A più di un mese dall’irruzione durante la seduta del consiglio comunale, sono tornate a Palazzo d’Accursio armate di fischietto e megafono. Hanno chiesto un incontro col sindaco e minacciato uno sciopero. Non hanno intenzione di abbandonare la loro battaglia le mamme e le educatrici dei nidi del sindacato di base, che da mesi protestano contro il modello di riorganizzazione degli asili proposto dal Comune di Bologna.

Sotto accusa il “tentativo di privatizzazione dei nidi che rischia di smantellare il sistema dei servizi educativi bolognese, che da 40 anni rappresenta un esempio per tutta l’Italia”. Imputato principale è l’assessore alla scuola Marilena Pillati. “È stata messa lì per caso – ha commentato Massimo Betti, segretario dell’Usb – Fino adesso ha insegnato statistica, cosa ne sa di bambini e asili? Non si è mai visto un assessore che annuncia il modello di riorganizzazione dei nidi alla stampa, senza presentare in Comune uno straccio di documento. La vera intenzione di Pillati, l’ha detto chiaramente anche al convegno “Galassia nidi”, è affidare la gestione degli asili a una società a partecipazione mista, proprio come è accaduto a Reggio Emilia con la creazione di Reggio Children”.

Inoltre, secondo i rappresentanti dell’Unione sindacale di base, con l’innalzamento del rapporto tra educatrici e bambini ipotizzato dall’accordo siglato a fine giungo con Cgil, Cisl e Uil, si corre il rischio di riaprire gli asili senza poter garantire i servizi. “L’amministrazione – ha detto ancora Betti – vuole aumentare i bambini e al tempo stesso ridurre il personale. Una soluzione che inevitabilmente peggiora la qualità e che, di certo, non risolve il problema delle lunghe liste d’attesa. Avremo un aumento di 48 posti di fronte a una lista che conta centinaia di bambini”.

La tensione tra le lavoratrici è altissima. Si capisce dai discorsi fatti tra una sigaretta e l’altra, in attesa di un colloquio con il sindaco Virginio Merola. Il timore è che il tanto ammirato modello pubblico bolognese, motivo d’orgoglio per la città fin dal Dopoguerra, venga sacrificato a favore di una gestione mista. E senza alcun controllo sulla qualità dei servizi. “Io ho lavorato per diversi mesi in una cooperativa – ha raccontato una giovane maestra – e dovevamo gestire a testa quasi dieci bambini. Così non si può lavorare, diventiamo solo delle baby sitter, delle guardiane”.

Intanto, dopo la firma dei confederali, l’Usb ha organizzato un referendum interno a cui hanno già votato 400 lavoratori su 750. “Il 20 faremo lo spoglio, ma il risultato è scontato: ci sarà una bocciatura senza riserve dell’accordo. Oggi siamo qui per chiedere alla giunta la riapertura della trattazione, altrimenti siamo pronti a mandare la lettera alla Prefettura per organizzare uno sciopero a settembre”. Betti fa poi un parallelismo con il modello imposto da Marchionne: “Il metodo usato è lo stesso del’ad di Fiat”.

La giornata di protesta si è chiusa con la promessa da parte dell’assessore alla salute Luca Rizzo Nervo (l’unico componente della giunta che, insieme all’assessore Nadia Monti e alla vicesindaco Silvia Giannini, ha incontrato i manifestanti) di portare le richieste dell’Usb sul tavolo di Merola. Il clima però resta rovente, mentre l’ipotesi di una mobilitazione autunnale sembra sempre più concreta.

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