Pass invalidi e falsi permessi di parcheggio nel centro storico: si estendono le due indagini avviate dalla procura della Repubblica di Bologna che avevano già portato all’iscrizione nel registro degli indagati calciatori del Bologna, una collaboratrice della squadra e un dipendente (poi licenziato) della cooperativa Coopertone, delegata da Atc a rilasciare i tagliandi. Da un lato a breve potrebbero essere inquisiti altri due ex rossoblù e dall’altro emergono una nuova denuncia e altre autorizzazioni concesse senza alcuna istruttoria pregressa.
Guai in arrivo per due ex del Bologna. Si tratta di Nicola Mingazzini, classe 1980, che ha militato nella squadra cittadina dal 2006 al 2010 e che attualmente è in forza alla Unione Calcio Albinoleffe, formazione della bergamasca. Ai tempi in cui viveva nel capoluogo emiliano, la targa della sua Mercedes era finita nel novero di quelle associate al permesso invalidi assegnato a Marilena Molinari, la disabile già indagata dalla procura che si occupava di gestire alcune pratiche per il Bologna.
In seguito – hanno ricostruito magistrati e polizia municipale – Mingazzini avrebbe avuto la residenza temporanea per un anno vedendosi assegnare un permesso T7, che consente per 90 giorni (rinnovabili fino a un anno) di parcheggiare gratuitamente nel centro storico, all’interno del settore in cui si vive. Fin qua nulla di illecito.
Se però emerge la stranezza che lo sportivo risultava vivere a casa di Marilena Molinari, a far drizzare le orecchie agli investigatori sono stati 4 tagliandi T7 assegnati al calciatore dopo la scadenza della periodo previsto dalla residenza temporanea. Due – hanno accertato gli inquirenti – erano stati rilasciati da Gianluca Garetti, il dipendente della Coopertone già finito sotto indagine e poi allontano dall’azienda, ed altrettanti da suoi colleghi in corso di identificazione.
Ma Mingazzini non è stato l’unico a soggiornare all’indirizzo di Molinari. Lo stesso aveva fatto il padre di Tomas Locatelli, centrocampista che ha vestito i colori rossoblù dal 2000 al 2005 senza che però sia emerso nulla di penalmente rilevante a cui carico. Tuttavia controlli effettuati dai vigili urbani su disposizione della procura hanno evidenziato che sempre chez Molinari avrebbe vissuto anche il giocatore serbo Vlado Šmith, che a Bologna ha giocato una prima volta tra il 2002 e il 2003 e una seconda tra il 2007 e il 2009.
Ad attirare l’attenzione su di lui è stata la lettera di una banca indirizzata allo sportivo straniero e ritrovata nella cassetta della posta di Molinari. Di verifica in verifica è poi saltato fuori che Šmith, non più residente in città dal giugno 2006, aveva continuato a usufruire di permessi di parcheggio T7 fino al febbraio 2011, quando già era passato alla Spal di Ferrara e viveva a Casalecchio di Reno, comune dell’hinterland bolognese.
Permessi handicap: “Questo me l’ha dato un amico”. La prima delle novità che invece riguarda questo filone d’indagine è un permesso handicap restituito un paio di settimane fa alla polizia municipale. Marilena Molinari, sempre la factotum del Bologna, ha portato in caserma un tagliando H1, quello che concede le facoltà più ampie negli spostamenti automobilistici. Non è suo, ma le è stato consegnato da una donna di sua conoscenza (e che non è in alcun rapporto con la squadra cittadina), preoccupata dal clamore che aveva suscitato l’inchiesta.
Si tratta all’apparenza di un permesso regolare che però ha insospettito un ispettore. Cosa è stato appurato? Che al permesso non corrispondeva alcuna istruttoria medica e che, ancora, era stato emesso nel gennaio 2011 sempre da Gianluca Garetti. La donna, ora indagata per uso di atto falso, lo aveva ricevuto da una terza persona, un “amico” su cui sono in corso accertamenti.
Ma questo episodio ha soprattutto fatto emergere un ulteriore aspetto che si collega alla seconda novità di questa indagine: il fenomeno, che si pensava ristretto a una nicchia di presunti privilegiati, come i calciatori finiti sotto indagine, sembra invece esteso ben oltre questi confini. Lo testimonierebbero almeno tre permessi handicap rilasciati a seguito di un iter regolare.
Con una particolarità, però: a presentare le domande non erano stati gli stessi disabili. Per ragioni pratiche, avevano chiesto a persone di (mal riposta) fiducia di depositare i documenti. A loro insaputa, quindi, erano stati aggiunte altre targhe associate al permesso regolare, tra cui quelle di 2 motociclette, non individuate al momento del rilascio perché simili a quelle apposte a veicoli elettrici di piccola cilindrata.
“Chi sa di altri permessi collabori con la magistratura”. Valter Giovannini, procuratore aggiunto della Repubblica di Bologna, rinnova un appello che aveva lanciato nel corso delle indagini sui permessi auto. “Chi fosse consapevole dell’esistenza di altri permessi handicap irregolari si comporti come la signora che ha fatto consegnare il suo. Così potrà evitare conseguenze guai peggiori”.
Guai che, dalla primavera scorsa a oggi, sono costati diverse iscrizioni nel registro degli indagati. Oltre a Molinari e a Garetti, coinvolti in entrambi i filoni d’indagine, per quando riguarda le targhe legate a permessi invalidi compaiono i nomi di Marco Di Vaio, capitano rossoblù, accusato di falso e truffa, e dei compagni di squadra Emiliano Viviano, Daniele Portanova, Archimede Morleo e Vangelis Moras.
Quasi gli stessi nomi che tornano nel caso dei permessi di parcheggio T7, filone in cui al momento gli indagati sono 12, 8 calciatori del Bologna (Portanova, Viviano, Mudingayi, Morleo, Moras, oltre a Massimo Mutarelli, Andrea Esposito e Gabriele Paonessa) e le mogli di quattro di loro. A loro, a breve, potrebbero aggiungersi anche Mingazzini e Šmith.