E’ una tecnica imposta dal Capo, ma ormai funziona male. Il segretario del Pdl Angelino Alfano, appena incoronato, dichiara che sogna un “partito degli onesti”. Wikipedia indica che la parola onestà deriva dal latino honestas e indica “la qualità umana di agire e comunicare in maniera sincera, leale e trasparente, in base a principi morali ritenuti universalmente validi. Questo comporta l’astenersi da azioni riprovevoli nei confronti del prossimo, sia in modo assoluto, sia in rapporto alla propria condizione, alla professione che si esercita e all’ambiente in cui si vive”. Infine, l’enciclopedia più famosa del web aggiunge che all’onestà è contrapposta l’ipocrisia e la menzogna.
Angelino Alfano, dunque, quando afferma che sogna “un partito degli onesti” è ipocrita, disonesto e menzognero, oppure è un politico che vive in un mondo fantastico e non legge i giornali, non guarda la tv e non sa nulla di quanto accade in Italia. Aiutiamolo, allora, a svegliarsi dall’incantesimo.
Il suo Capo è tornato al potere grazie a una legge elettorale che segava le gambe all’avversario politico, definita una “porcata” dallo stesso ideatore, il leghista Calderoli. Il termine “porcata” sta a significare “azione o comportamento indegno e sleale”. Cioè disonesto. E quindi, tornato al potere, il Capo non muove un dito per lo sviluppo economico del Paese, smantella la scuola, impoverisce i precari, vuole il bavaglio alla stampa, sguazza nei festini erotici con ragazze giovanissime e, rivolgendosi al Paese, ripete di agire per il bene degli italiani e invoca le grandi riforme. E’ un comportamento disonesto, perché contraddetto dai fatti.
Il Capo e la sua lobby finanziaria impongono la costruzione di centrali nucleari, la privatizzazione dell’acqua, le leggi ad personam a favore del Capo. I cittadini possono esprimere la loro opinione con un referendum. Il partito del Capo, con la complicità della Lega, tenta di cancellare il referendum con un decreto legge, ma la Cassazione dice che è scorretto. Sleale. Disonesto. E allora si va a votare. Ma la data del referendum, invece di sovrapporla alle elezioni amministrative, viene spostata in un week end soleggiato di giugno. La Rai occupata dal Capo oscura la promozione dei quesiti referendari. Il Tg1 e Tg2 sbagliano le date. Tutte azioni scorrette. Sleali. Disoneste. Ma alla fine gli italiani votano e chiedono l’abolizione di leggi vergognose. Furioso, rabbioso, il Capo incolpa Michele Santoro e Annozero, cioè “trasmissioni micidiali” che spostano il consenso politico. Alla fine Santoro lascia la Rai e si prepara a chiudere un contratto con La7. E’ tutto pronto. Arriva l’annuncio quasi ufficiale. Poi Telecom Italia Media, editore di La7, si tira indietro. Senza uno straccio di ragione accettabile. E mentre Angelino Alfano sogna, si scopre che il governo del Capo ha messo sotto ricatto Telecom con un provvedimento che di fatto le avrebbe tolto il monopolio telefonico. Quando la rottura tra Santoro e La7 è consumata, il provvedimento viene tolto dalla bozza. Un atto fortemente disonesto.
Il Capo del partito degli onesti deve pagare 750 milioni di euro alla Cir di De Benedetti, in seguito a un’azione disonesta portata a compimento dall’avvocato del Capo, Cesare Previti, che ha corrotto il giudice Metta per l’acquisizione illecita del gruppo Mondadori. Allora Lui se ne infischia del parere di 25 milioni di italiani e confeziona la ventesima legge ad personam, bloccando il pagamento dell’enorme somma alla Cir. L’ennesimo atto sleale, che Antonio Di Pietro definisce “politica criminogena”. Cioè la politica dei disonesti.
La tecnica di vendita pubblicitaria ha sempre violentato le parole. Ciò che fa schifo viene spacciato per stupendo. Ciò che non funziona si presenta come perfetto. E proprio un venditore di pubblicità – che ha conquistato gli schermi tv (ma non Internet ) – ha tentato l’impresa assurda di annullare la realtà dei fatti e usare le parole per vendere ciò che non esiste. Angelino Alfano ci è cascato: il Capo lo ha fregato, rendendolo lo zimbello della generazione Internet. Milioni di italiani onesti che si informano attraverso i social media, i blog, le web tv, le piattaforme d’informazione digitale, hanno sviluppato l’antidoto all’incantesimo del Capo e si preparano adesso a buttarlo giù dalla Torre Televisiva.
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