C’è anche una pizzeria di Bologna fra i 17 beni sequestrati questa mattina dalla Direzione Investigativa Antimafia di Napoli e Firenze. Con la collaborazione dei carabinieri e della Guardia di Finanza, la Dia ha eseguito arresti e sequestri in esecuzione di un’ordinanza di arresto emessa dal gip Maria Vittoria Foschini, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia napoletana nei confronti di persone legate al clan Lo Russo del quartiere Miano di Napoli.
Le indagini hanno riguardato una ingentissima attività di riciclaggio e di usura ed il reinvestimento di capitali illeciti in catene di ristoranti, pub e bar dislocati prevalentemente sul lungomare napoletano, con filiali a Caserta, Genova, Torino e Varese. E Bologna, appunto.
Questa mattina gli agenti della Dia hanno messo i sigilli alla pizzeria di via Santo Stefano, Regina Margherita. Erano diversi i passanti incuriositi per il sequestro. E il gestore si dice del tutto estraneo: “Non so quello che hanno combinato a Napoli. Noi qui siamo in franchising, non c’entriamo nulla”.
Nell’operazione condotta stamattina ci sono anche nomi eccellenti. Gli agenti hanno, infatti, sequestrato quote di una delle società dell’ex campione del mondo Fabio Cannavaro, che al momento non risulta però indagato. Vittorio Pisani, invece, capo della squadra mobile di Napoli, è uno dei 40 indagati nell’inchiesta, ed è stato raggiunto anche da un provvedimento di divieto di dimora a Napoli.
Carabinieri e guardia di Finanza hanno eseguito 14 arresti e sequestri di beni per oltre 100 milioni di euro. Sequestrate anche attività imprenditoriali, società e immobili. I locali sequestrati, specifica il gip nell’ordinanza, sono tutti “nella titolarità di società le cui quote sono a loro volta intestate a prestanome”. Soggetti, quindi, che non sono collegati direttamente ai gruppi familiari Iorio e Potenza, “ma di fatto a loro legati da rapporto di dipendenza e subordinazione”, spiega il giudice.
E appunto tra questi, secondo gli investigatori, ci sarebbe anche Fabio Cannavaro, considerato il prestanome di Marco Iorio, il quale insieme alla famiglia Potenza, viene definito il promotore ed organizzatore dell’associazione a delinquere. “Ho conosciuto Marco Iorio sei o sette anni fa e dopo circa un paio di anni sono entrato in società con lui nel ristorante di Napoli ‘Regina Margherita’ – ha dichiarato Cannavaro ai pm -, acquistando il 10 per cento delle quote della società”. Ristorante che, da Napoli, ha poi iniziato ad aprire nuovi locali in altre città d’Italia, come Bologna, Genova o Torino.
Nelle loro attività economiche, come quella della catena Regina Margherita appunto, Iorio e soci impiegavano “denaro proveniente dai delitti di contrabbando ed usura nonché 2.000.000 di euro versati da Salvatore Lo Russo, capo dell’omonimo clan camorristico”. Il tutto utilizzando lo schermo dei prestanome per evitare sequestri e confische di beni, che però questa mattina sono arrivati. Anche nella lontana Bologna.