La struttura è in un seminterrato in via Capo di Lucca e doveva essere già chiusa. Ma con il caldo ci sono seri problemi, e soprattutto è incerto il destino delle quaranta persone che ci abitano
Ora però, con la nuova stagione, riemerge l’inadeguatezza della struttura: nel seminterrato manca l’aria.
A lanciare l’allarme, Antoniano Onlus e l’Associazione Amici di Piazza Grande, che gestiscono il dormitorio. E l’appello è diretto ai cittadini: ventilatori e deumidificatori potrebbero rendere sostenibile la permanenza dei senza dimora in attesa di una soluzione migliore.
Capo di Lucca, con i suoi 40 posti letto, costituisce un passo importante nella ricerca di soluzione dei senzatetto. Spiega Alessandro Tortelli, responsabile del servizio mobile dell’Associazione Amici di Piazza Grande: “Nato da un’emergenza, questo dormitorio rappresenta una via di mezzo tra l’accoglienza a bassa soglia – ad accesso diretto dunque, e con permanenza di una settimana – e le accoglienze di primo livello, cioè quelle strutture che a seguito di un percorso gestito dai servizi sociali, inseriscono la persona per un periodi di tre mesi, eventualmente rinnovabile. Capo di Lucca invece, semplifica le procedure di accesso al posto letto – continua Tortelli – Non ad accesso diretto, se non in caso di bisogno indifferibile; ma nemmeno sottoposto alle lunghe procedure di selezione dei servizi, permette risposte più immediate. È un ibrido”. Che fa la differenza.
“Dobbiamo riconoscere le maggiore fragilità esposte delle persone accolte in via Capo di Lucca – spiega Amelia Frascaroli – E la riconferma del centro è va in questa direzione”. Le sue preoccupazioni sono motivate: la particolarità degli questi ospiti, è data dal fatto di avere problemi psichiatrici – persone che dunque in strada avrebbero ulteriori difficoltà di sopravvivenza. Capo di Lucca nasce proprio da questo individuazione. Come conferma Simone, operatore del dormitorio: “Queste sono tutte persone con patologie precise. Si è scelto di prolungare la funzione di accoglienza di Capo di Lucca, proprio per rispondere a queste particolari condizioni. I cosiddetti bisogni indifferibili”. Cioè, non trascurabili.
Oltre la non idoneità della struttura però (non da ultimo, due bagni per 40 persone), il problema è sapere come e quanto investire sul centro d’accoglienza: “Queste proroghe di mese in mese non concedono stabilità all’immaginario – racconta Simone – È un dormitorio di transito, certo, ma nel senso che scopo è il reinserimento di queste persone nella società dopo un percorso di cure psicologiche come farmacologiche”.
Davide, 40 anni, ex infermiere, racconta: “Prima di entrare qui, io vagavo da un Cat all’altro, io li chiamo così, centri di accoglienza temporanea. Poi mi hanno proposto questo posto qui e va benissimo. Sono puntuali, cortesi, ci tengo a dirlo. Perché in questo modo posso ricominciare a marciare da buon samaritano. Io sono sotto terapia farmacologica e psicologica a causa di un’ansia post traumatica infantile, e avere una dimora anche solo per dormire, la gente non ci pensa, ma fa la differenza”. E aggiunge: “Ci trattano da esseri umani, non da barboni insomma”.
Dunque la proroga per il dormitorio di via Capo di Lucca è stata fondamentale, ma non basta: cosa succederà alla fine di quest’anno, in piena nuova emergenza freddo? “Sicuramente inizieremo la revisione complessiva di tutte le strutture, adeguate o meno, e dei numeri di cui stiamo parlando, per capire di cosa riusciamo a disporre. C’è bisogno di una lettura complessiva del rapporto tra bisogni e risorse”.
Certo, “l’obiettivo – spiega Frascaroli – dovrebbe essere che nessuno debba dormire in strada”. Ma l’assessore ammette con sincera preoccupazione, di non potere suo malgrado dare risposte: “Il problema purtroppo è sapere cosa succederà con questa finanziaria. È una scure che si abbatte su di noi. E questo non riguarda solo i dormitori, ma tutti e i servizi e oltre. Noi cercheremo di difendere tutto ciò che merita di essere difeso e il coinvolgimento di attori civili permette di attuare forme di protezione che vanno al di là dei limiti delle istituzioni. Grazie all’enorme spinta civile delle realtà locali del volontariato, del terzo settore, dei singoli cittadini in generale, si può fare moltissimo. Perché se aspettiamo le risorse, stiamo freschi”.
Ilaria Giupponi