Colpevoli di illecito: Aldo Spinelli e Giacinto Facchetti, presidenti rispettivamente di Livorno e Inter. Colpevoli invece di aver violato l’articolo 1 del codice di giustizia sportiva che riguarda l’obbligo di lealtà dei tesserati: Luca Campedelli (presidente del Chievo), Massimo Cellino (presidente del Cagliari), Fabrizio Corsi (presidente dell’Empoli), Nello Governato (dirigente del Brescia), Sergio Gasparin (direttore sportivo del Vicenza), Rino Foschi (direttore sportivo del Palermo) e Luciano Spalletti (allenatore dell’Udinese). Il procuratore federale Stefano Palazzi consegna la relazione in merito ai fatti oggetto di indagine dell’inchiesta “Calciopoli bis” e chiarisce come sarebbero dovute andare le cose se non fossero maturati i tempi della prescrizione che hanno portato all’assoluzione di tutti gli imputati sopra citati.

Nelle 72 pagine in cui il procuratore spiega le ragioni della sentenza, aprendo scenari che fanno tremare il calcio italiano. Ancora una volta sotto assedio dopo la prima Calciopoli e il recente calcioscommesse. La notizia più clamorosa: Palazzi dice chiaramente che nel 2006 l’Inter avrebbe dovuto essere deferita per illecito sportivo. La causa: le numerose telefonate che l’ex presidente dei neroazzurri Facchetti avrebbe fatto ai due designatori arbitrali di allora, Bergamo e Pairetto, nei giorni che precedevano le partite dell’Inter.

Ma c’è di più. Se non fosse intervenuta la prescrizione, scrive Palazzi, si sarebbe configurata “una responsabilità diretta ad assicurare un vantaggio in classifica alla squadra, mediante il condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale e la lesione del principio di alterità, terzietà, imparzialità e indipendenza in violazione del pre-vigente art. 6 del Codice di giustizia sportiva e oggi sostituito dall’art. 9”. Vale a dire, illecito sportivo. Che significa, nei casi più gravi, anche retrocessione.

Insomma, la prescrizione, secondo Palazzi, ha nascosto sotto il tappeto un polverone che avrebbe potuto sommergere il pallone di casa nostra. Con la Juventus nel pantano per le note accuse ai suoi dirigenti di riferimento (Luciano Moggi in primis), la Procura di Napoli ha indagato per mesi sui presunti illeciti che avrebbero coinvolto altri protagonisti del calcio italiano. Oltre alla Juventus, sarebbero diverse le squadre che avrebbero potuto essere punite pesantemente per aver commesso gravi colpe che hanno influenzato il regolare svolgimento del campionato. Si è detto dell’Inter del compianto Facchetti. Ma anche il Milan, scrive Palazzi, avrebbe dovuto essere condannato per illecito sportivo. Leonardo Meani, all’epoca dirigente addetto agli arbitri del club rossonero, si sarebbe macchiato di responsabilità importanti, tali da mettere in serio dubbio i risultati maturati sul campo dalla squadra allora allenata da Carlo Ancelotti.

“Un attacco grave e assolutamente inaccettabile. Grave coinvolgere Facchetti, non c’è alcun elemento nuovo, tutto è stato già giudicato”. Queste le prime reazioni del presidente dell’Inter Massimo Moratti, che senza troppi giri di parole arriva a dire che “Palazzi ha sbagliato”. Di diverso colore le dichiarazioni dell’ex numero uno della Juventus, Giovanni Cobolli Gigli, che si augura che il Consiglio federale “prenda in seria considerazione tutto questo, con grande senso di responsabilità”. In ballo, la revoca dello scudetto bianconero del 2006, poi assegnato all’Inter. La società di Andrea Agnelli ha chiesto formalmente alla Federcalcio di riaprire il fascicolo che riguarda quella decisione. Palazzi spiega che non si può più intervenire per via disciplinare e che l’eventuale revoca del titolo assegnato a tavolino all’Inter può spettare soltanto al Consiglio federale, che ne discuterà nella riunione in programma il 18 luglio. La soluzione a portata di mano: la decisione dell’Inter di rinunciare alla prescrizione e di far riprendere l’iter della giustizia sportiva.

di Dario Pelizzari

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