Lo staff dei principi ha pubblicato le cifre delle spese in viaggi della coppia. Nel Regno Unito anche i principi pagano le tasse, ma l'opinione pubblica, oggi in piazza contro la riforma delle pensioni e i tagli al settore pubblico, non è tenera con chi percorre 35mila miglia all'anno al costo di 31 sterline ciascuna
Carlo e Camilla costano sempre di più. Seguendo la passione tutta britannica per le statistiche e per i numeri, anche lo staff del figlio della regina Elisabetta ha diffuso i dati relativi alla “efficienza” della coppia reale. E il principe del Galles e la duchessa di Cornovaglia – così sono più frequentemente chiamati qui nel Regno Unito – sono sempre più spendaccioni: nei loro giri intorno al mondo, durante la stagione diplomatica 2010/2011, hanno speso 31,50 sterline a miglio percorso, contro le 16,13 dell’annata precedente. Un aumento del 50%, anche se il report ufficiale non ne spiega i motivi.
Soldi dei contribuenti? Non proprio, considerato che l’attività di Carlo e Camilla, ma anche di Kate e William e del principe Harry, è finanziata soprattutto dai proventi delle tenute del ducato di Cornovaglia. Ma di certo, in una Gran Bretagna colpita da tagli a librerie, scuole, servizi sociali e di assistenza e persino bagni pubblici, e dove oggi, 750mila “civil servants” – dipendenti statali – incroceranno le braccia nel più grande sciopero da anni, la notizia dei milioni di sterline allegramente spesi dai reali britannici desta non poco scandalo.
Poi, chiaro, l’immagine è tutto. E così, nel report ufficiale diffuso ieri, viene sottolineato anche che gli spostamenti della coppia reale hanno visto dimezzare la quantità di anidride carbonica prodotta e che, spesso, i viaggi all’estero vengono finanziati da altri Paesi, come è avvenuto recentemente in Canada. Nello specifico, Carlo e Camilla, nel 2010/2011, hanno percorso 34.287 miglia, 14.051 delle quali al di fuori dei confini della Gran Bretagna. E i costi hanno superato abbondantemente il milione di sterline.
Ma come fanno i soldi i più glitterati dei reali inglesi? La risposta è semplice: terre, terre e ancora terre. Fin dal 1337, anno in cui fu fondato da Edoardo III per il suo omonimo figlio, il ducato di Cornovaglia è stato riservato alle entrate dell’erede al trono. Ben 55mila ettari di terra in 23 province, soprattutto nel SudOvest dell’Inghilterra, territorio che ospita attività agricole, proprietà residenziali e commerciali, e che ha dato vita persino a un portafoglio di investimenti.
Soldi che poi vengono usati per l’attività ufficiale e di beneficenza del principe. Il quale è capace anche di raccogliere, dai privati, un centinaio di milioni di sterline l’anno per attività caritatevoli. E soldi sui quali i reali pagano anche le tasse, al 40%, così più di 8 milioni di sterline su 17,8 di introiti sono tornati nell’ultima stagione allo Stato.
Eppure, solo ieri, dalle colonne del London Evening Standard, il segretario privato del principe Carlo, Michael Peat, lanciava l’allarme: «Con profitti dimezzati e scesi a 1,4 milioni di sterline, siamo di fronte a tempi difficili, almeno per quanto riguarda le finanze». Anche Carlo e Camilla “strozzati” dalle tasse? Difficile dirlo ai dipendenti pubblici che oggi sciopereranno contro una riforma delle pensioni che vuole innalzare l’età a 66 anni per tutti entro il 2020 e che vuole aumentare i contributi di un ulteriore 3%.
Infine, dal report pubblicato sul sito ufficiale del principe, anche alcune curiosità. Una Mini elettrica voluta dal principe è poi stata dismessa, in quanto reputata troppo piccola. Con il solito giro di parole britannico, il report precisa che «non era sufficientemente capiente». E, altra curiosità, grazie al matrimonio del 29 aprile scorso, i lavoratori full time alle dipendenze della famiglia sono saliti a 159, grazie a cinque assunzioni ad hoc per il grande giorno – almeno per il morale del Regno Unito – delle nozze di Kate e William, ora duca e duchessa di Cambridge. Ma le spese per il “sì” dell’anno non sono state conteggiate nel bilancio di Carlo. «Quello che realmente è contato è stata la felicità del momento», commentava sempre ieri il segretario del principe. «Di certo non riveleremo quanto è stato speso». Almeno per il momento.
di Daniele Guido Gessa