Le acque nere fiiscono in mare: la balneabilità in alcuni periodi è ai limiti del consentito, gli odori sulla battigia nauseabondi. La capitale del turismo rischia di dire addio ai miracoli fatti in mezzo secolo. Ma manca un miliardo di euro per poter iniziare i lavori. "E' venuto il momento di intervenire, il problema non è più rinviabile"
L’antefatto, che pare abbiano compreso anche i turisti russi presenti in massa sul litorale riminese in questi giorni, deriva da un problema di rete fognaria che dura da oltre cinquant’anni. A Rimini ci sono 32000 cosiddetti abusivi che scaricano i liquami delle loro toilette nelle tubature che dovrebbero raccogliere solo acqua piovana. Il risultato, soprattutto nei giorni che seguono grossi temporali, è di una quantità di acque sporche che finisce diretta nel mare tale da sconsigliare anche la passeggiatina sulla battigia.
Un disagio consistente dovuto alla mancanza di una vera e propria doppia rete fognaria da separare le due tipologie di rifiuti liquidi che oltre alla sporcizia in mare provoca anche un nauseante odoraccio in parecchie strade del litorale e di Marina centro.
E visto che la volontà di andare a stanare gli “abusivi” delle “acque nere”, per la maggior parte case ed hotel impiantati fin dai primi anni sessanta che non si sono mai dotati delle cosiddette “vasche di contenimento” (obbligatorie per le case nuove e le ristrutturazioni), pare essere sotto lo zero, in quelle parti della città dove non c’è la doppia rete fognaria la soluzione non può che essere di intervenire con un nuovo progetto finanziariamente imponente.
Questo perché la situazione è più grave di quanto si pensi. Tanto che dopo la sbornia della Notte Rosa, Gnassi&Co. stanno tentando di trovare una soluzione condivisa con albergatori, artigiani e commercianti, per fugare ogni sospetto di immobilismo.
“L’intervento per una nuova rete fognaria richiede dei mutui per accedere ai finanziamenti, con un’ammortizzazione del debito che verrà spalmato su 20-25 anni”, spiega l’assessore al bilancio di Rimini, Gianluca Brasini.
Per questo le proposte in ballo per partire con un capitale d’investimento di circa 900 milioni di euro, diventano addirittura tre: la tassa di soggiorno, consentita formalmente proprio grazie all’ultima finanziaria, ovvero un’imposta che si applica a ogni pernottamento nelle strutture ricettive e che può variare da 50 centesimi a 5 euro a seconda della categoria di hotel, pensione o campeggio; la tassa di scopo (una tantum o fissa) che un Comune può utilizzare per un suo preciso progetto; un ritocco all’addizionale Irpef che a Rimini è attorno al 3 per mille.
“La tassa di soggiorno presenta parecchi problemi, perché andrebbe concordata con gli altri comuni della costa”, ammette Brasini, “questo accrescerebbe i costi di tutte quelle strutture ricettive che già sono andate incontro alla crisi abbassando i propri prezzi. Semmai potremmo ragionare sulla differenziazione tra turismo estivo e il turismo business concentrati negli altri mesi dell’anno. Ma siamo sempre nel campo delle ipotesi”.
Federalberghi e associazioni Albergatori si sono già schierate contro l’ipotesi di tassazione sul turista, mentre la Confartigianato con Mario Gardenghi rincara la dose sul disagio: “Senza la balneabilità il turismo a Rimini finisce. Abbiamo costruito la Fiera, due palacongressi, ci siamo inventati mille turismi, ma una doppia rete fognaria il capoluogo della riviera non riesce a progettarla. Così rischiamo di trascurare l’unico vero problema dei problemi sulla costa romagnola: la qualità del mare”.
Il fastidio dei riminesi e dei turisti è lampante. Basta ritrovarsi sulla spiaggia affollata, anche se nei giorni precedenti non ha piovuto, per registrare continui fantomatici “divieti di balneazione” suggeriti dagli altoparlanti anche quando il mare è liscio come l’olio.
“I comuni della riviera potrebbero intervenire monetizzando le azioni di Hera”, aggiunge Gardenghi, “uscire dalla holding per tutelare non gli azionisti ma i cittadini”. Provocazione ad hoc visto che Hera, gestore dell’attuale rete fognaria riminese, pare non essere più tanto interessata alla questione: “Anni fa quando fu fatta l’operazione Hera, le ex municipalizzate entrarono con le spalle larghe (utili importanti, forza contrattuale) nella nuova Spa”, spiega l’assessore Brasini, “Rimini sconta forse oggi quella difficoltà iniziale con Hera, visto che le nostre sono le peggiori reti fognarie dell’Emilia-Romagna. Un vizio iniziale che ci ha lasciato sempre indietro, così abbiamo avuto sempre meno forza contrattuale”.
Tassa di soggiorno o di scopo, il rebus sul futuro dell’investimento comunale per la rete fognaria rimane. Intanto meglio incrociare le dita e non bersi un caffè in via Vespucci in compagnia del puzzo di qualche scarico non consentito.