La tragicommedia che ha portato quartiere Santo Stefano di Bologna sull’orlo di elezioni anticipate dopo appena un mese dalle ultime votazioni, è finita. È stato un intervento dei vertici romani del partito a porre fine a una questione interna critica di un partito bolognese lacerato. I due consiglieri circoscrizionali dissidenti, Mario De Dominicis e Marco Alcione, che da un mese facevano mancare il loro voto, si riallineano e Ilaria Giorgetti, ex consigliera comunale e cognata del ministro Maurizio Sacconi, sarà eletta presidente dell’unico quartiere conquistato dal centrodestra in città.

Ad annunciare la fumata bianca per la presidenza è stato Lorenzo Tomassini, consigliere comunale del Pdl, cui i due consiglieri fanno riferimento. Tomassini è in rotta coi vertici locali del suo partito per una questione di poltrone, o come lui ama chiamarle, “di regole interne al partito”.

La decisione degli ormai ex dissidenti è arrivata dopo due viaggi a Roma (per due volte è stato convocato), dove, ha detto Tomassini, “c’è stata capacità di ascolto per capire il disagio che il partito vive a livello territoriale”. I nomi degli interlocutori romani Tomassini non li fa, ma assicura che fino a ieri sera si trovava nella capitale per trattare. L’unica cosa che Tomassini smentisce sono le voci di incontri con il coordinatore nazionale, Denis Verdini. Sull’incontro devono aver pesato sia le minacce di espulsione dal partito, più volte arrivate all’indirizzo di Tomassini & Co, sia la volontà di risolvere una questione così piccola (come un quartiere), ma imbarazzante (è coinvolta la cognata di un ministro e diversi parlamentari).

Tutto era iniziato con la prima seduta del 17 giugno scorso. Pochi giorni prima nel consiglio comunale bolognese, la consigliera ciellina del Pdl, Valeria Castaldini, era stata eletta nell’unica commissione in consiglio comunale riservata al Pdl. Per Tomassini uno schiaffo. Lui, arrivato secondo in termini di preferenze nel Pdl, pensava di aver diritto a quel posto. Da qui la vendetta: se il numero di preferenze non vale per me, non vale neppure al Santo Stefano, è stato il ragionamento. E la Giorgetti non è stata eletta.

Dopo la prima seduta a vuoto, Tomassini aveva ricevuto pressioni fortissime. La più eclatante quella del ministro Sacconi, che ai dissidenti aveva mandato a dire di votare sua cognata, Giorgetti, pena il “ricorso allo statuto”. Il tentativo di Sacconi va a vuoto e anche la seconda elezione salta. Da qui la cronaca degli ultimi giorni: lo spauracchio delle elezioni anticipate e i due viaggi a Roma terminati ieri sera. “A Roma abbiamo detto che pretendiamo il rispetto delle regole uguali per tutti – ha detto Tomassini riferendosi al suo caso personale – e su questo abbiamo ricevuto garanzie”.

Quali siano queste “garanzie” in cambio dell’appoggio alla Giorgetti non è ben chiaro. Tomassini e i due consiglieri hanno detto che non accetteranno alcun posto o carica, proprio per non macchiare la loro campagna all’interno del partito. Una richiesta però l’hanno fatta, e pare sia stata bene accolta dagli innominati interlocutori romani: le primarie di partito. “L’obiettivo è scegliere tutti i candidati, da quello alle provinciali a quello in parlamento”, spiega Tomassini, secondo cui la linea del nuovo segretario Angelino Alfano, andrebbe proprio in quella direzione. Per questo ha annunciato che inizierà a settembre una raccolta firme in città e in provincia per promuovere le primarie il prima possibile.

Insomma, se la questione Santo Stefano sembra risolta, l’attacco di Tomassini ai vertici del Pdl bolognese prosegue. Anzi, adesso il consigliere comunale, candidato vice-sindaco alle ultime comunali, si fa forte del sostegno di Roma, da cui comunque ha ottenuto attenzione. Gli avversari principali, oggi mai nominati, sono i parlamentari Fabio Garagnani, coordinatore cittadino e Filippo Berselli, coordinatore regionale. Tomassini è un fiume in piena contro i suoi superiori: “Vogliamo invitare chi occupa certi posti a ripensare a se stesso e a trarre le dovute conclusioni”.

Poi Tomassini è ancora più esplicito: “Dopo la sconfitta e il calo del Pdl alle ultime comunali nessuno dei leader locali si è assunto una sola responsabilità. Se in un’azienda le cose vanno male, l’amministratore delegato e il Consiglio d’amministrazione vanno a casa”.

Intanto l’altro consigliere Pdl dissidente Beppe Mioni, ha già annunciato che continuerà a votare contro Ilaria Giorgetti, un candidatura secondo lui poco matura politicamente e imposta dall’alto. “Questa notizia del riallineamento degli altri due consiglieri è l’attestazione dell’inghippo che domina su tutto”, dice Mioni riferendosi alle trattative romane che hanno portato allo sblocco della situazione.

Mioni, presidente uscente, due anni fa in una situazione simile riuscì a dirottare i voti della maggioranza sul suo nome, facendosi eleggere. Stavolta contro i vertici romani nulla ha potuto. “Comunque – spiega a ilfattoquotidiano.it il vecchio ex presidente – sono contento che almeno non si andrà a elezioni anticipate”.

La terza seduta dovrebbe tenersi venerdì e stavolta per Ilaria Giorgetti, non dovrebbero esserci problemi.

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