Interviene, anzi no. La telefonata più attesa, quella che doveva concludere una festa del Pdl già di per sé acciacata dalle poche presenze, non c’è stata. Silvio Berlusconi ha preferito tacere. Avrebbe rischiato di esagerare, e comunque – come ha spiegato lui stesso – non ha nessuna voglia di commentare a caldo la sentenza che gli impone di versare 560 milioni alla Cir di Carlo De Benedetti. “Le sue parole – spiega ancora Paolo Bonaiuti – potrebbero avere ripercussioni anche a livello economico”.
La platea resta a bocca asciutta. Avrebbe voluto applaudirlo, idolatralo, in una di quelle che potrebbero essere le sue apparizioni ufficiali da presidente del consiglio e padre padrone del partito. E che potrebbe essere così, nei quattro giorni di Mirabello, lo si è percepito, visto i temi affrontati, dalla legalità alle mani pulite, dalla gestione monarchica del partito alle primarie. Tutti temi che di Berlusconi hanno ben poco.
Doveva essere la giornata di Berlusconi, insomma. Invece il premier ha dato forfait. La voce circolava già dalle prime ore del mattino tra giornalisti e organizzatori, ma la conferma è arrivata solo intorno a mezzogiorno con le parole del suo portavoce Paolo Bonaiuti, che ha spiegato la rinuncia come un gesto di responsabilità: “Silvio Berlusconi ha preferito evitare reazioni a caldo sulla sentenza, perché in un momento delicato come questo ritiene più importante difendere l’economia italiana e i mercati”.
Berlusconi ha scelto dunque di chiudersi nel silenzio, disertando tutti gli appuntamenti, dal matrimonio del ministro Brunetta, alla ‘virtuale’ partecipazione alla festa del suo partito. E nonostante a Mirabello l’assenza si sia sentita fin dal dal primo giorno, la delusione si è presto sciolta in un applauso di solidarietà sollecitato da un ministro La Russa nelle inedite vesti di conduttore.
Liberata la scena, Gianni Alemanno è stato il vero protagonista dell’ultimo dibattito della quattro giorni. Il sindaco di Roma ha usato il palco di Mirabello per bocciare la manovra economica: “I comuni devono chiudere quasi tutti i servizi sociali. non migliorarli, non riformarli, ma chiuderli. È mancato completamente il confronto. Per questo ho chiesto al premier un confronto serio su questo argomento. Perché non si può pensare di andare avanti così fino al 2013. Ci vuole una fine legislatura che ponsi al futuro e non solo alla difesa dei conti pubblici”.
Si chiude così “il canto libero” di Mirabello, la festa del Pdl organizzata in fretta e furia da Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri (non sono mancati nemmeno un giorno) per rilanciare il partito. Un’iniziativa che ha ospitato tutto il quartiere generale del centrodestra. Dal governatore della Lombardia Roberto Formigoni, uno dei più applauditi, al sindaco di Roma Gianni Alemanno. Da Angelino Alfano, fresco di incoronazione a nuovo segretario, a un fugace Sandro Bondi.
Teatro della festa una città come Mirabello, luogo storico della destra ma stretto dal triangolo rosso composto da Bologna, Ferrara e Modena. Da qui il Pdl ha provato a ripartire, andando oltre la leadership marmorea di Berlusconi, per trovare la forma e l’identità di una nuova forza politica. Legalità e primarie le due parole simbolo del rinnovamento. “Nessuno può darci lezioni, noi siamo il partito della legalità. Alfano è il ministro della giustizia che ha inasprito il carcere duro per i mafiosi che il centrosinistra di Ciampi e Scalfaro aveva invece cancellato” ha detto Maurizio Gasparri. Da lì a poco il ministro della giustizia avrebbe sferrato uno degli attacchi più duri ai magistrati “che perseguitano Berlusconi”. E poi le primarie, la partecipazione. Niente più leader imposti dall’alto. Lo ha chiesto Formigoni, che spera in una possibile candidatura. Lo ha chiesto persino Alfano, consacrato ufficialmente candidato premier solo il giorno prima proprio da Berlusconi.
Se si esclude la parentesi di Angelino Alfano accolto con veri e propri cori da stadio, la platea si è riempita a fatica. Poche bandiere, poco tifo, e soprattutto poco dibattito. Nella migliore delle ipotesi i tanti giornalisti presenti sono riusciti a strappare a La Russa una dichiarazione fuori dal tendone. Nella peggiore si sono scontrati con il mutismo di Alfano che nemmeno a margine dell’incontro, incalzato dalle domande, si è lasciato scappare una parola.
Emiliano Liuzzi e Giulia Zaccariello