Rimini sta dettando la linea a Forlì ma anche alla Regione. E, soprattutto, non fa sconti a nessuno: perché ciascuno, oggi come domani, si deve pagare i suoi debiti.

Questo, in buona sostanza, il senso della firma arrivata in viale Aldo Moro sul tanto sospirato protocollo d’intesa per far nascere la ‘holding dei cieli’ in Emilia Romagna, ribattezzata senza troppa fantasia “Società Aeroporti Romagna spa”. Dopo mesi di scontri, veleni, scippi di compagnie (emblematico il caso Wind Jet, traslocata in autunno in riviera), dietrofront, ultimatum e vertici riparatori convocati in extremis dal governatore Vasco Errani, l’impresa di far convivere riminesi e forlivesi sulla partita degli aeroporti segna il suo primo vero risultato ufficiale. In questo modo, la super-indebitata Forlì e il suo aeroporto respirano, l’ambiziosa Rimini non fa saltare il tavolo (come i più pessimisti temevano fino a un paio di settimane fa) e la Regione partecipando all’operazione con tre milioni di euro porta a casa, almeno formalmente, un primo traguardo dopo la stagione degli annunci.
La marcia forzata scandita da Errani e dall’assessore ai Trasporti Alfredo Peri prevede la costituzione della holding entro luglio, la valutazione delle rispettive quote societarie entro il 31 agosto, la presentazione del piano industriale unico entro il 30 settembre. Tuttavia, fino a quando non sarà completata la fusione vera e propria tra le due società partecipate da Sar (Seaf-Forlì e Aeradria-Rimini), “gli attuali soci faranno fronte alle eventuali perdite di esercizio delle stesse società”, si legge nel protocollo.

Perdite che nel 2010, se per Aeradria risultano di 2,5 milioni di euro circa, per Seaf- fra l’altro colpita da un’inchiesta della Procura della Repubblica di Forlì sulle precedenti amministrazioni, con il sostituto procuratore Filippo Santangelo che ipotizza la bancarotta fraudolenta e il ricorso abusivo al credito- sfiorano i 10 milioni (e nel 2011 non si annunciano inferiori ai cinque milioni).
Alla tavola rotonda in Regione erano presenti, oltre a Peri, i presidenti delle Province di Rimini e di Forlì-Cesena, Stefano Vitali e Massimo Bulbi, così come i sindaci di Rimini e Forlì, Andrea Gnassi e Roberto Balzani. I ben informati, va detto, riportano di compromessi e limature fino all’ultimo momento utile (già un paio di settimane fa Rimini aveva chiesto altro tempo, bloccando tra le polemiche l’iter istituzionale della delibera Sar in commissione consiliare a Forlì).
All’atto della costituzione della holding, la Regione conferirà in Sar le partecipazioni che detiene attualmente in Seaf e in Aeradria (nell’ordine, pari al 25% e al 9% circa). Sar a sua volta acquisirà ulteriori quote di Seaf e contestualmente parteciperà all’aumento di capitale sociale di Aeradria con 1,5 milioni di euro. Gli enti pubblici, al fine di poter conferire in Sar tutte le azioni possedute in Aeradria e Seaf, stanno già conducendo le operazioni di valutazione aziendale, “la cui ultimazione è prevista entro il 31 agosto”, precisa la Regione.
Inoltre, i soci si sono impegnati a deliberare quanto prima, nei rispettivi organi istituzionali, il conferimento nella Sar di tutte le azioni possedute in Aeradria e Seaf. Per quanto riguarda la governance, la Sar sarà inizialmente amministrata da un Consiglio di amministrazione composto da tre membri, di cui uno designato dalla Regione Emilia-Romagna, con la carica di presidente, uno nominato dalla Provincia e dal Comune di Rimini attraverso Rimini Holding spa e il terzo designato dal Comune di Forlì, attraverso la rispettiva holding “Livia Tellus Governance spa”, e dalla Provincia di Forlì-Cesena.

