Affari e calcio. Gli affari riguardano nuovi locali da aprire a Varese ed eventualmente pure in Ungheria e a Dubai. E il calcio, che interseca a più riprese il primo argomento, comprende chiacchiere sull’andamento del campionato e sul gradimento di giocatori di serie A, alcuni dei quali da coinvolgere in progetti imprenditoriali. Tra di loro sembra destare particolare interesse Marco Di Vaio, non indagato nell’inchiesta napoletana, ma finito nei guai a Bologna per quelle condotte dalla procura della Repubblica del capoluogo emiliano sui pass invalidi e i permessi di parcheggio in centro. Poi, di nuovo, si torna agli affari.
Tutto questo lo si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari partenopeo Maria Vittoria Foschini. Ordinanza che ha portato all’arresto per riciclaggio e usura di 14 persone e al divieto di dimora nel comune e nella provincia di Napoli per Vittorio Pisani, capo della squadra mobile del capoluogo campano. È un’operazione anticamorra di pochi giorni fa contro il clan Lo Russo condotta dalla Direzione investigativa antimafia di Napoli e di Firenze, giunte – oltre che a Caserta, Genova, Torino e Varese – anche a Bologna, dove sono stati apposti i sigilli alla pizzeria Regina Margherita di via Santo Stefano, diretta da Sasà D’Ascia, indagato nella stessa inchiesta.
E dalle intercettazioni telefoniche disposte dagli inquirenti emerge la circolarità di argomenti di cui si diceva poco sopra. In una conversazione avvenuta il 13 febbraio scorso tra D’Ascia e Marco Iorio, anche lui finito nel mirino degli investigatori, si inizia infatti con qualche informazioni sullo stato degli incassi della giornata precedente. E il ristoratore con base a Bologna risponde di aver fatto 350 coperti mettendo insieme poco meno di 7 mila euro e attestando le entrate per quel mese intorno ai 28 mila.
Ma subito dopo si va più sul delicato e citando persone non indagate si dà idea, forse millantando, di come si cercasse di estendere contatti dentro le istituzioni che magari in futuro potessero rivelarsi utili. Poi ecco che viene tirato fuori il nome dell’ex nazionale Marco Di Vaio, che è stato a mangiare “chez Sasà” e che, a detta di quest’ultimo, sarebbe diventato suo amico al punto che il pizzaiolo può permettersi qualche confidenza. Come chiedergli “cosa vuole fare da grande” e suggerirgli di lasciar stare il settore dell’abbigliamento.
L’ex giocatore avrebbe risposto dicendo di preferire l’ambito della ristorazione. “A questo punto”, si legge nell’ordinanza firmata dal gip di Napoli, “Sasà gli ha detto che, se fosse davvero interessato, potrebbe farlo con il cugino Marco (Iorio), che è ‘il capo in assoluto‘. Quest’ultimo […] suggerisce a Sasà che avrebbe potuto illustrare a Di Vaio la compagine sociale, assimilabile alla ‘nazionale di calcio‘ per la partecipazione dei tanti giocatori come Cannavaro, Palladino, Molinaro, Borriello e riferire che tutti questi sono contentissimi di essere in società con lui”.
Intanto D’Ascia e Iorio passano ai progetti di espansione. “Al locale [di Bologna] è stato un signore che suggeriva di aprire, con loro, un locale in Ungheria mentre un altro a Dubai” e che sarebbe stato messo in contatto per posta elettronica con Iorio. Ma prioritario sembra essere un progetto all’apparenza già avviato, l’apertura di un ristorante a Varese in cui devono andare a lavorare un cuoco e un pizzaiolo in contatto con Sasà. Nessun timore per eventuali forfait, rassicura D’Ascia, “non lo avrebbe abbandonato e sarebbe andato anche lui a Varese […], avrebbe fatto lui quattro giorni lì”.
E poi il discorso torna sui calciatori. “Sasà”, prosegue l’ordinanza, “ribadisce che Marco Di Vaio non è interessato all’abbigliamento, che ne ha parlato anche con Carmine e che quindi, appena sarebbe andato al locale, avrebbe preso un appuntamento. Poi parla anche di ‘Gyuri Garics‘ [cioè György Garics, terzino di origine ungherese che ha militato nel Bologna e nella nazionale austriaca nda], altro calciatore che si è infortunato e ha finito la stagione calcistica”.
Infine, nel passaggio dell’atto giudiziario che cita Bologna, un accenno che sembra quasi un racconto spionistico. “Marco dice di avere un programma con il quale vede in diretta tutto quello che succede, tipo ‘Fbi’, e che questo programma ancora non arriva in via Santo Stefano”. Ma intanto, in attesa del fantomatico software, non dimentichino Sasà D’Ascia e Marco Iorio che “devono volare, andare avanti e progettare”. Al momento, però, il loro slancio è stato stoppato dalle indagini antimafia.