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La chiesa irlandese è al collasso?

Siete sull’orlo del collasso”, avvertiva Benedetto XVI a febbraio. “No, siamo ben lontani dal collasso”, rispondeva a fine marzo il Primate d’Irlanda, Monsignor Martin. Qualche giorno fa, un’inchiesta giornalistica dell’Irish Examiner ha ribattuto con i dati: il collasso c’è, eccome!

In Irlanda si è appena concluso il 49° Congresso Eucaristico Nazionale, il primo che ha coinvolto dopo decenni tutte le 26 diocesi del paese. L’appuntamento era fortemente atteso dal clero locale, soprattutto all’indomani della Visita Apostolica voluta da Papa Benedetto XVI, una vera e propria commissione inquisitoria vaticana che ha messo duramente al muro la gerarchia cattolica d’Irlanda per gli scandali di pedofilia abbattutisi sul paese negli ultimi anni.

Si parla in questi casi, come evidenziano due diversi rapporti governativi, di una vergogna di proporzioni impressionanti, che conta testimonianze su migliaia di abusi perpetrati sistematicamente per decenni in tutta la Repubblica, in scuole, seminari e parrocchie, con l’aggravante insostenibile della connivenza e del silenzio dei vertici gerarchici fino al livello cardinalizio e arcivescovile.

Lo stesso Pontefice, nella sua lettera pastorale, parla di danni immensi alle vittime e alla Chiesa stessa, che hanno modificato la pubblica percezione del sacerdozio e della vita religiosa. Sempre secondo il Papa, le autorità locali hanno fornito una “risposta spesso inadeguata, con gravi errori di giudizio e mancanze nel governo (della Chiesa locale)”.

Il disgusto e l’esecrazione scaturiti a seguito di questo colossale scandalo hanno sancito per molti Irlandesi il definitivo distacco dalla Chiesa, in un paese che aveva fatto per secoli della propria fede cattolica una bandiera di libertà e unità nazionale.

Qualche tempo fa, l’Irlanda era stato definito “il paese più cattolico d’Europa”. Oggi, secondo l’indagine dell’Irish Examiner, la situazione è completamente diversa.

In questo momento di crisi economica, la percezione che gli Irlandesi hanno del clero è quello di gente privilegiata, con un lavoro di tutto riposo, studi universitari gratuiti, vitto, alloggio, salario e pensione garantiti e perfino un certo grado di rispetto e potere nelle proprie comunità.

Il quadro emerso dall’inchiesta comprende naturalmente anche i sacrifici e la missione quotidiana di molti individui, nonché un certo numero di eclatanti esempi di abnegazione, ma l’indagine punta il dito anche sulla rilevante presenza di “vocazioni” dovute a spinte familiari, crisi di alternative e necessità disperata di “nascondere la propria omosessualità”.

Gli abominevoli abusi venuti a galla hanno anche affondato il numero delle vocazioni. Considerando solo gli ultimissimi anni (quelli in cui sono emersi i fatti perpetrati), i seminaristi che hanno iniziato il proprio corso vocazionale sono stati 36 per il 2009 e 16 per il 2010: una riduzione di oltre il 50% in un solo anno e su numeri già veramente esigui.

Se consideriamo poi il numero complessivo dei sacerdoti del paese, negli ultimi dieci anni la flessione è stata del 40%, passando dai 2800 preti di inizio secolo agli attuali 1700, appena al limite delle necessità delle parrocchie dell’isola. Facendo una proiezione per i prossimi dieci anni, la prospettiva è assolutamente sconfortante e davvero prossima al collasso, che viene arginato parzialmente solo dall’immissione continua di preti immigrati.

Passando dalla quantità alla qualità, si parla anche di un progressivo e inarrestabile invecchiamento dei preti stessi (oltre la metà di essi ha più di 55 anni), incapaci di provvedere alle necessità di una popolazione molto più giovane e moderna dei propri “pastori”. Senza contare che diversi nomi della “vecchia guardia” clericale sono rimasti coinvolti negli scandali e non posseggono più alcun rispetto o sostegno da parte della popolazione.

Un altro aspetto di questa crisi sistemica è quello finanziario, con fondi e risorse esauriti o in esaurimento e la denuncia di molti anziani sacerdoti, che hanno il fondato sospetto di non poter godere di alcun sostegno da parte della Chiesa dopo il proprio ritiro. Grande preoccupazione destano anche le condizioni psicologiche dei presbiteri, che in numero sempre maggiore presentano evidenze di stress e problemi interiori che non li rendono del tutto affidabili o capaci di gestire le necessità spirituali dei propri parrocchiani.

“La Chiesa oggi è un luogo molto più sicuro per i bambini e i giovani di quanto lo fosse in passato”, dicono i vescovi irlandesi, mentre il Vaticano comunica che il risultato dell’inchiesta della Visita Apostolica sugli scandali sarà reso pubblico all’inizio del 2012, con esiti che aggraveranno la situazione, già terribile, delineata dalle inchieste giudiziarie e giornalistiche.

Anche chi pensa che “il collasso sia lontano” deve ammettere che il futuro di questa istituzione appare in Irlanda sempre più nero.

Mauro Longo, giornalista freelance in Irlanda