Sì, lo so che a sparare adesso contro le agenzie di rating si rischia di farsi complici di quelle classi di governo europee (sia di destra che di sinistra) colpevoli d’aver mandato in dissesto i bilanci dei loro stati, per mezzo di condotte un po’ insipienti e parecchio criminali. Ma come fare a mettere da parte la naturale perplessità verso l’autorevolezza che a questi ristretti circoli d’analisti viene conferita? Ho sempre immaginato tali agenzie come luoghi a metà strada fra il radicalismo tecnocratico e la persistenza di un’arte stregonesca. Chi le dirige e chi vi lavora sono figure che mescolano due profili in apparenza opposti: quello dell’analista matematico e quello dell’aruspice. E dopo aver riflettuto su questa ardita ibridazione mi chiedo sempre: possibile che intere economie, e dunque la vita quotidiana di persone in carne e ossa, dipendano da circoli così, popolati da personaggi così?
Non deve essere stato molto distante il ragionamento di quegli internauti portoghesi che ieri hanno preso d’assalto il sito web di Moody’s, l’agenzia che la settimana scorsa ha brutalmente abbassato il rating su un debito nazionale già estremamente malconcio. I ciberassaltatori lusitani intendevano mandare in tilt le comunicazioni in rete dell’agenzia. L’hanno fatto per patriottismo? Per rabbia pura? Forse entrambe le cose, e molto altro.
La notizia è riportata oggi dal quotidiano catalano La Vanguardia. E il risultato dell’assalto non è stato quello sperato, perché stando a un comunicato di Moody’s il solo effetto è stato quello di bloccare la visibilità del sito in Portogallo. Ma va bene anche così. Come non provare simpatia per chi ha voluto farsi kamikaze internautico contro questi integralisti della ragion monetaria?