Chiamiamola P2, non chiamiamola “Struttura Delta”, perché, come appare sempre più evidente, i protagonisti sono sempre gli stessi, i nomi nuovi non sono altro che quelli delle nipoti e dei nipoti di Licio Gelli, naturalmente in senso figurato.
Il progetto è sempre il medesimo: stravolgere la Costituzione, asservire la magistratura, controllare l’informazione, dissolvere quel poco che resta della Rai, ridurre il Parlamento ad una sorta di assemblea dei soci che ratifica le decisioni dell’amministratore delegato.
Per quanto riguarda i media, la cosiddetta struttura Delta che controllava e controlla il polo Raiset altro non è che il braccio operativo del conflitto di interessi.
Ci fa piacere che ora, almeno tra le opposizioni, si registri una vasta e convinta indignazione ma quanto sta emergendo era già percepibile anche prima delle intercettazioni.
Purtroppo si è perso molto tempo, perché non si voleva vedere e sapere, perché chi ha provato a denunciare e a contrastare, è stato catalogato come: “antiberlusconiano di professione, estremista piccolo borghese con la mania della legalità, persona incapace di comprendere la modernità….”, e via discorrendo con il campionario delle scemenze, delle omissioni, delle ipocrisie, delle connivenze.
Gli editti bulgari, le pratiche distorsive dei mercati, le intese di cartello, la trasformazione della Rai in una succursale di Mediaset, le pressioni sulle autorità e sui vertici della Rai per espellere i vari Biagi, Freccero, Luttazzi, Travaglio, Gabanelli, Floris, Dandini, Fazio, Saviano… erano già state denunciate, persino nei dettagli, nei libri, negli articoli, negli esposti presentati da decine di associazioni, sindacati, comitati, tutte archiviate con una alzata di spalla, accantonate con frasi e sorrisi di circostanza.
Le denunce di Furio Colombo, di Marco Travaglio, di Peter Gomez, di Enzo Biagi, di Loris Mazzetti, di Barbara Spinelli, di Antonio Padellaro, di Curzio Maltese, di Norma Rangeri, di Claudio Rinaldi, di Giovanni Valentini, del professor Sartori, di Alexander Stille, di Federico Orlando, per citare solo qualche nome, sono state considerate al pari di molestie, quasi delle stranezze ideate e scritte da gente “di umore tristo e cattivo”.
Quelle Autorità di garanzia che ora si apprestano ad emanare, vedi gli articoli già pubblicati sul Fatto, un regolamento per imbavagliare la rete, non hanno mai mosso un dito, non hanno mai aperto una inchiesta sul conflitto di interessi, non hanno ritenuto di alzare non dico la voce, ma neppure un dito per contrastare una struttura Delta che operava ed opera alla luce del sole.
Per questo è giusto partecipare alla notte bianca indetta per domani a Roma “contro il bavaglio alla rete“, perchè in un contesto inquinato e melmoso, qualsiasi testo non potrà che risultare inquinato e melmoso.
“A pensare male si fa peccato, ma spesso si ha ragione..”, pensava Andreotti, un altro grande burattinaio, e a questo proposito, come non ricordare che proprio Berlusconi, anche dopo le ultime elezioni, ha indicato nella rete uno dei suoi nemici, un luogo incontrollabile, strutturalmente ostile ad ogni struttura Delta.
La stoffa utilizzata per questo regolamento, assomiglia molto a quella della legge bavaglio sulle intercettazioni e a quella preparata dalla struttura Delta per cacciare da tutti i palinsesti, compresi quelli de la7, le donne, gli uomini, i programmi sgraditi al capo loggia.
Non mancherà chi ci accuserà di esagerare , e di ricadere nell’antiberlusconismo “radicale ed infantile”; ce ne faremo una ragione, tanto, tra qualche tempo, saranno costretti, purtroppo, a darci ragione, basta solo aspettare.
Nel frattempo non aspettiamo nessuno e cominciamo a preparare una straordinaria controffensiva per fermare l’ultimo assalto di un regime morente.
Se proveranno ad usare “il generale Agosto”, per tentare di imbavagliare la pubblica opinione, li manderemo letteralmente al manicomio, a costo di pubblicare i testi delle intercettazioni della struttura Delta, e non solo, persino sui castelli di sabbia e sulle fiancate dei canotti…