Un'analisi di Tito Boeri sul sito lavoce.info fa le pulci alla finanziaria di Tremonti e appura che mancano 15 miliardi rinviati alla "delega fiscale". Non solo: il provvedimento si basa principalmente su maggiori introiti e nel primo biennio la spesa pubblica, anziché diminuire, aumenta. Intanto spunta il "tesoretto" di 5,8 miliardi
Mancano dunque 15 miliardi al miraggio del deficit zero e qui entra in scena il mistero gaudioso della delega fiscale, che poi – come ha scoperto sempre lavoce.info – è scopiazzata da un’altra legge delega già approvata nel 2003 e mai esercitata dall’allora ministro dell’Economia (che poi è lo stesso di adesso). “La delega fiscale – scrive Boeri – dovrà reperire 15 miliardi in aggiunta a quelli necessari per finanziare la rimodulazione delle aliquote Irpef che deve avvenire – secondo quanto sostenuto dal governo – senza peggiorare la situazione di alcun contribuente. Quindi, presumibilmente, la manovra rinviata dovrà mobilizzare 25 miliardi con imposte sostitutive (l’unica spesa cui fa riferimento la delega è quella assistenziale). A conti fatti – spiega l’economista – si tratta di una manovra che grava per quasi due terzi sulle entrate e per un terzo su minori spese”. In sostanza, è la traduzione, “c’è un rinvio (a una legge delega) nel rinvio (ai governi futuri). Speriamo che basti a rassicurare gli investitori”. Non pare aria. I famosi mercati – “l’unica preoccupazione” del ministro dell’Economia, a quanto pare – non sono così facili ad essere tranquillizzati: questo è il senso delle soddisfazioni che si stanno prendendo in questi giorni portando in cielo il rendimento dei nostri titoli di stato (roba che, peraltro, genera altre uscite obbligatorie in interessi sul debito).
Quanto allo sviluppo, dice ancora Boeri, “non c’è nulla se non piccoli rifinanziamenti di fondi infrastrutturali”. Corollario ingeneroso, forse perché l’economista della Bocconi e i tecnici del Senato non sanno che nel capitolo Sviluppo della manovra è spuntato un “fondo-tesoretto” da 5,8 miliardi. Solo che non è come se il governo avesse scoperto una miniera d’oro, ma semplicemente il “conto” su cui vengono scaricati i proventi di tutte le misure fiscali che avranno effetto fin da quest’anno. Per farci che? Potenzialmente tutto, visto che il nome tecnico è “Fondo per interventi strutturali di politica economica”, magari anche un antipasto della riforma fiscale a fini elettorali. Nel 2013 il candidato sarà Alfano, ma nel 2012?
di Marco Palombi