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Non dite a David Wallace di Roger Federer

Non dite a David che il suo Roger è ruzzolato a valle. Travolto dai macigni scagliati da Djokovic e
Nadal, un po’ come Buster Keaton in quella celebre gag. Non dite a David Foster Wallace, “la mente più brillante della sua generazione”, l’autore del libro-evento “Infinite Jest”, suicidatosi a 46
anni (placò i suoi demoni impiccandosi tre anni fa in California), che Roger Federer è ormai solo
in terza fila nel ranking mondiale dopo la bocciatura nei quarti a Wimbledon, il giardino di casa.

Per i devoti solo appannamento, per la critica più severa il principio della fine. Comunque sia, solo
a tratti il suo tennis riesce a ritrovare l’antica perfezione. Quella attorno alla quale investiga lo
scrittore americano, ex tennista a buoni livelli, nel saggio narrativo “Federer come esperienza
religiosa
”, strumento utilissimo anche per provare a interpretare la flessione del fuoriclasse
svizzero. Ma soprattutto per capire, come sostiene con passione l’autore, il suo profondo legame
con le forze dell’Universo. Per Foster Wallace Federer è come Muhammad Alì e Michael Jordan,
uno di quei rari atleti dispensati dalle leggi della fisica. E’ una sorta di mutante, di avatar.

E’ Mozart e i Metallica al tempo stesso, e l’armonia è squisita. Non c’è pallina che gli resista, che non si
lasci docilmente manipolare, in avvicinamento resta sospesa in aria una frazione in più di quanto
dovrebbe. Sono i cosiddetti “momenti Federer”, “quegli attimi in cui lo guardi in azione, ti cade la
mascella, strabuzzi gli occhi ed emetti suoni che fanno accorrere la tua consorte dalla stanza
accanto per controllare che tutto sia a posto
”. Per questo ed altro ancora, non dite a David che
quei “momenti” non sono più così frequenti, che le mogli non si precipitano in salotto, che Roger
fatica a spremere il massimo dai suoi colpi migliori.

Dal “diritto” per esempio. Lo scrittore se ne innamorò nel 2006, a Wimbledon, era lì per il New York Times, vide Federer battere Nadal e conquistare l’ottavo titolo dello Slam (dei sedici complessivi): “è una frustata ampia e fluida, il movimento è sciolto e ortodosso, sorta di scatto d’anguilla dell’intero corpo al momento dell’impatto”.

Non ditegli soprattutto che ora c’è proprio Nadal davanti a lui, perchè per il rivale storico ha sempre provato profonda avversione: “Per ragioni che non sono totalmente chiare, molti di noi trovano i codici della guerra più sicuri di quelli dell’amore. Se è così anche per voi lo spagnolo mesoformo e totalmente marziale, quello dai bicipiti scoperti e gli autoincitamenti in stile kabuki, è di sicuro il vostro uomo ideale”.

Insomma, non ditegli nulla di tutto questo. Lasciategli la certezza che nessuno potrà mai incastrare Roger Federer. Lui ed il suo segreto inaccessibile, “qualcosa che ha che fare col mistero e la metafisica”. Qualcosa che gli ipertrofici pettorali di Nadal non potranno mai custodire.