In molti, in questi giorni, stanno provando, senza sosta, a far circolare un sillogismo facile quanto devastante e ingeneroso: poichè ci sono stati incidenti durante la manifestazione in Val di Susa, allora tutti i manifestanti sono violenti, dunque chi difende i manifestanti difende i violenti, dunque è violento a sua volta. In ogni altro Paese un giornale, una tv, un politico che dicesse o provasse anche solo ad abbozzare un simile ragionamento, sarebbe travolto dalle pernacchie e perderebbe, per sempre, credibilità. Basta semplicemente guardare i video e le foto di domenica scorsa, a Chiomonte, per rendersi conto della bellezza di quelle 60 mila persone e dell’imbecillità di poche centinaia di estremisti contestati e zittiti dallo stesso popolo No-Tav.
E’ per questa ragione, per tutelare proprio il popolo No-Tav, che ho reputato opportuno portare in Europa le loro richieste e i loro appelli. Anzi, le nostre. Per questo ho usato il mio one minute speech per ricordare a tutti i colleghi e al presidente che il Tav in Val di Susa non si farà mai, per il semplice fatto che è da folli pensare che si possa militarizzare un territorio per 20 anni per realizzare un’opera (sostanzialmente inutile e fondamentalmente devastante). Inoltre le scadenze temporali poste dalla Commissione per l’erogazione del contributo europeo pari a 662 milioni di euro sono tutte scadute, e non si capisce perchè l’Italia e soltanto l’Italia possa godere di privilegi che non vengono assegnati ad altri Stati membri.
Ho invitato quindi la Commissione petizioni ad inviare quanto prima una delegazione parlamentare in Val di Susa per sincerarsi di quanto sta accadendo e per ascoltare la popolazione locale.
E, infine, c’è la bandiera. Quella bandiera, quella del popolo No-Tav, che mi regalarono proprio quei meravigliosi e pacifici attivisti quando andai in Val di Susa, il 7 novembre del 2009, in occasione dell’“avvicendamento” tra Angnoletto e me come parlamentare europeo di riferimento. L’ho tenuta in mano, aiutata dal collega e amico Gianni Vattimo, durante tutto il mio intervento. Perchè quella bandiera non appartiene ai violenti, ai black bloc, ai lanciatori di pietre. Quella è la bandiera della coscienza civile, della rivolta non violenta, di un intero popolo che vuole dire la sua su un’opera costosissima che servirà soltanto a riempire le già grondanti tasche di lobby e cricche.
Quella è anche la mia bandiera. No Tav, no mafia.