Raccontiamola così: sabato pomeriggio a Latina il gruppo si ritrova assieme a molti altri per la quarta edizione di “Ultras e oltre”. Roba da stadio. Una partita di calcetto che diventa rissa. Dalle mani si passa ai coltelli. Qualcuno va all’ospedale. Altri si dileguano. A fuggire, dopo l’aggressione, è un nutrito drappello di ultras milanisti partiti in mattinata a bordo di due pullman imbottiti di armi. Gli investigatori non hanno dubbi: sono quelli dei Guerrieri Ultras che a partire dal 2006 hanno lanciato un’opa criminale alla curva, conquistandola e colonizzandola con la scritta Curva sud. Chi finisce al Pronto soccorso sono, invece, alcuni tifosi della Lucchese. Gente di destra, come i colleghi lombardi. Il regolamento di conti sta tutto qua dentro. Minacce e intimidazioni chiudono l’episodio sul quale ora indaga la Digos.
Proseguiamo: alcuni ultras rossoneri, che hanno partecipato all’evento di Latina, e che non risultano indagati per la rissa, ieri si presentano a Milanello per festeggiare l’avvio della stagione calcistica impreziosita dallo scudetto appena vinto. Stanno in prima fila. Chi davanti, chi dietro ad Adriano Galliani. Urlano, applaudono, intonano inni. A fine kermesse, poi, l’ad rossonero snocciolerà frasi da battaglia: il Milan non si ferma, la sentenza Mondadori non si tocca. In sintesi: la campagna acquisti prosegue. Galliani ci crede o fa buon viso a cattivo gioco? Le male lingue tratteggiano un quadro di ombre con Barbara Berlusconi, neo presidente che rema perché si venda.
Al di là delle ipotesi di mercato, una cosa è certa: gli accompagnatori di Galliani in buona parte sono tutti con precedenti da stadio, altri con accuse più gravi come rissa e lesioni gravissime, altri ancora risultano accusati di associazione a delinquere. In parte sono gli stessi che con le loro minacce di estorsione hanno fatto finire l’ad rossonero sotto scorta (di Stato). Scorta della polizia che nel dicembre 2008 accompagnerà Galliani a una festa organizzata dai suoi stessi presunti estorsori.
La vicenda giudiziaria risale al maggio 2007, quando la Digos di Milano dà esecuzione a dieci ordinanze di custodia cautelare. In carcere finiscono proprio i capi dei Guerrieri Ultras e con loro anche Giancarlo Capelli, alias il Barone, figura storica del tifo milanista che però verrà prosciolto durante le prime udienze del processo. L’accusa è pesante: associazione a delinquere finalizzata all’estorsione. Sul piatto ci sono i biglietti per le partite (e in particolare quelli per la finale di Champions ad Atene, programmata pochi giorni dopo gli arresti). Un affare goloso. Come ricatto, se la società minaccia di chiudere i rubinetti, è il lancio di fumogeni in campo per far squalificare il campo e multare la società.
La prossima settimana è attesa la sentenza di primo grado in un processo in parte svuotato da diversi proscioglimenti in corso. Anche se alla sbarra resta Giancarlo Lombardi detto Sandokan, boss da curva vicino a Loris Grancini, figura di spicco della criminalità milanese per i suoi rapporti con le cosche calabresi e siciliane.
Insomma, Galliani non perde il vizio. E così pur conoscendo i precedenti di questi signori, non disdegna la loro compagnia. Anche quando si accomoda ai tavoli del ristorante Giannino di via Vittor Pisani, locale storico e crocevia di vip e calciatori.
E così il rewind dei filmati mandati in onda ieri appare impietoso. Pochi fotogrammi e accanto a Galliani compare Mario Diana, anche lui imputato, e considerato il braccio destro di Lombardi nelle azioni dell’associazione a delinquere. Diana, naturalmente, col calcio c’entra poco. In curva, prima della comparsa della sigla Guerrieri ultras, nessuno lo conosce. Lo stesso dicasi per Lombardi. Sempre Diana è sospettato di aver guidato un’azione punitiva nei confronti di un capo storico dell’Inter titolare di un negozio di sciarpe e magliette. L’accoltellamento avviene il giorno dopo il derby che nel febbraio 2009 mette in archivio una violenta aggressione da parte di alcuni ultras milanisti al gruppo nerazzurro Banda Bagaj. L’episodio si conclude con un tifoso nerazzurro menomato di un occhio. Luca Lucci viene condannato a quattro anni in primo grado per l’aggressione. Luca Lucci, capo storico dei Guerrieri ultras, vicino a Lombardi, è presente alla festa di Milanello. Naturalmente accanto all’ad rossonero c’è anche il Barone, al secolo Giancarlo Capelli. Anche lui nel maggio 2007 finisce in carcere. Accusato di associazione a delinquere, l’uomo che può permettersi di salire sull’aereo della squadra, condividendo confidenze con Galliani e il Cavaliere, viene definito dal gip “consigliere di Lombardi per le azioni illegali” oltre che trait d’union con la società di via Turati. Accusa che nel 2009 cadrà completamente.
A Milanello, poi, a far gruppo attorno a Galliani ci sono anche iscritti alla neonata associazione culturale Curva sud. Gente confluita dal centro sociale di estrema destra Cuore nero. E oltre a loro, altri volti storici del tifo violento coinvolti nell’omicidio del tifoso genoano Vincenzo Spagnolo ucciso con una coltellata al cuore. Era il gennaio 1995. La notizia arrivò durante l’intervallo. Il secondo tempo di Genoa-Milan non si disputò.