Finirono in tribunale i baroni dell'ospedale Sant'Orsola e coinvolse gli atenei di Bologna, Verona e Brescia. Uno scandalo senza precedenti che si conclude con una serie di proscioglimenti perché il fatto non sussiste
I giudici hanno deciso il non doversi procedere nei confronti di Roberto Corinaldesi, Vincenzo Stanghellini e Bernardino Vaira, tre gastroenterologi di fama internazionale, per l’accusa di appropriazione indebita, esclusa l’aggravante, per mancanza di procedibilità.
Assolti, invece, Ettore Ambrosioni e Ettore Bartoli dall’accusa di abuso d’ufficio e falso perchè il fatto non sussiste, per il concorso di Brescia pubblicato nel marzo 2004 per un posto da professore ordinario di medicina e Chirurgia. È stata assolta anche Maria Paola Landoni, ex preside di Medicina, a processo con le stesse accuse e Bartoli, Corinaldesi, Andrea Facchini e Roberto Delsignor, sempre perchè il fatto non sussiste, anche per il concorso per un posto da prof ordinario a Verona pubblicato nel luglio 2004, e per un altro posto da ordinario all’università di Bologna (medicina interna) pubblicato nel gennaio 2004.
Per Stanghellini, poi, non doversi procedere per corruzione per i rapporti con Italchimici. Lo stesso per Raffaele Annaloro, consigliere di amministrazione di Italchimici. Non doversi procedere anche nei confronti di Italchimici per l’illecito amministrativo, sempre per prescrizione.
Insomma, una sfilza di assoluzioni e non doversi procedere che hanno cancellato con un colpo di spugna l’inchiesta portata avanti dalla Procura di Bologna.
Il Tribunale, presieduto dal giudice Michele Leoni, ha depositato le motivazione in udienza, specificando che “premesso che in tutte le fattispecie gli imputati sono stati rinviati a giudizio per il delitto di abuso d’ufficio per avere contribuito, con modalità diverse e al di fuori dell’operato delle commissioni esaminatrici, al conferimento di posti di professore associato a determinati candidati. Non sono tuttavia indicati elementi descrittivi di condotte finalizzate a favorire candidati che gli imputati considerassero non meritevoli del posto a concorso”. Nessun elemento, dunque, per provare condotte improprie che possano aver favorito candidati non meritevoli. “Manca quindi – continuano i giudici – l’elemento soggettivo richiesto, ossia il dolo intenzionale volto a pregiudicare, da un lato candidati più meritevoli, e dall’altro il superiore interesse pubblico dato dalla copertura del posto da parte di soggetti all’uopo titolati”. “Va inoltre rilevato che alcuni imputati sono stati chiamati a rispondere di abuso d’ufficio – si legge – pur non essendo componenti delle commissioni d’esame”.
“Non posso che esprimere la mia più completa soddisfazione per la decisione del Tribunale di Bologna” avrebbe commentato l’avvocato Guido Magnisi, che difende Corinaldesi. Mentre Ivano Dionigi, il rettore dell’Università di Bologna, che si era costituita parte civile, esprime tutta la soddisfazione per la conclusione della vicenda processuale che, seppure tardivamente, ha restituito l’onore e la dignità non solo ai Colleghi interessati ma a tutta l’Alma Mater. È la fine di un incubo per questi studiosi illustri che hanno pagato un prezzo davvero molto caro e ai quali va tutta la mia stima e comprensione”.
Restano ora in piedi solo alcune accuse marginali che riguardano un numero ridotto di imputati. Ma anche in questi casi la prescrizione sembra poter cancellare tutto.