Parla il Trota e cala il silenzio. Imbarazzato. A un convegno romano sulla tv, hanno pensato bene di chiedere a Renzo Bossi la sua opinione su Internet, nuovi media e televisione del futuro: lui interviene mandando un videomessaggio, la platea si gela – raccontano i presenti – il video finisce online, e gli utenti della Rete si scatenano.
“Vai Trota, il mondo ittico con te e l’unica rete che ci piace è quella in cui un giorno rimarrai impigliato”; “Ma chi gli ha scritto un discorso che non è neanche in grado di leggere?”; “Ma quale sarebbe la generazione a cui appartiene?”. Questo il tenore dei commenti postati su Youtube sotto il Trota-messaggio: non convince il consigliere regionale in Lombardia, anche se ufficialmente lui è “responsabile Lega Nord media” nel partito di papà Umberto.
L’occasione per la performance è il convegno “Vecchia TV vs Nuova TV” che si è tenuto nei giorni scorsi a Roma. Un’incontro per riflettere su nuovi formati e nuovo pubblico della televisione nell’epoca di Internet. Al tavolo i responsabili delle aziende di tlc come Telecom, broadcaster come Rai, Mediaset e Sky, giornalisti ed esponenti del mondo politico (da Paolo Gentiloni del Pd a Roberto Rao del’Udc).
Quello che forse gli internauti non sanno sono le facce basite dei relatori quando sul maxischermo della Casa del cinema di Villa Borghese di Roma è partita la clip in cui il Trota cerca di spiegare l’approccio padano alla tv digitale e al web 2.0. Dopo gli interventi di Giancarlo Leone, Vicedirettore Generale della Rai e Gina Nieri, consigliere di amministrazione di Mediaset, appare il faccione di Renzo. Cinque minuti di intervento che lasciano interdetti tanto i relatori quanto la gente in platea. Alla fine il videointervento è riuscito a strappare anche qualche applauso di circostanza, ma la sensazione dominante, come confermano alcune persone presenti, era di imbarazzo totale.
Mentre i vari ospiti discernevano di cacth-up television, di copyright su Internet e dei problemi che “l’auto-comunicazione di massa pone alla politica”, come sostiene Manuel Castells, il Trota che fa? Approccia un ragionamento in cui cerca di tenere assieme i social network e il digitale terrestre in una nuova prospettiva di comunicazione iper-localista. Tratteggia una Rete verde (padana, non ecologista), un web stretto nella valle del Po.
Sarebbe anche un’opinione legittima se non fosse parso fin troppo evidente che Bossi Jr. non capiva esattamente i contenuti del testo del suo intervento. Per tre volte si incespica prima di riuscire a pronunciare l’astruso sostantivo “pluralismo” e non lesina pause per rituffarsi negli appunti e riprendere il filo di un ragionamento che sembra proprio non riuscire a governare.
Cita anche Outside.in, il super-aggregatore di notizie messo a punto dalla Cnn che collega più di 84mila cittadine grazie al lavoro di blogger e cronisti locali. Niente male, peccato però che secondo lui, il servizio abbia messo in rete 250 realtà e serva soprattutto per vedere la programmazione di cinema e teatri.
Poi la chicca: “Bisogna valorizzare la comunicazione locale – sostiene – Con il passaggio al digitale terrestre, le televisioni regionali si trovano a dover fare dei grossi investimenti. Dobbiamo aiutarle. Ma sono convinto che con un forte impegno si possa portare a casa”. Il Trota farebbe meglio a spiegare il concetto a suo padre che siede in consiglio dei ministri in modo da consentire al Senatur di farsi portavoce degli interessi dell’emittenza locale. Una cosa difficile, dato che le piccole tv di tutta Italia sono in rivolta contro il piano del governo di esproprio delle frequenze tutto a vantaggio degli incumbent (Rai e Mediaset).
Se fosse stato un esame sul web 2.0, Renzo sarebbe stato bocciato. E invece era il Corecom, un organismo di nomina politica dove hanno pensato bene di garantire una bella platea al figlio del Capo. O forse il Trota l’ha fatto apposta: voleva essere bocciato anche in web 2.0. Tanto per non perdere l’abitudine.
di Lorenzo Galeazzi e Federico Mello