Corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e associazione per delinquere: sono i capi d’accusa contestati al deputato del Pdl, Marco Mario Milanese, nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei suoi confronti e trasmessa oggi alla Camera dei Deputati per l’autorizzazione all’arresto.

Nelle 73 pagine è ricostruita la rete di favori e ricatti che Milanese ha imbastito dal 2004 sfruttando, scrivono gli inquirenti, la sua “posizione privilegiata” di “consulente del ministro Giulio Tremonti e alto ufficiale della Guardia di Finanza”. Milanese ha un ampio raggio di azione proprio grazie al suo legame con il titolare di via XX Settembre. Secondo il Gip, Milanese riesce a pilotare persino delle nomine, come quella di Fabrizio Testa, già componente del Cda di Enav, a presidente di Tecnosky. Mentre la compagna di Milanese, Manuela Bravi, al ruolo di portavoce affianca l’incarico di consigliere per l’informazione politica di Tremonti. Scrive il Gip: “Nella sua qualità di consigliere politico del ministro dell’Economia, abbia promesso prima, ed assicurato poi, l’attribuzione di nomine ed incarichi in diverse società controllate dal ministero, ricevendo come corrispettivo somme di denaro e altre utilità”.

Le indagini hanno consentito di accertare, “al dì fuori di ogni dubbio” che Milanese abbia effettivamente assicurato la nomina di Guido Marchese a componente del collegio sindacale nelle società a partecipazione pubblica Ansaldo Breda spa, Oto Melara spa, Ansaldo Energia spa, Sogin spa e Sace spa, ricevendo dallo stesso la somma di centomila euro”. Ancora: “Con lo stesso modus operandi risulta che abbia imposto la nomina di Carlo Barbieri a consigliere di amministrazione di Federservizi spa, società controllata dalle Ferrovie dello Stato”.

La sfera d’azione di Milanese è vasta. Forte del suo ruolo riesce con facilità a coinvolgere Massimo Ponzellini, presidente di Banca Popolare di Milano, come “soggetto finanziatore” nella vendita della Eig all’imprenditore campano Gianni Lettieri, nonché candidato sindaco di Napoli per il Pdl. Come confermato dallo stesso Ponzellini, sentito dai Pm il 13 gennaio 2011. E’ Milanese a organizzare gli incontri in cambio di una provvigione per l’intermediazione. Mentre quando si trova a dover vendere una barca, tramite Viscione, la fa acquistare a Fabrizio Testa in cambio di una nomina.

Milanese agisce su diversi piani. Sempre sfruttando il potere che gli deriva dalla vicinanza con il ministero dell’economia e con la Guardia di Finanza. In via XX Settembre ha l’incarico di sconfiggere l’evasione fiscale e ha quindi accesso a informazioni e notizie riservate sulle aziende che potrebbero finire nel mirino delle Fiamme Gialle. E quando i controlli si concentrano sull’imprenditore irpino, Paolo Viscione, “l’amico” Milanese corre ad avvisarlo promettendogli che “avrebbe sistemato tutto” in cambio di 600mila euro in contanti e altri regali, ricostruiscono gli inquirenti. Che trovano riscontri su versamenti per 450mila euro, auto di lusso (Bentley e Ferrari), orologi (di cui almeno uno destinato, a dire di Viscione, a Tremonti), gioielli, viaggi. Per una somma complessiva di “oltre un milione di euro”. In nero. La vicenda della Ferrari Scaglietti è emblematica. Ricostruiscono gli inquirenti: l’auto è acquistata a leasing da Milanese, ma è Viscione che versa al concessionario 218 mila euro come rata iniziale e poi consegna periodicamente i soldi in contante a Milanese. Così, l’uomo “preposto alla repressione dell’evasione fiscale, pagando grosse somme in contanti, asseconda un prassi dichiaramene evasiva”, scrive il Gip.

Il legame con Giulio Tremonti. Determinante è dunque il ruolo che Milanese svolge in via XX Settembre. E soprattutto il rapporto che lo lega al ministro dell’Economia. Gli inquirenti si dicono convinti del fatto “le dimissioni presentate il 28.6.2011 dal Milanese non facciano venir meno il pericolo, tuttora concerto ed attuale, di inquinamento probatorio, in considerazione del fatto che, nonostante la cessazione dall’incarico, permane una situazione di oggettiva vicinanza tra l’odierno indagato ed il Ministro Tremonti, al quale il primo è legato da un rapporto di stretta fiducia che prescinde dall’incarico formale rivestito dal parlamentare e sopravvive alle dimissioni rassegnate”. Emblematica “dell’attualità del rapporto fiduciario esistente tra i due uomini politici è la vicenda relativa all’immobile sito in Roma, in via (…), di proprietà del Pio Sodalizio dei Piceni. Detto immobile, infatti, è stato concesso in locazione a Milanese Marco per un canone mensile di 8.500 euro, ma viene di fatto utilizzato dal Ministro Tremonti, il quale, a sua volta, risulta aver emesso, nel febbraio 2008, un assegno di 8 mila euro in favore del Milanese”.

Del resto, prosegue il Gip: “I rapporti finanziari tra Tremonti e Milanese sono assolutamente poco chiari”. Milanese paga l’affitto dell’abitazione in uso al ministro a Roma. Si legge a pagina 70: “Milanese paga mensilmente un canone molto alto il cui complessivo ammontare rispetto alle rate già pagate risulta di oltre centomila euro; le fonti di rimborso da parte del beneficiario Tremonti non risultano dall’esame dei conti esplorati dal Ctu, il quale, riferisce di non aver rinvenuto assegni o bonifici provenienti da Tremonti;  un assegno del febbraio 2008 attiene evidentemente ad altra partita economica tra i due”. Dopo una serie di accertamenti e grazie ad altri elementi acquisiti, si “evince l’esistenza di uno stretto ed attuale rapporto fiduciario tra i due esponenti politici che prescinde, evidentemente, dal ruolo istituzionale rivestito dal Milanese”.

Milanese aveva lasciato l’incarico a fine giugno, spiegando le sue ragioni in un comunicato che faceva riferimento al caso Adinolfi, il generale della Finanza accusato dallo stesso Milanese di avere rivelato segreti sulle indagini che riguardano Luigi Bisignani: “Le ultime vicende che vedono coinvolti altissimi ufficiali della Guardia di Finanza in un’indagine della Procura della Repubblica di Napoli mi vedono interessato quale persona informata sui fatti. Ritengo opportuno rassegnare le dimissioni da consigliere politico del ministro dell’Economia e delle Finanze al fine di salvaguardare l’importante ufficio dalle polemiche sollevate da una doverosa testimonianza”, aveva detto.

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