Un risultato che va oltre ogni previsione e che boccia in parte la gestione dell'ateneo più antico del mondo occidentale e un regolamento che i sindacati giudicano "carente e autoritario"
Secondo il calcolo diffuso dall’Intersindacale d’Ateneo che ha lanciato l’iniziativa, la quasi totalità dei votanti si è espressa a favore di tutte e quattro le proposte presentate nel referendum. Sì all’elezione democratica di tutti i membri degli organi collegiali (compreso il Cda); sì all’elezione dei direttori di dipartimento e dei presidi delle facoltà; sì alla possibilità di sfiduciare il Cda da parte del Senato; e infine sì all’assegnazione di un maggior peso al voto del personale tecnico e amministrativo nell’elezione del rettore.
“In una città che mostra di aver paura di dare la parola ai cittadini – fa sapere l’Intersindacale in una nota – l’Università di Bologna si rivela un mondo molto più libero, vitale e unito sui temi di fondo della democrazia e dell’autonomia”. Prima esperienza di questo tipo nel panorama universitario italiano, la consultazione ha chiamato al voto tutte le componenti della comunità accademica bolognese (professori, ricercatori, tecnici e amministrativi e precari), che hanno potuto esprimere la propria opinione dal 28 al 30 giungo, collegandosi al sito web o presentandosi in uno dei banchetti allestiti in via Zamboni. “Si è arrivati a questa inedita iniziativa – fa sapere in un comunicato la Flc-Cgil – perché la discussione sullo statuto è stata approssimativa e perché il rettore intende continuare per la sua strada, nonostante l’invito giunto da più parti a darsi più tempo e a evitare lacerazioni. Il risultato, dopo oltre un anno di lavoro della Commissione statuto, è una bozza carente e autoritaria, che sarà esposta nella sua versione completa e definitiva pochi giorni prima della scadenza per la sua approvazione”.
I dati definitivi sono arrivati al termine di un controllo che ha portato a escludere una quarantina di voti. “Ci sono stati diversi tentativi di infiltrazione – spiega Matteuzzi – che hanno portato voti fasulli, automaticamente scartati”. Sul sito si poteva accedere solo inserendo un indirizzo presente nella rubrica dell’Ateneo, ma per rendere effettiva la preferenza era necessario mandare una conferma dalla propria email Unibo. Non sono state prese in considerazione, quindi, tutte le conferme arrivate da altri indirizzi di posta elettronica.
Un meccanismo di voto che però non è piaciuto ad alcuni tecnici informatici dell’Università, secondo i quali il sito web usato per raccogliere le preferenze poteva essere fatto in modo da garantire una maggiore sicurezza e il completo anonimato degli elettori. “Uno degli errori principali è stato quello di aver usato una sessione http invece che https – spiega un lavoratore dell’Alma Mater che preferisce mantenere l’anonimato – tutto il traffico girava su un sistema in chiaro, facilmente penetrabile. Questo vuol dire che attraverso programmi reperibili su internet, si poteva accedere all’identità dei votanti e alterare i risultati. Non metto in dubbio le buone intenzioni di chi ha organizzato la consultazione e l’onestà di chi ha votato – ci tiene a sottolineare – ma per una questione così importante si poteva realizzare un sistema più serio”.
Intanto, alcune modifiche alla bozza dello statuto sono già arrivate. “Il Rettore – si legge nel comunicato dell’Intersindacale – ha convenuto che sia necessario eleggere e non nominare i direttori, i presidenti di facoltà e i coordinatori di campus, argomento oggetto del nostro secondo quesito. Ciò che ancora attende risposte è la realizzazione della democrazia rappresentativa negli organi di governo del nostro Ateneo”.