L'ex presidente della Consob, che ha guidato dal 2003 al 2010, suggerisce di ridurre i movimenti degli scambi "piuttosto che assistere ai gravi danni alle aziende quotate, tra cui alcune strategiche del Paese"
Le vendite allo scoperto “in presenza di una situazione di grave crisi andrebbero totalmente vietate per il periodo necessario o al massimo consentite nell’ambito della giornata”. Il “consiglio” arriva da Lamberto Cardia, che ha guidato la Consob dal 2003 al 2010, in merito alla turbolenza che ha colpito i mercati finanziari venerdi scorso. Secondo Cardia, da sempre in prima linea contro la tesi secondo cui non consentire le vendite ridurrebbe i movimenti di mercato, “è preferibile una riduzione per brevi periodi dei movimenti di mercato piuttosto che assistere ai gravi danni che si determinano a carico di società quotate, anche strategiche per il paese. Mi sono sempre battuto per regolamentare al massimo le vendite allo scoperto rappresentando il mio pensiero in sede Consob e in sedi esterne. Ricercando anche la più tempestiva collaborazione uinternazionale. Oggi – sottolinea l’ex presidente di Consob – si ripresenta una situazione in cui limitare o bloccare le vendite allo scoperto può certo concorrere a far fronte alla crisi che si è determinata. Sono certo che siano avvenute o stiano avvenendo consultazioni anche ai massimi livelli per esaminare problematiche e fare scelte atte a concorrere far fronte alla crisi”. E Cardia non ha dubbi sul fatto che occorre agire rapidamente. “Per produrre buoni risultati occorre agire con tempestività e con una forte convergenza internazionale”.
D’altra parte Cardia si è trovato a gestire una situazione di turbolenza dei mercati all’indomani del crack della banca Lehman Brothers e in quella occasione non ha avuto esitazioni a prendere tempestivamente le decisioni “necessarie”. “La vicenda del 2008 – ricorda – ha posto all’attenzione della Consob e mia in quanto presidente il problema delle vendite allo scoperto. Ebbi all’epoca consultazioni con il ministero dell’Economia e Bankitalia. La mia personale convinzione fu che si dovessero limitare le vendite allo scoperto entro i tre giorni, meglio se a un solo giorno quando non assistite da possesso titoli. Vendite allo scoperto possono portare danni consistenti perchè di fronte a vendite massicce se chi vende ha tre giorni di tempo per consegnare le azioni vendute allo scoperto le può riacquistare a prezzo più basso prima della consegna. Le vendite allo scoperto fanno guadagnare lo speculatore ma – conclude – danneggiano il sistema e in particolare le società aventi valenza trategica tra le quali quelle del credito e quelle dell’energia”.