Ha battuto il numero di utenti unici del New York Times. E’ diventato il primo sito di informazione americano. E ora sbarca nel Regno Unito. L‘Huffington Post, il blog filo dem di Arianna Huffington ai vertici dei contenuti online, ha infatti deciso di espandersi oltreoceano e promette, entro fine anno, di insediarsi in 12 paesi tra cui Francia, India e Australia. Per America Online, che lo scorso febbraio ha acquisito il blog per 315 milioni di dollari, si tratta di creare “news in franchising”. Una sfida che preoccupa i principali siti di notizie di tutta Europa perché la “regina dell’aggregazione”, come l’ha ribattezzata il direttore del Nyt Bill Keller, guadagna nuove fette di mercato attraverso contenuti rigorosamente gratuiti.

Con i suoi 36 milioni di lettori in tutto il mondo conquistati in soli 6 anni e l’ingresso in Aol, l’HuffPo spiega di avere pensato a una redazione londinese a pochi giorni dal lancio del sito in Usa. E lo racconta nel suo primo post dell’edizione inglese. “Era il 7 luglio 2005, stavo bevendo il caffè mentre leggevo il New York Times che in prima pagina aveva pubblicato una foto dei festeggiamenti per avere vinto le Olimpiadi del 2012”. Ricorda la prontezza dei blogger da Londra per l’attentato alla metropolitana ed evidenzia l’innovazione e l’entusiasmo del mercato 2.0 britannico. Poi assicura che l’HuffPo targato UK porterà traffico e utenti alle fonti originarie dei contenuti attraverso i link e garantirà la massima diffusione sui social media e tutti i supporti elettronici (“don’t forget to download our smartphone and tablet apps!”, aggiunge). Visto che “il contenuto ormai è social”, le parole d’ordine sono “immediatezza, trasparenza e interattività”, senza dimenticare “fact checking, accuratezza e obiettività”. Lo staff inglese, al momento, conta sul contributo gratuito di 300 bloggers contro i 10.000 americani e, come negli States, ha già deciso di caricare a bordo alcune grandi firme tra cui Tony Blair e Sarah Brown, moglie dell’ex primo ministro Gordon Brown.

Se negli Usa il sito procede a gonfie vele, il debutto in Uk non viene accolto con altrettanto entusiasmo. Secondo Paul Bradshaw, professore della City University a Londra, l’HuffPo entra in un mercato editoriale diverso da quello americano e, a differenza di quanto pensino negli Usa, non è associato all’immagine di sito indipendente, ma a una succursale di Aol. L’Online Journalism Blog rincara la dose e scrive che “Aol dovrà avere pazienza per scalare il mercato Uk” perché l’HuffPo è come “un intruso” che fa il suo ingresso “in una stanza piena di marchi graziosi anche se più vecchi”. In poche parole, come “Scrappy Doo a un cocktail party”. Scettico anche The Guardian che, letto il post di inaugurazione, si domanda dove siano l’innovazione e la minaccia per i siti tradizionali e in più, osserva, l’editoria a basso prezzo avrà fortuna fino a quando durerà la credibilità della testata. E’ presto per dire se la diffidenza sia dettata dall’invidia ma, come nota The Independent, prima dell’approdo a Londra il sito registrava già 1.2 milioni di utenti unici britannici. E il quotidiano lancia la provocazione ad Arianna la miliardaria perché ai blogger inglesi interessa la visibilità, ma ancor più la remunerazione per i propri post. Quindi, se sono già stati arruolati da chi paga, non rimarranno in fila per un blog sull’HuffPo.

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