Cominciamo a contarci. E vediamo quanti in Italia vogliono che Berlusconi si rechi da Napolitano per rassegnare le dimissioni. L’idea è talmente semplice che potrebbe risultare banale ma il colpo d’occhio può (e sarà) simbolicamente dirompente: tutti con indosso qualcosa di arancione: un nastrino, un bracciale, un capo di abbigliamento o un accessorio, il rossetto sulle labbra o la spilla su una giacca. Un fazzoletto legato all’antenna dell’automobile o uno straccio attorcigliato all’antenna sul tetto, o calato dalla finestra di casa.
L’idea è venuta a 100 donne e uomini, a cominciare dalla scrittrice Daria Colombo e dal cantautore Roberto Vecchioni. Volti noti e gente comune. Cantanti, attori, pittori, scrittori, giornalisti, studenti, medici, artigiani, operai, casalinghe, avvocati, architetti… Hanno scritto un appello: Noi, come semplici cittadini italiani consapevoli e responsabili, siamo convinti, a prescindere dai nostri orientamenti politici, che l’attuale governo non corrisponda più alla maggioranza degli elettori del nostro paese. Per questo riteniamo che esso debba rimettere quanto prima il suo mandato nelle mani del presidente della repubblica. Per questo, unendoci alle voci ufficiali delle opposizioni, chiediamo a tutti i nostri concittadini che la pensano come noi di esprimersi attraverso un piccolo gesto simbolico ma eloquente. Basterà indossare un nastrino arancione per significare: “Io desidero che il governo si dimetta” o anche solo “Non condivido la politica del governo Berlusconi”. Un piccolo segnale allegro e democratico per continuare a colorare l’Italia di arancione e di speranza.
Ha già funzionato: è stato il colore della rivoluzione in Ucraina segnando nel Paese una inaspettata svolta democratica. E’ riuscito a Milano e a Napoli nelle recenti elezioni amministrative: città ingrigite dallo smog o dai rifiuti che si sono tinte di arancione per esprimere, attraverso un colore un’identità, una speranza e un’energia nuova, un’ansia irrefrenabile di cambiamento.
Nel linguaggio dei fiori la gerbera arancione vuol dire “allegria”. E allora tingiamoci di arancione. E che non sia un colore “di moda”, ma un modo di colorare i nostri desideri di un futuro migliore. Passeggiare lungo una strada, incrociare un uomo che attraversa la strada e scorgere il particolare di un calzino arancione. E pensare: “quel tizio non lo conosco, non so chi è ma so che condivide la mia stessa indignazione, e la mia voglia di cambiare le cose”. Facciamolo, da oggi.
Cominciamo a contarci. E vediamo quanti in Italia vogliono che
Berlusconi si rechi da Napolitano per rassegnare le dimissioni. L’idea
è talmente semplice che potrebbe risultare banale ma il colpo d’occhio
può (e sarà) simbolicamente dirompente: tutti con indosso qualcosa di
arancione: un nastrino, un bracciale, un capo di abbigliamento o un
accessorio, il rossetto sulle labbra o la spilla su una giacca. Un
fazzoletto legato all’antenna dell’automobile o uno straccio
attorcigliato all’antenna sul tetto, o calato dalla finestra di casa.
L’idea è venuta a 100 donne e uomini, a cominciare dalla scrittrice
Daria Colombo e dal cantautore Roberto Vecchioni. Volti noti e gente
comune. Cantanti, attori, pittori, scrittori, giornalisti, studenti,
medici, artigiani, operai, casalinghe, avvocati, architetti… Hanno
scritto un appello: “Noi, come semplici cittadini italiani consapevoli
e responsabili, siamo convinti, a prescindere dai nostri orientamenti
politici, che l’attuale governo non corrisponda più alla maggioranza
degli elettori del nostro paese. Per questo riteniamo che esso debba
rimettere quanto prima il suo mandato nelle mani del presidente della
repubblica. Per questo, unendoci alle voci ufficiali delle
opposizioni, chiediamo a tutti i nostri concittadini che la pensano
come noi di esprimersi attraverso un piccolo gesto simbolico ma
eloquente. Basterà indossare un nastrino arancione per significare:
“Io desidero che il governo si dimetta” o anche solo “Non condivido la
politica del governo Berlusconi”. Un piccolo segnale allegro e
democratico per continuare a colorare l’Italia di arancione e di
speranza.
Ha già funzionato: è stato il colore della rivoluzione in Ucraina
segnando nel Paese una inaspettata svolta democratica. A Milano e a Napoli nelle recenti elezioni amministrative: città ingrigite dallo smog o dai rifiuti che si sono tinte di arancione per esprimere, attraverso un colore, un’identità, una speranza e un’energia nuova, l’ansia irrefrenabile di cambiamento.
Nel linguaggio dei fiori la gerbera arancione vuol dire “allegria”. E allora tingiamoci di arancione. E che non sia un colore “di moda”, ma un modo di ricolorare le nostre speranze per un futuro migliore. Passeggiare lungo una strada, incrociare un uomo che attraversa la strada e scorgerne il particolare di un calzino arancione. E pensare: “quel tizio non lo conosco, non so chi è ma so che condivide la mia stessa indignazione, e la mia voglia di cambiare le cose”. Facciamolo, da oggi.