Nello stesso modo saranno nominati i membri del collegio sindacale. “I membri non percepiranno alcun compenso per la carica ricoperta, fino a quando gli enti soci non avranno conferito le loro partecipazioni in Sar e la Società Aeroporti di Romagna non avrà approvato un piano industriale”, sottolinea viale Aldo Moro nel protocollo. Resa operativa Sar, comunque, i rumors indicano in Massimo Masini, attuale presidente di Aeradria, il futuro numero uno, a ulteriore dimostrazione del peso di Rimini in tutta la vicenda.
Le carte, però, verranno scoperte solo con la presentazione del futuro piano industriale unico, dove verranno stabilite le singole competenze e le strategie commerciali in capo a ciascuno dei due scali: in questo senso, Rimini ha già rivendicato i risultati acquisiti sul fronte incoming, che quest’anno al “Fellini” potranno assicurare secondo le previsioni il traguardo del milione di passeggeri.

Tradotto, i voli ‘veri’ potrebbero essere operati solo a Miramare, con Forlì relegata alla sua scuola di volo (che pure vanta tuttora eccellenze europee). Ma questo, in realtà, è ancora da decidere.
Sar, comunque, elaborerà il piano industriale entro il prossimo 30 settembre con i consulenti di Aeradria e Seaf, un piano che tenga conto delle “necessarie azioni di razionalizzazione da individuare e realizzare sulle gestioni dei due aeroporti di Rimini e Forlì”, si prosegue nel protocollo precisando che dovranno essere indicate le esigenze del fabbisogno finanziario di Aeradria e Seaf prevedibili entro la fine del 2011.
Ad avere più di una voce in capitolo sarà il partner privato o i partner privati chiamati Gli enti pubblici prevedono anche l’ingresso nel capitale sociale della Sar di un partner industriale e la definitiva incorporazione in Sar di Aeradria e Seaf, una volta verificato e condiviso con Enac l’iter necessario da percorrere.

In particolare, con il bando pubblico a rilevanza europea da costruire dopo l’estate si prova a stuzzicare di nuovo il gruppo società Aeroporti Venezia (protagonista di una timida apertura su Forlì, mai concretizzata in una vera e propria offerta), il fondo F2i dell’ex ad di Autostrade Vito Gamberale ma pure la bolognese Sab, gestore dello scalo “Marconi” (a sua volta alle prese proprio in questi giorni con il nodo della riconferma della presidente Giuseppina Gualtieri).
Sta di fatto che con la holding se Forlì esulta (il sindaco Roberto Balzani ha ammesso che “così il ‘Ridolfi’ può sopravvivere, era una decisione che aspettavamo”) Rimini pianta tutti i paletti possibili. Le condizioni fondamentali messe nero su bianco nel protocollo sono quattro. Uno: “Prima del conferimento delle azioni delle attuali società di gestione in Sar i soci dovranno farsi carico delle perdite o sofferenze delle proprie società”. Due: “Il conferimento delle azioni in Sar avverrà sulla base di una valutazione del valore delle società a cura dei tecnici già incaricati da Seaf e Aeradria”. Terzo: “Prima della confluenza delle azioni in Sar devono essere messi a punto i meccanismi societari per i quali eventuali perdite di esercizio dei singoli scali saranno, anche in futuro, ripianate dai rispettivi soci delle attuali società di gestione”. Quarto: “Prima della confluenza delle azioni in Sar devono essere messi a punto i meccanismi societari per i quali eventuali utili di esercizio dei singoli scali saranno, anche in futuro, ripartiti a favore dei rispettivi soci delle attuali società di gestione”.
Dalla riviera, Gnassi e Vitali la mettono giù così: “E’ difficile in una operazione del genere prescindere dal know-how che Rimini può portare. Ciò che conta è la sostenibilità economica. Se l’operazione andrà in porto sarà più facile procedere verso accordi con partner forti e hub internazionali capaci di mettere in comunicazione la competitività turistica e fieristico-congressuale del nostro territorio con una parte importante del mondo”.

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