La settimana scorsa vi raccontavo di come nella manovra ci fosse una norma che stabiliva che il governo avesse ragione per legge, a dispetto di qualsiasi decisione giurisdizionale.

La notizia dell’inserimento (semi-nascosto e ora ritirato) di una modifica del codice di procedura civile che comportava anche la sospensione del risarcimento per la vicenda Lodo Mondadori è invece un esempio di legge sbagliata anche se il principio da essa enunciato fosse astrattamente condivisibile (cosa di cui dubito, soprattutto per la violazione del principio di uguaglianza rispetto alle cause inferiori ai 20 milioni).

Chiariamo qualche punto.

Anzitutto è bene ricordarci che il processo civile sul Lodo Mondandori non deve decidere se risarcire De Benedetti, ma solo la somma congrua, poiché sentenza penale passata in giudicato ha ormai definitivamente stabilito che in effetti vi fu corruzione dei giudici e quindi la società del nostro presidente del Consiglio trasse beneficio da un reato (grave, aggiungo io).

Detto questo, elementari principi etici – prima ancora che giuridici – vorrebbero che nessuno potesse decidere le regole di una partita a cui sta partecipando: il conflitto di interessi dovrebbe indurre ad astenersi chiunque sia dotato di un minimo rispetto per le regole dell’ordinamento e delle istituzioni. Se poi davvero si trattasse di una norma giusta nel merito si chiederà agli altri (e magari anche all’opposizione) di prenderla in considerazione, chiamandosi però fuori causa perchè sono coinvolti interessi personali e della propria famiglia. Come dire : magari il rigore è sacrosanto (magari!), ma se lo fischia il papà dell’attaccante è inevitabile che gli animi si scaldino e si offrono facili argomenti a chi sospetta una decisione ingiusta, così danneggiando la credibilità dell’intero sistema arbitrale.

Inoltre, nel caso di specie la scelta di inserire quella norma è stata formalmente scorretta anche per altre ragioni sempre di metodo :
– l’uso del decreto legge in evidente assenza dei presupposti costituzionali di necessità ed urgenza;
– si tratta di una manovra per sistemare i conti pubblici e non per risolvere questioni finanziarie delle società private;
– si era preannunciata la fiducia sul decreto e quindi si metteva il Parlamento di fronte alla minacciosa alternativa di accettare questa norma carica di conflitto di interessi oppure di mandare all’aria un intero pacchetto economico molto rilevante sul piano internazionale e finanziario, a prescindere da ogni valutazione sul merito dello stesso.

Ancora una volta quello che più mi preoccupa non è la norma in sé (pure censurabile come ha detto l’anm), ma il degrado istituzionale che un certo modo di fare politica semina nel Paese: il codicillo si poteva ritirare o riformulare (o Napolitano poteva negare la firma), ma piegare le istituzioni a interessi privati comporta danni culturali che nessuna legge potrà cancellare da un giorno all’altro.

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