Nel giorno in cui i mercati chiudono in grave sofferenza, Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, ospite dell’assemblea generale degli industriali di Modena, non nasconde preoccupazioni e timori. “La situazione dell’Italia – ha affermato – è difficile. E nel momento in cui il governo chiede sacrifici a tutti, ai dipendenti pubblici, ai pensionati, e quant’altro, è inconcepibile che la politica per prima non li faccia”.
“Parlando con i politici – dice Marcegaglia – ho la percezione che non ci si renda conto della situazione in cui ci troviamo, che ognuno guardi al proprio interesse, pensando ai voti da guadagnare o che si possono perdere. La prima cosa da fare è dunque smetterla di litigare politicamente, smetterla con i personalismi, con gli attacchi continui nella maggioranza, nell’opposizione, tra la maggioranza e l’opposizione. Il primo dovere è non litigare, perché si deve governare per il Paese, non nell’interesse proprio o dei propri amici. Abbiamo perso credibilità anche a causa di ciò”.
Entrando nel merito della manovra finanziaria invece, la presidente Marcegaglia non nega che il quadro tracciato dal ministero dell’economia non sia dei migliori, ma l’emergenzialità contingente impone uno sforzo di celerità. “Dobbiamo approvare – dice – questa manovra, che non ci entusiasma, che ha dei difetti, ma dobbiamo farlo al più presto, per dire ai mercati finanziari che i conti pubblici possono mettersi in ordine. Ma è allo stesso tempo necessario che la stessa non venga scarnificata, favorendo i clientelismi”.
Parola d’ordine, dunque, è la crescita, attraverso l’attuazione di riforme che la Marcegaglia definisce coraggiose, dove la politica sia la prima a dare l’esempio. “Nel momento in cui si chiedono sacrifici a tutti – ha proseguito la Marcegaglia strappando il suo primo applauso tra il pubblico presente al Forum Monzani di Modena – è inconcepibile che la politica per prima non li faccia. Il taglio dei costi della politica non risolve, ma è un simbolo. Nella prima bozza della manovra vi erano contenuti dei tagli ai costi della politica, sancendo retribuzioni nella media europea, il taglio di finanziamenti ai partiti. Tutte cose successivamente sparite, per costituire una commissione che stabilirà i livelli europei delle retribuzioni, perché come sapere in Italia quando non si vuole fare qualcosa si costituiscono delle commissioni”.
Politiche coraggiose ha detto la Marcegaglia. Stesso concetto anticipato dal presidente locale Pietro Ferrari che (nel discorso introduttivo dell’assemblea) ha voluto citare le parole di Winston Churchill: il coraggio è la prima qualità umana perché è quella che garantisce altre.
“La manovra – rincara la dose Ferrari – dimostra che non si va incontro alle nostre esigenze. Chiediamo una riforma fiscale, un fisco più equo, orientato alla crescita e alla ripartizione dei consumi e in questo senso la manovra appare abbastanza deludente. Al momento non si vede nemmeno l’intenzione di fare delle riforme vere, perché sono impopolari e tolgono consenso. Ci vuole invece coraggio, politici competenti, per abbattere i privilegi, il corporativismo e la demagogia e ridurre le rendite di posizione”.
Nella rete della critica del numero uno di via dell’Astronomia, tuttavia, non è caduta solo la demagogia dei politici italiani, ma anche quella dei cittadini – così ha avuto l’ardire di definirli – che si sono battuti (vincendo) per il recente referendum sull’acqua pubblica.
“Dobbiamo superare – ha detto la Marcegaglia – la demagogia recente dei referendum. Dimentichiamo che la gestione degli acquedotti è già pubblica e che sono necessari degli investimenti, ma chi li farà? Dobbiamo al contrario applicare quella direttive europea che spinge verso la liberalizzazione dei servizi idrici, perché tutto sia fatto in libera concorrenza. Le liberalizzazioni costituiscono un tema che avrebbe un costo zero. Altro tema sono le infrastrutture, i cui investimenti in Italia sono tra i più bassi in Europa, se almeno riuscissimo ad attirare gli investimenti privati sarebbe diverso. Il caso Tav è quello più eclatante: 200 persone hanno bloccato un’opera di cui si discute da 20 anni, 200 agenti sono stati feriti, questo non è degno di un paese civile, quest’opera va fatta e anche questo avvio lento ci porterà ugualmente a perdere quote di finanziamenti europei che andranno a paesi che non vivono di veto, che hanno una capacità di gestire il consegno migliore della nostra”.
Infine un appello alla Fiom di Maurizio Landini, affinché “smetta di guardare ai problemi con ideologia, l’obiettivo è far andare bene le imprese affinché possano pagare di più di lavoratori, la Fiom faccia un passo avanti, uniamo le logiche, visto che la politica fa fatica a farlo”.