“In assenza di variazioni nell’assestamento di bilancio, a oggi non sono garantiti i fondi per la preparazione dei pasti per i detenuti della Dozza”. L’allarme è della senatrice del Pd, Rita Ghedini, che oggi ha visitato la casa circondariale di Bologna, insieme al sindaco della città, Virginio Merola, al presidente della commissione diritti umani del Senato, Pietro Marcenaro, al senatore Pdl, Elio Massimo Palmizio e alla deputata Pd, Donata Lenzi. Ghedini naturalmente confida che i fondi per i pasti arrivino, ma il fatto che si debba lanciare un allarme per il mangiare, dà l’idea della situazione: “Stante il bilancio di oggi, se non c’è un riassestamento alla fine di settembre finiscono le risorse”.
Le risorse, il budget in mano alla direttrice del carcere pare non superi i 60 mila euro, che devono bastare per circa 1.200 detenuti, rinchiusi dentro una struttura che ne potrebbe contenere 400. “Quello che ho visto oggi non è da paese civile”, racconta il sindaco Merola, alla prima visita da quando è stato eletto a Palazzo d’Accursio.
Nei giorni scorsi si era parlato di un intervento del Comune sia per il reinserimento dei detenuti sia per contribuire alla cosiddetta norma svuota-carceri. La legge, approvata lo scorso novembre, prevede che chi è alla fine di una pena (si tratta di pene lievi), possa scontare gli ultimi mesi fuori, ai domiciliari. Il problema è che molti dei detenuti, stranieri, non hanno una casa, un domicilio. Da qui l’idea che il Comune si faccia carico in qualche modo di trovare queste sistemazioni. Ma Merola non lascia spazio a troppe illusioni: “Dovremo abituarci tutti a una considerazione. La ricreazione è finita, non c’è una lira, stanno massacrando gli enti locali e tutti arriveranno. Ci hanno tolto i fondi per fare quasi tutto. Il famoso reinserimento comporta costi e risorse, e comunque – conclude il sindaco – vedremo come muoverci anche con l’assessore al Welfare, Amelia Frascaroli”.
Il sindaco ha parlato anche di una possibile ordinanza rivolta all’amministrazione carceraria. Come anni fa fece il primo cittadino Sergio Cofferati, Merola potrebbe chiedere di intervenire sulle questioni igieniche, come responsabile sanitario del carcere. “Ci sono da rifare le docce, ci sono problemi di infiltrazioni, di umidità”.
I parlamentari e Merola hanno anche parlato direttamente con i detenuti che hanno eletto dei portavoce per l’occasione: “Fa un certa impressione sentire parlare di legalità e di rispetto della giustizia da parte di persone condannate in via definitiva. Eppure è ciò che chiedono per loro stessi: giustizia e condizioni dignitose”, racconta il senatore Marcenaro. Virginio Merola ricorda che se la Dozza non è ancora esplosa il merito è di chi ci vive dentro: “Oggi la situazione è sotto controllo grazie alla collaborazione tra detenuti e agenti di custodia. Le proteste dei reclusi sono civili e adeguate”.
Poi il sindaco ha fatto un appello anche ai suoi concittadini: “L’opinione pubblica deve comprendere meglio la gravità della situazione, anche se Bologna è nella media di una brutta situazione nazionale”, ha detto il primo cittadino. “È in gioco anche la sicurezza delle nostre comunità. Le pene hanno senso se sono ordinate alla rieducazione, se non c’è rieducazione non c’è sicurezza”.
I politici in missione alla Dozza hanno anche ricordato la carenza di personale. Su 500 previsti, gli agenti di polizia penitenziaria sono appena 370. Inoltre, appena 10 giorni fa il sindacato penitenziario Sappe aveva denunciato che nel carcere bolognese si dormiva persino in terra perché non c’erano più letti. E a metà giugno anche la deputata radicale Rita Bernardini aveva portato un interrogazione in parlamento per denunciare le condizioni del carcere della Dozza.
Intanto scadranno il 29 luglio le domande per chi vorrà candidarsi a diventare il nuovo Garante per i detenuti, una figura che a Bologna è ormai vacante da 1 anno, causa commissariamento, ed è stata ricoperta ad interim dal difensore civico.
Sul fronte carceri dice la sua al fattoquotidiano.it anche Vito Totire il medico del lavoro del Circolo Chico Mendez di Bologna, che spesso si è occupato dei detenuti: “Il carcere di Bologna è abusivo, e, in quanto tale, lo chiudi”. Totire ricorda che se alle visite come quella di oggi non seguono provvedimenti, queste sono inutili. “È dal 1986 che si dice che la Dozza funziona male, ogni sei mesi”. Poi Totire il medico lancia una provocazione: “L’unica ordinanza del sindaco dovrebbe essere che se ci sono 400 posti, il detenuto numero 401 alla Dozza non entra”.