”Adinolfi mi disse: ‘siccome non conosco Bisignani ho mandato Pippo Marra per avvisarlo che vi erano indagini a suo carico’”. Ecco un passo di quanto ha detto ai magistrati napoletani l’ex consigliere di Tremonti, Marco Milanese (nei confronti del quale pende alla Camera una richiesta d’arresto per un’altra inchiesta) nel corso del confronto con il capo di Stato Maggiore della Guardia di Finanza, generale Michele Adinolfi (indagato per rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento) nell’ambito dell’inchiesta P4.

Il confronto avviene il 21 giugno scorso e verte proprio su una cena in cui avvenne la presunta confidenza che l’alto ufficiale fece al presidente dell’Adnkronos affinché questi avvisasse il consulente. “Confermo – dice Milanese – quando ho detto ai pubblici ministeri sull’incontro che avvenne a casa di Pippo Marra”. Il parlamentare del Pdl colloca la cena subito dopo l’estate 2010, mentre per il generale sarebbe avvenuta a dicembre 2009. E a riprova di tale data, il generale ha poi riferito un particolare ai pm: la cena si svolse a casa Marra, ma la moglie di quest’ultima non c’era perché assisteva un figlio ricoverato in ospedale. E il ricovero risale proprio al dicembre 2009. Milanese parla anche della partecipazione del ministro Gelmini alla cena. Ma Milanese insiste: “In ogni caso il qui presente Adinolfi mi ha detto, e questo è un particolare che non potrò mai scordare, che lui Bisignani non lo conosceva e non aveva motivo di dirmi questo particolare se non con riferimento alle indagini del 2010 condotte dalla procura di Napoli. Ricordo di essere anche stato a casa del qui presente Adinolfi a settembre quando era presente anche la Gelmini”.

Il capo di Stato Maggiore della Gdf, nel corso del confronto, conferma la circostanza: era la cena, dice, in occasione dell’incontro Milan-Lazio. Ma poi rimprovera a Milanese di essersi improvvisamente allontanato da lui, tanto da non fargli più neppure gli auguri per l’onomastico. Il consigliere di Tremonti replica così: “Adinolfi si sbaglia, perché io non è che ce l’ho con lui o con la Gdf. Semplicemente, dopo le mie vicissitudini, ho smesso di frequentare praticamente tutti, sono andato via anche dal ministero. Lavoro alla Camera e basta. Ricordo anche che qualche giorno prima di questa cena del settembre 2010 a casa dell’Adinolfi, uscì un articolo a firma ‘Geronimo’ nel quale si affermava che il sottoscritto era un uomo di potere che aveva piazzato due sue pedine, il dottor Grassi ed il dottor Lasco, uno alle Poste ed uno a Terna. Ricordo che sia Grassi che Lasco erano presenti a casa dell’Adinolfi e dissi loro, anche, di sedersi vicino a me, visto che ero il loro protettore”.

Tremonti disse a Berlusconi che qualcuno lo “seguiva” e che c’era chi stava cercando delle “cose” nei suoi confronti per metterlo in difficoltà e contrastare così la sua “ascesa politica”. Nell’interrogatorio dello scorso 13 giugno, Milanese spiega ai pm Francesco Curcio e Henry John Woodcock quella che i magistrati chiamano la ‘trama’ ai danni del ministro dell’Economia e di cui lo stesso titolare di via XX settembre parla nell’interrogatorio di 4 giorni dopo.

“Ho visto il ministro Tremonti qualche giorno fa – dice Milanese – e mi ha detto che ha avuto uno sfogo con il presidente del Consiglio Berlusconi perché aveva saputo che lui – il ministro – era seguito. O comunque negli ambienti politici si dice che stanno attuando il ‘metodo Boffo’ anche nei suoi confronti, anche utilizzando intercettazioni fatte nei miei confronti per le mie vicissitudini giudiziarie”. Questo, sostiene Milanese, con un obiettivo preciso: utilizzare “i miei problemi giudiziari per contrastare l’ascesa politica del ministro Tremonti”. “Lui – prosegue – mi ha ribadito che ha riferito a Berlusconi che stanno cercando ‘cose’ per metterlo in difficoltà da un punto di vista politico”.

Ma chi è che si sta muovendo? “Ho capito – afferma Milanese – che faceva riferimento anche alla Guardia di Finanza ed al generale Adinolfi come partecipanti a questo piano ordito nei suoi confronti”. Il premier, secondo il racconto del deputato del Pdl, “ha negato che ciò potesse essere vero e che nessuno stava ordendo nei suoi confronti”, ma “il ministro è convinto che tutto questo sia vero e che tra la questione ci sia anche la nomina del futuro comandante generale della Gdf, dove è il ministro che propone il nominativo del comandante”.

Nel corso dell’interrogatorio i pm chiedono anche a Milanese se vi siano rapporti tra Adinolfi, Letta e la presidenza del Consiglio. “Sono molto stretti – risponde – c’è un filo diretto con il dottor Letta. Ricordo l’anno scorso che alla festa del compleanno di Adinolfi, quest’ultimo verso mezzanotte lo chiamò direttamente al telefono. C’era anche il ministro Gelmini con il marito, c’era Galliani (Milan), Lasco (responsabile sicurezza Terna), Stefano Grassi (Poste), l’avvocato Fischetti, il professor Cognetti, Lello Pagnozzi, ad di Coni Servizi, il Colaninno padre ed altra gente. Lui mi disse che aveva invitato anche altri ministri. Credo che sia corretto tra i livelli di istituzioni che la presidenza del Consiglio parli con il comandante generale, ma per questioni operative ci sta che interloquisca con gli altri livelli della Gdf, compreso il capo di Stato Maggiore”.

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