Attenti traders ai vostri bonus. I derivati? Andiamoci piano anche con quelli. E non parliamo dei paradisi fiscali. Finance Watch, una nuova ong che vuole diventare la Greenpeace della finanza, promette battaglia. Dopo mesi di preparazione è ormai operativa. Vuole difendere l’interesse dei cittadini e dei risparmiatori nelle questioni finanziarie. E lavorare a Bruxelles (facendo lobby pressante) perché, quando si prepara e si discute una nuova normativa, non ci siano solo le banche a difendere i propri interessi.
L’idea è venuta un anno fa a una ventina di eurodeputati che hanno lanciato un appello per la creazione di Finance Watch. Fra loro politici verdi, di sinistra (al gruppo si è in seguito associato anche Sergio Cofferati) e pure di destra. Il più combattivo è stato Pascal Canfin, giornalista francese, diventato parlamentare europeo nel 2009. “Uno dei primi testi legislativi che mi sono ritrovato a esaminare – racconta – riguardava i limiti da imporre ai fondi speculativi. Nel mio ufficio, però, venivano solo i lobbisti degli hedge funds. Nessuno ha mai bussato alla porta per parlarmi in maniera negativa di quegli strumenti. In materia finanziaria e bancaria non esistono equivalenti di Greenpeace, del Wwf o dei sindacati europei. Non c’è un contropotere”.
O meglio, non esisteva. Perché nei giorni scorsi si è tenuta la prima assemblea generale di Finance Watch. I soci fondatori sono una quarantina di organizzazioni europee che a loro volta rappresentano più di 300 Ong, sindacati e associazioni di consumatori (da Oxfam al Beuc, L’ufficio europeo delle unioni dei consumatori, passando per la Ces, la Confederazione dei sindacati a livello comunitario). Finance Watch porterà avanti indagini su temi specifici: “controperizie” indipendenti rispetto all’industria finanziaria. Poi ci sarà l’azione di lobby sul Parlamento, la Commissione e il Consiglio europei. E, infine, l’attività di comunicazione, così da scatenare dibattiti pubblici su argomenti spesso ostici e poco pubblicizzati. Ma che sono all’origine di crack di imprese e di Stati, di perdite ingenti (e ingiuste) sugli investimenti, di tasse aggiuntive per correggere quei patatrac.
Finance Watch puo’ già contare sulla consulenza di una ventina di esperti: economisti, avvocati, analisti finanziari, docenti universitari. Insomma, specialisti che ben conoscono i meccanismi dall’interno. Come Philippe Loumeau, che, dopo una ventina d’anni trascorsi a lavorare nelle Borse di mezzo mondo (è stato, addirittura numero due di quella di Montréal), è ora consulente per il management d’impresa. E ha promesso che dedicherà a Finance Watch come volontario almeno un giorno di lavoro alla settimana. Segretario generale della Ong sarà Thierry Philipponnat, 49 anni, una carriera brillante tra Bnp Paribas, Ubs ed Euronext. Anche lui oggi lavora come consulente, dopo aver iniziato a collaborare negli anni scorsi con Amnesty International. “Trovo la finanza molto interessante, anche da un punto di vista intellettuale – sottolinea – . E poi è fondamentale per l’economia. Ma mi preoccupa anche l’impatto sociale di queste attività”. Padrino della nuova organizzazione, invece, sarà Juergen Habermas, l’anziano filosofo e sociologo tedesco. Secondo l’europarlamentare Canfin, il mondo della finanza sembra aver dimenticato in fretta la crisi del 2008. “E’ chiaro che diverse banche hanno già iniziato a speculare perfino sul debito greco – sottolinea -. Bisogna intervenire al più presto”.