Legalità, regole, sanzioni. Primarie. Partito della legalità. E’ un Pdl, quello di Mirabello, che si muove in fretta, dall’amore e la maledizione dei magistrati comunisti, all’etica della politica al partito delle mani pulite. Si muove, qui nel luogo storico della destra, quello di Almirante prima e Fini poi, sulle note di Lucio Battisti. E’ un Partito delle Libertà che cerca di guardare oltre, oltre la leadership unica e indiscutibile di Silvio Berlusconi e che cerca di muoversi dalle sabbie mobili di una sconfitta elettorale e due anni di disastro. Fa un certo effetto se a parlare di legalità siano Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa, Filippo Berselli, Laura Ravetto, Fabrizio Cicchitto. La prima linea dei complottisti, quelli che affondavano la magistratura. Sentite Maurizio Gasparri: “Nessuno può darci lezioni, noi siamo il partito della legalità. Alfano è il ministro della giustizia che ha inasprito il carcere duro per i mafiosi che il centrosinistra di Ciampi e Scalfaro aveva invece cancellato”.
Vero, ma è anche il ministro della Giustizia che di lì a pochi minuti sferrerà uno dei più duri attacchi ai magistrati delle ultime settimane: “Berlusconi è perseguitato dai pm”, dice alla platea di quello che è il suo partito. E lo dice lui che della Giustizia – ancora per pochi giorni – sarebbe il ministro, il Guardasigilli. Legalità, certo, ma fuori dalle mura di casa.
Confusione, insomma. Un partito che non sa ancora quale strada prendere, consapevole che quella di oggi è sbagliata. C’è poco Berlusconi a Mirabello, e molto futuro, fatto di alleanze e leadership che sì, oggi è virtualmente nelle mani di Angelino Alfano, l’uomo che il premier vorrebbe come suo successore, ma non è assolutamente detto che sia così. Ci sono in lizza una serie di nomi, a partire da quello di Roberto Formigoni. Il presidente della Lombardia gli applausi se li è presi ieri, oggi tocca a lui, Angelino Alfano, intervistato dal direttore del Tg1, Augusto Minzolini, applaudito quasi fosse il presidente dei senatori del Pdl o qualcosa del genere, e da Francesco Verderami del Corriere della Sera. Il canto libero, slogan della festa, passa da qui, da un’intervsista quasi celebrativa per il delfino del premier.
La prima domanda di Minzolini, tra le tante che offre l’attualità, è sapere se Alfano ci crede in quello che sta facendo. E Alfano risponde primarie, rifiuta l’investitura ufficiale del premier. Verderami chiede per quanto dovrà restare ministro. “Spero di dimettermi immediatamente dalla prossima settimana”, applausi. “Voglio dedicarmi al nuovo mestiere”, dice Alfano. “Sacrifici vuol dire successo”.
Amichevoli, Augusto e Angelino, si danno del tu, contravvenendo alle regole intervistatore-intervistato. Alfano ribadisce più di una volta il “noi siamo un partito serio”, che si faccia maggioranza oppure opposizione. Alcune domande, come quella sulle province, Alfano le schiva con sapienza. Verderami va più sul concreto e chiede al segretario qualcosa di nuovo sulle richieste di arresto di Papa e Milanese. “Berlusconi è un perseguitato dalla giustizia, ma non è detto che tutti lo siano. Su Papa e Milanese valuteremo quello che dice la giunta. Decideremo in base alle carte. Berlusconi è perseguitato, ma noi restiamo garantisti. E sono convinto che Giulio Tremonti sia una persona perbene. Abbagli ne sono stati presi tanti nel corso degli anni”.
Poi torna la parola all’amico Augusto che riporta i temi più consoni alla festa e chiede all’amico Angelino i risultati ottenuti da ministro, un’assisti che dal 41 bis la riforma della giustizia e le intercettazioni come prioriotà, parole che danno modo di scatenare l’applauso più forte del pomeriggio. Il cattivo, si fa per dire, lo deve fare Verderami che prova a stuzzicare il ministro sulle leggi ad aziendam e ad personam, e si prende anche qualche fischio, visto che cita un’intervista a Repubblica. “Governo in difficoltà? Noi abbiamo vinto nel 2008, il nostro tempo scade nel 2013”.
Minzo no, non ce la fa a fare il guastafeste. E’ più forte di lui. Così prende la palla al balzo per chiedere se esiste un’ipotesi di governo tecnico, ma Alfano non può far altro che ribadire quello che ha già detto. Chi vince governa, chi perde sta all’opposizione. E ancora Minzo: “Allargherete l’alleanza?”. “Il nostro alleato è la Lega, è l’unica forza che pèuò dare stabilità politica al Paese. La Lega ha sostenuto con lealtà al governo”.
E’ poi il turno degli ex compagni di strada dell’Udc: “Di Casini ho grande rispetto: è entrato da solo in Parlamento, non ci ha tradito in questa legislatura. Ci ha fatto opposizione netta, dura, eccessivamente severa, ma gli va dato atto che non ha vinto con noi e poi è andato all’opposizione. Non credo che domattina inizieremo un nuovo cammino con lui, ma credo che le nostre strade non rimarranno separate in eterno”.
Verderami si prende anche qualche fischio quando parla della struttura monarchica del partito. Alfano non risponde, ma prende la difesa del giornalista del Corriere: “Non è un eversivo, a nessun politico piace essere intervistati da un giornalista in ginocchio”. Minzolini a questo punto può anche iniziare a tremare. Se questo fosse davvero il vento nuovo.
Il video è di Giulia Zaccariello