’articolo 30 della legge regionale 8 settembre 1997, n.36, è aggiunta la seguente: b) Nel caso di impianti di produzione di energia elettrica alimentati ad olio combustibile con potenza superiore a 300 Mw termici, già esistenti alla data dell’istituzione del parco del Delta del Po e per i quali venga richiesta la riconversione a carbone o in altro combustibile solido, tale conversione deve assicurare l’abbattimento delle emissioni di almeno il 50% rispetto ai limiti previsti per i grandi impianti di combustione, etc …”. L’articolo a), per inciso, recitava: “gli impianti di produzione di energia elettrica dovranno essere alimentati a gas metano o da altre fonti alternative di pari o minore impatto ambientale”.

Insomma sembra un articolo cucito apposta per la situazione della centrale. “E’ evidente la volontà di limitare fortemente l’uso della norma, nei fatti riconducendola solo al caso specifico – spiega al fattoquotidiano.it Laura Puppato, capogruppo Pd in Consiglio Regionale Veneto – questo espone pero’ il provvedimento ad altri possibili ricorsi in quanto non ridimensiona il vincolo esistente se non per lo stretto necessario a tentare di superare la bocciatura procedurale e normativa da parte del Consiglio di stato. Insomma e’ molto ” ad hoc” e perciò palesemente volta a superare un problema che, lo ricordiamo, vede indagati due dirigenti Via regionale e nazionale per negligenza manifesta”. Sì, perché per la storia della riconversione della centrale ci sono anche diversi indagati: 12 per la precisione.

Resta la soddisfazione di enti locali e operai, che per il momento sperano nell’indotto e nella creazione di posti di lavoro. Un paio di settimane fa era partita anche una raccolta firme per il sì alla riconversione, che in questi giorni ha superato quota 10mila adesioni ed è stata presentata al Consiglio regionale. Si confida nella centrale per risollevare l’economia di una zona da tempo depressa.

“La Regione in questo modo prende atto che bisogna cambiare questa legge che non è più attuale – spiega al fattoquotidiano.it Maurizio Ferro, portavoce del Comitato lavoratori della centrale – questa legge è di 14 anni fa, allora non si parlava di carbone pulito, per cui riteniamo che un adeguamento debba esserci. E’ assurdo e miope, secondo noi, parlare di centrali a gas a Porto Tolle quando le centrali a gas in Italia sono costrette a ridurre la loro produzione per l’alto costo del gas metano. Noi ora abbiamo chiesto tempi rapidissimi: il 7 luglio ci sarà un convegno a Porto Tolle con Zaia, il ministro Prestigiacomo, Bonanni e rappresentanti di Confindustria. Lì ci diranno quali sono i tempi. Noi però non vogliamo più le parole, ora vogliamo i fatti”.

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