Il centrosinistra spaccato in vista delle elezioni comunali del prossimo anno. I berluscones convinti invece di far scegliere - per la prima volta - il candidato alla base
A Piacenza il Pd cerca di evitare le primarie, per scansare ulteriori e profonde spaccature interne. Il Pdl invece le vuole lanciare, formalmente per trovare “un candidato espressione della base”, ma sotto sotto perché “non abbiamo più contatto con il territorio”.
A Piacenza, già da ora, si guarda al prossimo appuntamento elettorale, a meno di un anno di distanza dalle Comunali 2012. E i partiti, Pd e Pdl in testa, cominciano a muoversi per individuare un candidato che possa risultare il vincitore della scalata al municipio dopo una decade di Roberto Reggi, unico sindaco nella storia della città rieletto per il secondo mandato.
Quella di Reggi, ex margheritino, è infatti un’ imponente eredità da gestire e con cui Pd e Pdl dovranno inevitabilmente confrontarsi. Comincia dunque da questa settimana la ricerca di un cavallo vincente che porti al palazzo dei Mercanti una personalità capace di proiettare Piacenza nella seconda decade degli anni 2000 ma, come c’era da immaginarsi, la strada è tutt’altro che in discesa. Soprattutto per il Partito democratico che sta facendo di tutto pur di evitare le primarie – sia di partito che di coalizione – temendo “l’effetto Rottofreno”, ovvero l’emorragia di voti ai maggiorenti del partito che ha portato alla vittoria una casalinga nella cittadina alle porte del capoluogo.
Il segretario del Pd, Vittorio Silva, uomo di fiducia del sindaco eletto anche direttore dell’Agenzia d’ambito e presidente dell’Agenzia per i servizi alla persona- sta mettendo a punto un piano per scansare la possibilità di portare il partito alle primarie con l’istituzione di una commissione interna e ristretta al Pd (Reggi, Silva e Silvio Bisotti i componenti, ovvero il capo e le sue braccia) che da qui a ottobre dovranno formalmente identificare un “candidato condiviso” ma, nella realtà, indicare un “erede al trono” al sindaco uscente. Cominciano quindi i malumori in casa Pd, soprattutto tra le anime ex margheritine che lamentano il mancato “lavoro comune” nell’individuazione del candidato e “l’indifferenza” del segretario provinciale nel tenere uniti i diversi circoli della città: “Molti iscritti- fanno sapere i Democratici più cattolici- non sanno neanche che faccia abbia il segretario”.
Sul fronte opposto, il Pdl sta predisponendo una serie di incontri aperti alla cittadinanza per sensibilizzare gli iscritti sul tema delle primarie, procedura inedita per i piediellini il cui statuto, per altro, non prevede nemmeno la consultazione della base per l’individuazione del leader né, tanto meno, per il candidato a sindaco. Ma il gioco del Pdl sta tutto nell’arginare la fame dell’alleato leghista che da tempo cerca di mettere il cappello sul prossimo candidato alle Comunali e, non ultimo, per stimolare il proprio elettorato, da almeno dieci anni stanco di vedere aspiranti sindaci lontani dalle loro istanze.
Il tutto, sia per Pd che per Pdl, con un perimetro di alleanze ancora da definire. L’Italia dei Valori ha posto l’aut aut ai Democratici: o noi o l’Udc. Mentre il Pdl si augura di far salire sul carro il Terzo polo ed arginare finalmente la Lega, risultato un alleato scomodo da gestire nel governo della Provincia.
Piacenza diventa quindi laboratorio politico a ruoli alternati: il Pd che spera di calare dall’alto il prossimo sindaco bypassando le primarie ed il Pdl che cerca di organizzare una consultazione popolare per definire le caratteristiche del proprio candidato.