Santoro ci sta pensando, Freccero dice “ci sto lavorando un po’“. Una cosa appare certa, a meno di un crollo del sistema (dalle imprevedibili conseguenze) a seguito delle vicende economico-finanziarie, e della ondata di scandali e della stessa sentenza-Mondadori che stanno mettendo a nudo il degrado senza precedenti del sistema affaristico berlusconiano e insieme la sua fragilità: Santoro non tornerà in Rai, non andrà a La7 e non c’è ovviamente alcuna possibilità che sbarchi a Mediaset (a proposito della quale invece Freccero può dire: Berlusconi “però non ha mai pensato a me come un oppositore, ne sono certo, ma solo come uno che fa audience. Se non ci fosse il conflitto d’interessi sarei anche pronto a tornare a Mediaset, dove si fa una tv sperimentale“).
Si ricomincia, dunque, dalla fine dello storico rapporto di dipendenza di Santoro con la Rai (dell’imposizione giudiziaria del Santoro in prima serata alla Rai). Che farà il conduttore-Masaniello che certamente non vorrà scomparire dagli schermi?
Che ne farà della sua straordinaria forza mediatica e delle milionate di telespettatori che riesce ad aggregare attorno alle sue trasmissioni e ai suoi eventi, come, grazie ai canali digitali e satellitari, alle tv locali e al web, dimostrò anche con “Rai per una notte” e ha ribadito con “Tutti in piedi“?
Santoro si ritrova ad essere un unicum anche in questa situazione. Un ruolo da protagonista assoluto – comunque si valuti il suo stile professionale e il suo carattere – che si è cercato, che si è costruito, che ha difeso con le unghie e con i denti. E adesso, come si dice a Roma, je tocca.
Ci ha provato con La7, ci ha provato (e forse non ha perso tutte le speranze) per un ritorno in Rai da collaboratore e, chissà, ritiene che gli convenga aspettare ancora un po’ gli sviluppi delle fortissime fibrillazioni politiche ed economiche in atto…
Difatti, anche in considerazione dei mesi che ci separano dall’autunno e dalla tradizionale ripresa dei talkshow, Santoro tace. Dopo la fine della trattativa con La7 e la presa d’atto in consiglio di amministrazione della Rai della validità del contratto da lui sottoscritto con la direttrice generale Lorenza Lei, non abbiamo letto più una sola battuta del pur battagliero conduttore. Ha parlato Freccero, proponendosi come compagno d’avventura; ha parlato persino Maurizio Costanzo, col quale il nostro vagheggiò Telesogno e che ci pensa ancora con rimpianto. Ma l’astuto Santoro no.
Avrà i suoi motivi e le sue strategie, certamente. Avrà deciso, in questo passaggio, di muoversi con estrema cautela e riservatezza, nel difficile tentativo di sottrarsi all’editto globale fatto eseguire questa volta da Berlusconi…
Ma indubitabilmente e ineludibilmente, je tocca. Oggi lui e, per molti aspetti, solo lui può dare una forte accelerata al sistema televisivo e informativo italiano, alla crisi dei vecchi, devastanti oligopoli e all’apertura piena delle nuove opportunità offerte dalle tecnologie e dalla Rete.
Questo sarà l’anno zero, Santoro. Non lo sarebbe stato il tuo sbarco a La7, né ovviamente la tua permanenza (forzata o meno) in Rai. Il tuo, il nostro anno zero si chiama: canali digitali e satellitari, tv locali e web. In rete e, certo per la prima volta per te, senza rete.
Chi non risica, non rosica…